Va sempre più diffondendosi tra gli adolescenti un fenomeno deprimente, che la dice lunga su come è facile manipolare giovani coscienze e renderle schiave di nuove mode originate dalle nuove tecnologie. Ciò che più colpisce è l’ingenuità con cui vengono a crearsi certe situazioni prima ancora che certi comportamenti possano prendereil sopravvento e finire per umiliare chi li mette in atto. Ne ha parlato recentemente l’organizzazione internazionale Save The Children che si occupa della difesa e dei diritti del bambino. Hanno suscitato perplessità i risultati di una recentissima ricerca, «Sessualità e Internet: i comportamenti dei teenager italiani», che ha avuto come oggetto l’osservazione sull’uso consapevole delle proprie immagini su internet. Oggi è piuttosto diffuso tra i giovanissimi il vezzo di inserire una propria immagine nella rete attraverso un proprio blog, un social network o una community. Il problema, però, è che non tutti utilizzano in maniera corretta questa nuova cultura dell’uso tecnologico della propria immagine in rete. Non a caso dalla ricerca è emerso che una grossa percentuale di ragazze inserisce la propria immagine sul computer o la trasmette via cellulare al gruppo dei pari. E’ il fenomeno del «sexting», ovvero mettere insieme una propria immagine in posa provocante accompagnata da un testo da diffondere e scambiare nel gruppo degli amici attraverso la rete o ricorrendo ai cellulari. Fatti del genere occupano pagine di cronaca di diversi quotidiani. L’ultimo risale alla scorsa settimana. Fotografie in posa semiadamitica o in atteggiamenti osè scattate con cellulari dalle stesse alunne di una scuola media lombarda e inserite in rete da un compagno di classe di soli 14 anni, ma già esperto di informatica. Un navigato web master sveglio nell’utilizzare il server della biblioteca comunale per realizzare la connessione a internet con l’intento di evitare di essere rintracciato. Tentativo tanto maldestro quanto inutile. Il sito, infatti, è stato individuato dalla polizia postale dopo alcuni accertamenti tecnici e immediatamente oscurato, mentre il ragazzo è stato identificato e denunciato al tribunale dei minori. Stiamo parlando di adolescenti che evidentemente non sanno distinguere il disprezzo da provare per i disonesti, dal rispetto da riservare per se stessi, che non capiscono quanto facile sia talvolta andare incontro a nefaste conseguenze. Siamo di fronte a un mondo parallelo alimentato da giovanissimi che si rifugiano nell’esibizionismo, pur immaginando quale idea sbagliata può scatenare la mente di chi riceve l’immagine provocante. Dicono che sia una moda alquanto diffusa tra giovanissimi senza freni, senza inibizioni, senza limiti, carichi di slancio, ma senza precisi confini culturali, aperti a un mondo che sollecita solo valori legati all’apparenza, all’avventura, al cinismo, alla bellezza. Giovani e giovanissimi in grado di muoversi con più disinvoltura tra le nuove tradizioni della movida notturna che non con più prudenza tra le nuove regole della comunicazione. Evidentemente alla base c’è una morale disinvolta e disinibita figlia dei nostri tempi che richiede più esposizione e meno riservatezza, più rischio e meno autodisciplina. La prudenza sembra essere roba d’altri tempi mentre la stima per se stessi non fa più parte di un progetto di vita. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Le idee esibizionistiche sono entrate oramai a far parte di un bagaglio culturale in grado di offrire l’opportunità da non lasciarsi scappare, l’occasione della vita da prendere a volo. La figura femminile, anche se adolescenziale, è portata a elevarsi solo a determinate condizioni imposte da nuove regole sociali e dai nuovi canoni relazionali. Ne consegue che molto spesso siamo chiamati ad aiutare giovani e giovanissimi senza una guida, smarriti ancorché privi di un orientamento morale. Il mercato sociale oggi è alla ricerca di nuovi idoli, di nuove immagini da dare in pasto ai social network e alle community, mentre contemporaneamente si fa strada un altro tipo di mercanzia: il «sexting», una discutibile moda che raggruppa un’alta percentuale di minorenni. Se prima l’adolescente giocava a ping pong o a biliardino, oggi gioca al «sexting» dove il reale si confonde con il virtuale. Questo è il dato più allarmante. Possibile che nessuno impari niente dagli errori che si commettono? Oggi gli adolescenti sono indubbiamente più precoci, più svegli, più stimolati da una realtà scoppiettante, suscitano, per questo, una certa ammirazione, ma non sanno confrontarsi. Docenti e genitori sono chiamati a fare i conti con un precoce sviluppo fisico e biologico delle nuove generazioni, talchè questa nuova condizione di mutamento corporeo spesso non corrisponde a un altrettanto mutamento maturo, psicologico ed emotivo. Basta questa indicazione per capire quanto sia più che mai necessario, per i genitori, essere a fianco dei propri figli, seguirli con discrezione senza appropriarsi del loro mondo, della loro privacy, dei loro segreti. I ragazzi di oggi sono indubbiamente meno disincantati di quelli di una volta, ma questo non vuol dire che non si debba metterli di fronte ad un’adeguata consapevolezza delle proprie azioni. Internet, con tutto ciò che la rete offre, è sicuramente una conquista, un’opportunità che consente di vedere e toccare nuovi orizzonti, un mondo che si apre a dismisura e che mette i giovanissimi nelle condizioni di scoprire nuove dimensioni, di trovare nuove libertà, nuove relazioni. Ma cosa c’entra tutto questo con scambi di foto e filmati provocanti che vanno ben oltre ogni sana sensazione spontanea e liberatoria? Che tristezza! Personalmente sono del parere che simili atteggiamenti sono elementi di disturbo di una mentalità che può trovare in età adulta una carenza di spontaneità fino a compromettere un corretto approccio con l’altro sesso. Non ci sono ricette da suggerire, né farmaci polivalenti da consigliare in grado di dare risposte al problema sollevato. E’ un fenomeno sociale che turba molto, per il quale ben si addice ciò che Albert Camus, filosofo del ‘900, scrisse: «Anche l’intelligenza mi dice, a modo suo, che questo mondo è assurdo».
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