Tangenziale esterna: è strategica

Frequentemente in questi giorni, anche sull’onda di iniziative come quella tenutasi venerdì a Pessano con Bornago, vengono riportate dai media le motivazioni di quanti si oppongono alla realizzazione della nuova Tangenziale Est Esterna di Milano. Mi corre, dunque, l’obbligo di ricordare le ragioni che hanno portato le istituzioni locali e il Governo (l’iter “istruttorio” s’è dipanato nell’ambito della Legge Obiettivo; Cassa Depositi e Prestiti lavora a moduli di finanziamento), a considerare quest’infrastruttura un’opera di interesse strategico per il Paese. La nuova Tangenziale Esterna, inserita - tra l’altro - nell’elenco delle opere Ten-T (Trans European Network - Transport) che possono attingere ai fondi della Bei per le infrastrutture del Corridoio 5, va, innanzitutto, inquadrata nell’ottica del vasto potenziamento della grande viabilità del Milanese e della Lombardia in atto attraverso la realizzazione di arterie attese da mezzo secolo. Come la Brebemi, che si innesterà nella nuova Tangenziale Esterna a ovest dell’Adda rendendo le due infrastrutture sinergiche, e Pedemontana Lombarda. All’obiezione che si dovrebbe rinunciare a realizzare l’arteria ignorando l’ampia condivisione ottenuta da TE fra cittadini (già nel 2004 un sondaggio registrò un fortissimo consenso tra i residenti culminato in un quasi plebiscito nella Martesana), istituzioni, sindacati, associazioni di categoria ed esponenti della società civile basterebbe controbattere attraverso dati eloquenti.

Come, per esempio, i 70.000 veicoli che verranno sottratti quotidianamente agli incolonnamenti della attuali Tangenziali, congestionate ogni giorno da 170.000 mezzi, e alla mobilità ordinaria anche di centri urbani ad alta incidentalità. O come i 20 milioni di euro di carburante all’anno che si risparmieranno, gli 8 milioni di ore in meno trascorsi all’anno in viaggio dagli automobilisti (135 milioni di euro il beneficio economico per la collettività) e i 141.000 chilogrammi di emissioni inquinanti non prodotti all’anno rispetto ai livelli attuali.

Ma ai numeri bisogna aggiungere almeno una riflessione: le infrastrutture, specie se realizzate come la Tangenziale Esterna in un territorio capace di assicurare il 15% del Pil nazionale e proiettato verso l’Expo 2015, costituiscono la risposta anticiclica più efficace alla crisi economica che sta riservando dolorose ripercussioni occupazionali pure nella nostra area motore economico del Paese. Perché, sin dall’apertura dei cantieri, le grandi opere garantiscono posti di lavoro, modernizzazione del territorio, incremento della ricchezza, maggiore competitività delle imprese e più occasioni di sviluppo.

Rispetto alla tesi che la realizzazione della nuova Tangenziale Est Esterna possa costituire il volano di un ulteriore consumo del suolo, voglio ricordare che TE s’è sempre dimostrata così contraria all’erosione indiscriminata del territorio da auspicare l’adozione di strumenti di pianificazione urbanistica di impronta sovracomunale.

Quanto al paventato aumento dei rischi di incidenti sul lavoro e al pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata… Beh, ci sentiamo di assicurare che il 2012 vedrà, nel solco, peraltro, di quanto fatto finora, TE protagonista di una serie di iniziative straordinarie di responsabilità sociale tese a garantire la qualità dell’ambiente, la sicurezza nei cantieri e la difesa della legalità contro le infiltrazioni mafiose negli appalti. Stiamo operando, del resto, in sinergia non solo con gli Enti locali ma anche con il mondo dell’associazionismo, con i sindacati, grazie ai quali abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa mirato a circoscrivere gli incidenti sul lavoro, e con le Prefetture.

La nuova Tangenziale Est Esterna di Milano si dimostrerà, insomma, un’arteria pulita. In tutti i sensi.

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