Telecom è la preda perfetta

Le mani dei francesi sull’economia italiana. Sono sempre più numerosi e consistenti gli investimenti di grandi gruppi transalpini nei nostri campioni nazionali. Non è un problema, anzi. Gli investimenti esteri nel Belpaese sono benedetti, in un momento in cui l’imprenditoria nostrana appare in clamorosa ritirata. Francia e Germania sono le nazioni che più credono nel made in Italy. I tedeschi prediligono la meccanica; i francesi, il lusso e l’agroalimentare. Insomma si va nei filoni classici di quelle economie, che trovano al di qua delle Alpi ottime occasioni per investire.Dicevamo: Franza o Alemagna, purché se magna, riprendendo un motto tardo medievale che allora privilegiava la Spagna ai tedeschi. I francesi invece sono sempre molto interessati a noi. Alcuni marchi italianissimi sono in realtà transalpini da un tempo più o meno lungo: Gucci, Brioni, Pomellato, Bulgari, Loro Piana, Bottega Veneta, Parmalat, Invernizzi, Cademartori, Vallelata, Locatelli… E poi la Banca Nazionale del Lavoro e Cariparma, o Edison per dire. Ma ora la presa transalpina si sta facendo molto più serrata: Telecom Italia è praticamente nelle mani di investitori francesi, che hanno una buona presenza pure in Mediobanca e si fanno sentire fino alle Generali. Ed è notizia di questi giorni che nel mirino ci sarebbe pure Mediaset con la sua tivù a pagamento.Insomma, non più solo mozzarelle o vestiti di lusso, ma anche settori chiave della nostra economia come la finanza e le telecomunicazioni.Su Telecom, che in Italia conta molto quanto a telefonia e reti, la presa ormai è totale: si sta solo decidendo il suo destino, che potrebbe finire in un’aggregazione dentro la quale c’è addirittura lo Stato francese. Perché l’Italia negli ultimi decenni ha molto privatizzato, bene o male (male, con Telecom); Parigi invece non ha mai abbandonato il suo profilo di economia fortemente partecipata dallo Stato, e quindi da esso controllata: banche, petrolio, energia, telecomunicazioni, aerospaziale… E questa è l’unica – ma grossa – nota dolente: la Francia può muoversi con un certo peso anche perché ha dietro il denaro dei contribuenti; le altre economie occidentali no. E la Francia sa alzare barriere insormontabili, quando non gradisce gli investimenti esteri nella “sua” economia.Su Telecom ormai non c’è nulla da fare, se non concordare a livello politico un assetto proprietario che salvi la capra degli interessi francesi con i cavoli degli interessi (strategici) italiani: si pensi alla diffusione di internet, alla banda larga. Si fa buon viso a questo gioco. Ma Telecom è l’esempio perfetto di come la nostra imprenditoria più titolata abbia affrontato certe importanti partite a cui è stata chiamata a giocare: la spoliazione delle prede in qualche modo conquistate, per poi lasciare le ossa ai nuovi arrivati. E l’attualità racconta di come siano pochissimi (uno solo forse: la famiglia Agnelli-Elkann, sempre meno interessata all’Italia) quelli che hanno mezzi sufficienti per grandi investimenti: la nostra è un’economia di piccole-medie imprese, perfette per essere prede e non cacciatrici. Anche in natura, è preferibile il contrario.

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