Test salivari per aprire le aule in sicurezza

Il progetto è del gruppo di ricerca dell’università di medicina di Milano

Test salivari per poter entrare in classe in sicurezza. L’idea è del professor Gian Vincenzo Zuccotti, preside della facoltà di medicina e chirurgia di Milano e delle sue colleghe, le professoresse Valentina Massa ed Elisa Borghi, autori dello studio pubblicato da «Farmacology researche».

L’idea è partita nell’agosto dell’anno scorso, quando è uscita la comunicazione di un ateneo statunitense che aveva messo a punto una metodica per i tamponi salivari molecari.

«Il gruppo delle ricercatrici - spiega il preside di facoltà -, le professoresse Massa e Borghi, si sono incuriosite, hanno cercato di capire come questo test potesse essere calato nella nostra realtà, come prelevare la saliva, rendere compatibili le attrezzature che abbiamo negli ospedali per processare anche questi campioni: non potevamo replicare i costi. Quindi abbiamo lavorato su questo».

Il gruppo di studio ha individuato come idonei i botolini di cotone che utilizzano i dentisti. «Abbiamo sperimentato - spiega il professore - che il tampone molecolare salivare era sovrapponibile al tampone molecolare nasofaringeo».

«Abbiamo cercato poi di migliorare questi tamponcini - commenta il professor Zuccotti - per trovare un tampone sicuro, che potesse andare in bocca al bambino, al disabile, all’anziano, per poter raccogliere in maniera sicura la saliva e poter processare il tampone in modo veloce. Dopo aver messo a punto il test, abbiamo interloquito con la Regione e cercato anche di sensibilizzare il ministero e il governo per farne riconoscere la validità. Inizialmente non abbiamo avuto risposte, poi a gennaio, abbiamo mandato una nota al ministero con i lavori scientifici. Purtroppo, solo qualche giorno fa, è arrivato l’ok della validità di questi test. Sono stati approvati, infatti, dai paesi del G7 e quindi, per la proprietà transitiva, sono stati considerati validi anche qui. Fa molto piacere perché si riconosce il lavoro fatto dalla Statale e dai suoi ricercatori».

Regione Lombardia si è mostrata entusiasta e decisa a realizzare il progetto. «Fa piacere che la regione Lombardia sia la prima a partire con questo progetto - dice il professore -. Spero quanto prima che possa diventare nazionale».

«Avere l’ok oggi - continua il professore -, vuol dire iniziare a maggio, in via sperimentale, per arrivare preparati a settembre. Dobbiamo, nel frattempo, dire a chi produce tamponi che questa è la via e bisogna accreditare le apparecchiature per l’ospedale perché siano idonee anche a questi tamponi. Il tutto per aprire le scuole in sicurezza, a settembre».

«I test più affidabili sono quelli molecolari. L’obiettivo è cercare il virus in soggetti asintomatici. Se il soggetto è sintomatico, il test rapido è in grado di essere efficace, altrimenti il test tende a fallire. Per quello questi test salivari sono molecolari».

«Ne abbiamo bisogno - dice il professor Zuccotti - non sono invasivi, le famiglie lo accettano, i bambini altrettanto, ci danno sicurezza, riducono i costi, perché possono essere fatti a scuola o a casa. Il modello è stato sperimentato nella scuola di Bollate, è stato molto semplice. Sono strumenti che possono essere utilizzati per monitorare e cercare di aprire».

«Se ci organizziamo oggi e arriviamo preparati possiamo farne tanti; a settembre, gran parte della popolazione sarà già vaccinata, la circolazione sarà contenuta e ci potremo dedicare all’applicazione di questi screening».

Una volta messo in bocca per qualche minuto, il tamponcino si rimette nella provetta e potrebbe persino essere mantenuto per qualche giorno a temperatura ambiente, se non fosse fatto per essere analizzato subito, senza problemi di conservazione.

«A maggio - dice il professore - speriamo ci possano essere delle direttive da parte della Regione per renderlo attuativo. Non saremo certo subito a pieno regime, ma se lavoriamo bene, potremo essere pronti a settembre, dove ci sarà la vera sfida».

Già durante la maturità si potrebbero utilizzare, per consentire di essere in classe in presenza, a fare l’esame. «Si possono fare ogni 3 giorni per esempio - spiega il professore - così gli studenti possono stare in classe, mantenendo sempre la mascherina, ma con meno ansia per i distanziamenti. Sarà la prima dimostrazione che le cose si possono fare. In 24 ore si può avere l’esito sul fascicolo elettronico»:

«Oggi sono stato al Buzzi, ho visto una colonna di auto per l’accesso al drive through. Queste code si potrebbero evitare così come l’impiego del personale visto che il test si può fare da soli in casa. I costi, sia diretti che indiretti, si possono abbattere».

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