Tra scuola e mortadella è guerra

Nubi preoccupanti si addensano sull’Emilia Romagna. Nubi che nulla hanno a che fare con la meteorologia che pure bisogna tenere presente in questo periodo prima di recarsi sui litorali romagnoli. Il fatto è che aumenta in maniera preoccupante il contrasto tra le diverse istituzioni romagnole e non solo, ma anche tra istituzioni e produttori. Ha fatto rumore il recente comunicato stampa del comune di Bologna contro le indicazioni della Regione Emilia Romagna impegnata ad affrontare le reazioni dei produttori di mortadella che a loro volta devono impegnarsi non poco a mantenere i consumi del nobile salume nelle mense scolastiche. E’ scoppiata la guerra della mortadella. E’ pur vero che in fin dei conti stiamo parlando di educazione alimentare nelle scuole e su questo c’è poco da scherzare. Ma vediamo in breve cosa è successo di così rilevante nel sistema scolastico emiliano-romagnolo. La Regione Emilia Romagna, sulla scia del Ministero della Pubblica Istruzione, ha da poco emanato «Le linee guida per l’offerta di alimenti e bevande salutari nelle scuole» e tra i prodotti da non mettere a disposizione dei ragazzi c’è anche lei, la regina dei salumi: la mortadella. Il perché è presto detto. Dalla Regione dicono che la mortadella, alla pari di altri salumi, è un prodotto ad alto contenuto calorico e come tale da non proporre come snack alimentare. Per farla breve nelle macchinette di distribuzione alimentari nelle scuole deve essere bandita la mortadella. Alla base di tale suggerimento c’è ovviamente la tutela della salute dei ragazzi. Apriti cielo. Se per il Comune di Bologna «rinnegare il salume più tipico della tradizione bolognese è ingiusto», per i produttori «è impensabile bandire la mortadella dalle mense scolastiche, proprio perché è con questa che numerose generazioni di bolognesi sono cresciuti in ottima salute». E come dar loro torto. Anzi personalmente mi permetto di aggiungere che catturati dal panino con la mortadella sono state intere generazioni anche non bolognesi. Il sottoscritto, ad esempio, da buon studente pugliese si alimentava con panino e mortadella visto che il prosciutto, crudo o cotto che fosse, era un salume più caro e perciò riservato alle classi sociali più agiate. «Il culatello è di destra, la mortadella è di sinistra» ci ricorda Giorgio Gaber nell’indimenticabile canzone «Destra-Sinistra». In casa mia, da ragazzo, il crudo lo si mangiava solo nelle grandi occasioni (Natale, Pasqua e nei giorni della festa patronale), la mortadella, invece, tutti i giorni. La mortadella, quindi, salume di eccellenza? Di sicuro si può tranquillamente affermare che gran parte della gente comprava e compra ancora oggi la mortadella. Per le istituzioni le scuole sono chiamate a compiti educativi anche in ambito alimentare. Ed hanno ragione. L’educazione alimentare deve entrare nelle scuole perché un’alimentazione sbagliata può causare seri danni alla salute. Giusto! Ma appunto perché rientra tra i temi educativi, è sempre meglio impostare un percorso che non può prescindere da un obiettivo finale educativo mediante l’approfondimento di regolari processi di apprendimento. La scuola è fatta da insegnanti chiamati a precisi compiti formativi ed educativi. E’ come dire che l’educazione non è fatta di divieti, ma di capacità emotive, di professionalità in grado di facilitare corretti processi di apprendimento. E’, insomma, un’arte fatta di relazioni, di cultura, di rapporti virtuosi tra enti e istituzioni. Una sorta di «non expedit», invece, è stato emanato dalla Regione Emilia Romagna, sia pure sotto forma di invito rivolto alle scuole, a non far consumare agli alunni la mortadella. Le mense scolastiche romagnole dovrebbero, quanto prima, adeguarsi a queste linee guida, col rischio di gettare nel panico i produttori e nella confusione i consumatori. Eppure il panino con la mortadella è ancora oggi una merenda gradita e ricercata. Ma allora che fare? Invitare gli studenti ad astenersi dal consumo della mortadella o impostare un percorso educativo che porti a conoscere il valore nutrizionale del preoccupante salume per impostare una corretta alimentazione? E’ questione educativa o divieto impositivo? Intanto mi piace ricordare che quello dell’educazione alimentare, come le varie educazioni a cui sono chiamate le scuole, è un problema vecchio come il mondo. Storico e famoso è il divieto di Pitagora, acerrimo nemico delle fave. Ai suoi discepoli, infatti, fu tassativamente vietato di mangiare, tra l’altro, fave, un legume ritenuto indegno e quindi proibito a mensa. Anche di Eraclito abbiamo notizie di educazione alimentare tra i suoi discepoli. Di lui si sa, ad esempio, che era vegetariano (come tanti filosofi di quell’epoca) e pertanto non mangiava e non faceva mangiare carne ai suoi discepoli. Lui stesso a furia di mangiare verdura si ammalò di idropisia che cercò di curare coprendosi di letame per sviluppare calore e far evaporare l’acqua racchiusa nel suo corpo. Non l’avesse mai fatto. Non per altro, ma per la fine che fece. Senza parlare di Empedocle, un filosofo sui generis, eccentrico e provocatore. Anche lui vietò tassativamente ai suoi discepoli di toccare le fave (perché questo legume fosse così odiato dai filosofi dell’antica Grecia, non è dato sapere). Eppure mi sarebbe piaciuto osservare la reazione di questi filosofi davanti a un panino fresco di forno con in mezzo una fetta di profumata mortadella appena tagliata. Che delizia! Come si vede di educazione alimentare, anche se con divieti e precetti, oggi direttive e linee guida, la scuola si è da sempre occupata. E fa bene ad occuparsene. Specialmente oggi che la cultura della cura del proprio corpo porta molti studenti e studentesse a spingersi oltre certi limiti pur di raggiungere un livello di immagine tanto caro a un mondo fondato sulle apparenze e sulle esteriorità. Oggi con sempre più insistenza si promuovono prodotti ideali per raggiungere il peso forma, ma anche attività fisiche per modellare il proprio corpo con muscoli pronunciati o con interventi di lifting. E’ su questo fronte che bisogna intervenire. Lasciamo ordunque alla mortadella il ruolo che le tocca e le compete: deliziare il palato.

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