Capita a non pochi (faccio parte del gruppo) di compiere vent’anni per la quarta volta. Non è elegante dirlo troppo in giro, anzi, ad essere sinceri, si è presi, a questo punto del viaggio, da impulsi in contrasto. Si intensifica la volontà di comunicare con il prossimo, ma, al contempo, voci segrete sembrano sussurrare che, più si sta zitti, meglio è. Nell’incertezza cedo alla tentazione di commentare un po’, a voce bassa, il brusio che si compie nei pensieri e negli affetti in chi tocca il vertice di questa età. Parlo a nome della categoria, e con il preciso intento di non cadere nella trappola dell’autoreferenzialità. Mi fermo, anzi, su un dato preciso, che mi sembra caratteristico di questa tappa del nostro terrestre viaggio: convincersi che ci si trova al punto in cui le cose da evitare spiccano, quanto al numero, su quelle ove si è tentati di resistere, sperando di lasciare ancora qualche segno di sé. L’elenco degli scogli da cui guardarsi è, infatti, molto lungo, e vorrei solo fare dei cenni, qua e là.Segnalo anzitutto l’opportunità, per i quattro volte ventenni, di non abbandonarsi mai a critiche, soprattutto nei confronti di ciò che avviene dove si è stati con incarichi lasciati per i raggiunti limiti di età. Ormai c’è chi ha in mano la situazione, ed è già tanto se, a chi c’è stato prima, tocca solo di essere dimenticato, senza che lo sommergano i risolini o le condanne. Peggio ancora sarebbe voler restare ad ogni costo su sedie da cui non si può essere sbalzati ope legis, ma alle quali mirano con sguardi cupidi molti fra quanti sono sempre pronti a impegnarsi per il bene comune, giurando di intendere il potere solo come oblatività e servizio. Qui, però, siamo già a livelli molto alti, al di sopra di quanto avviene tra i comuni mortali. Per questi ultimi è in agguato un’insidia speciale, soprattutto se si tratta di posti in cui si è stati più per volontariato che per altro, non disdegnando, però, l’umbratile brezza di onore ivi connessa. La tentazione, in questo caso, è di ritirarsi in apparenza spontaneamente, ma con la segreta speranza di essere richiamati, a motivo della propria insostituibilità. I risultati sono però fatalmente ingloriosi. Nessuno batterà ciglio, e sulla scelta dello splendido isolamento, scenderà il più totale oblio. C’è una sola eccezione, che si presenta quando tutto fosse così sgangherato e ormai a ramengo, che, davvero, nessuno si fa avanti. Occhio, allora, a dire subito di sì: sono sempre in agguato i danni e le beffe. Un’altra trappola tesa ai danni dei quattro volte ventenni, è la smania di essere prodighi di pareri o di consigli, soprattutto per essere guida dei più giovani. È vero che non sarebbe giusto attenersi sempre al monito, di Oscar Wilde, di non consigliare mai nulla a nessuno perché ognuno sa sbagliare da sé. È, però, patetico e lacrimevole ascoltare anziani che non smettono mai di ammonire giovani disattenti e infastiditi, capaci, al più, di prolungati e rassegnati silenzi. La questione qui è delicata e il problema è arduo, perché non c’è dubbio che ideali e valori debbano essere trasmessi alle nuove generazioni. Attenzione, però. L’età avanzata non è sempre garanzia che le vie consigliate siano quelle buone e giuste. Inoltre: educare al bene è cosa ardua, e, se mancano intelligenza e classe, non si può dire che cosa ne verrà.Tornando ai nostri ottuagenari, è bene che si astengano - anche qui soprattutto con i giovani - dal rievocare il passato, narrando le meraviglie un tempo compiute. A tale proposito non si può non essere raggiunti da sussulti di melanconica tenerezza. Come è possibile non temere che, ascoltando gli elogi del passato, i giovani ci dicano: ma come mai, se siete stati così bravi, le cose ora sono come sono, soprattutto per le generazioni che si affacciano in questi tempi ai compiti della vita? Dunque (detto tra noi) ci si guardi dal buttare tutte le colpe su quanti sono nati da non molti anni. Ne hanno di colpe, e alcuni fanno proprio di tutto per non capire e perseverare nell’errore. Ma interroghiamoci: ne abbiamo anche noi?Sì, e una caterva, anche se, a nostra discolpa, possiamo un po’ appellarci al turbine dei tempi in ebollizione così da colpirci con difficoltà sempre nuove, incatenandoci in paure e incertezze, come mostrano anche i pensieri sin qui espressi. Infatti quando mai ci è stato possibile ripetere ai giovani, senza essere crudelmente derisi, che, al di là del mutare di tutto, l’autentica riuscita del vivere, nella creatività del pensare e dell’agire, è data non dallo sprecare il tempo nei divertimenti à gogo, ma dall’impegno, dalla serietà e dal puntiglio? Ho scritto queste cose? Ahimè: chi mi salverà?
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