Sviluppo e crescita conla new economy

L’Italia ha ricevuto l’ennesima tirata d’orecchi dall’UE, solo in parte addolcita dalla mancanza di una pressante e precisa richiesta sui tempi di risanamento dei conti pubblici.I contenuti sono, tuttavia, gli stessi: rafforzare le misure di bilancio, promuovere l’efficienza nel pubblico impiego; intensificare la lotta alla corruzione; migliorare la scuola e la formazione, riformare il fisco e ripensare le regole per il lavoro. In tutta quella ridda di frasi ripetute, di significati seminascosti, ma palesi per chi vuol intendere, di severe raccomandazioni, la parola “ambiente” ricorre una sola volta.La composizione del nuovo Parlamento Europeo conferma, del resto, la sostanziale latitanza dell’enorme, impellente, prioritario, universale tema ambientale, dai programmi e dalle politiche di sviluppo: meno dell’8 % dei neo-eletti appartiene alla formazione partitica dei “Verdi” in larga parte tedeschi ed inglesi; nessun italiano. Eppure i disastri provocati dagli eventi meteorologici estremi ( la bomba d’acqua nel ravennate, le decine di morti in Serbia, le esondazioni in Siberia, la tempesta di sabbia in Cina) e dalle combustioni ( i colossali incendi in California ed Australia), tutti riconducibili al conclamato fenomeno del riscaldamento globale indotto dalla cappa di gas serra in atmosfera, si susseguono e si moltiplicano, ma sembrano destare sempre meno interesse. C’è anzi il rischio che la loro reiterazione possa assumere il carattere di rassegnata “normalità” e che l’opinione pubblica finisca per considerarli alla medesima stregua degli eventi naturali ineluttabili come i terremoti, gli “tsunami” e le eruzioni vulcaniche.A poco sembra valgano i preoccupati moniti dei climatologi che sistematicamente arrivano sui tavoli di governi e presidenti in tutto il mondo.Tra questi val la pena citare la recente valutazione dell’ NCA ( National Climate Assessment) sugli impatti del Clima negli Stati Uniti, dalla quale emerge che l’America, negli ultimi trent’anni, si è riscaldata di circa 0.9 °C, e che in assenza di sforzi adeguati per ridurre le emissioni, il Paese potrà andare incontro ad un aumento termico ben al di la dei decimi di grado, entro il 2100.Tra gli “highlights” riportati nel rapporto, di particolare sottolineatura il dato che tra il 1958 e il 2010 gli Stati del Nord Est hanno registrato un aumento del 70% delle precipitazioni associate a eventi di eccezionale violenza; che nella zona medio-atlantica il livello globale del mare potrà aumentare nei prossimi cento anni, tra 30 e 120 cm, costringendo oltre due milioni di persone ad abbandonare le loro abitazioni; che nel Sud Est degli USA scoppiano circa 45mila incendi ogni anno e che l’aumento delle temperature darà luogo ad un incremento di frequenza, intensità e dimensioni degli stessi; che l’innalzamento del livello marino produrrà la progressiva intrusione di acqua salata nelle falde di acqua dolce, fenomeno già significativo in Florida.C’è chi ha già provato a stimare gli ingenti danni economici associati che, nel breve periodo, potrebbero far, tra l’altro, registrare accelerazioni al limite della sopportabilità in termini di aumento dei prezzi di beni primari alimentari.Ancor prima delle allarmanti segnalazioni dell’ NCA un migliaio di municipalità, esposte in prima linea agli effetti del cambiamento climatico, con un grado di vulnerabilità variabile a seconda del posto, hanno aderito alla Conferenza dei Sindaci degli Stati Uniti ed hanno firmato l’accordo per la protezione del clima, un impegno volto a ridurre le emissioni locali e che fa contemporaneamente pressioni perché il governo federale attui provvedimenti molto più incisivi. Il timido diffondersi di tali azioni, labilmente incoraggiante, appare, tuttavia, ancora largamente insufficiente se paragonato al “peso” della posta in gioco.E in Italia? Cosa raccontano le “cassandre” nazionali sul parallelo argomento?L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) continua a pubblicare le rilevazioni sul livello di “cementificazione”, forse il più alto in Europa, cui si accompagna il continuo impoverimento della “frazione organica” del suolo, il diffondersi dell’impermeabilizzazione, l’incremento della salinità, la contrazione della biodiversità, sottolineando senza equivoci che il territorio è il grande “malato” d’Italia, a causa di una malefica sinergia di fattori sovranazionali, certamente riconducibili al fenomeno del riscaldamento globale, e di italiche ribalderie, quali l’abbandono di aree agricole, lo smodato abusivismo edilizio, il criminale interramento di rifiuti tossici, l’insensato e dispendioso prelievo idrico, il mancato assolvimento degli impegni presi in materia di inquinamento atmosferico ( non a caso la metà delle 30 città più inquinate d’Europa si trova in Italia). E’ legittimo chiedersi se, e in che misura, le tanto invocate politiche di crescita e di sviluppo tengano conto delle minacce che incombono sull’intero genere umano, non più ormai discutibili prospettive, ma drammatiche realtà, e se tra i possibili rimedi anti-crisi, vengano prese in considerazione le potenzialità che una “policy” efficace di contenimento delle emissioni e di risanamento ambientale sarebbe in grado di offrire.Per quel che ci riguarda appare obbligatorio aggrapparsi alla speranza che il giovane Renzi ed il manipolo di forze fresche attorno a lui raccolte, riescano a cogliere l’opportunità di tale offerta onde centrare un duplice obiettivo: riconciliarsi con la “grande bellezza” che non è solo Roma, ma l’Italia intera, e sciogliere al contempo l’intricato nodo della disoccupazione. La strada è quella della “new economy” da considerare, finalmente e fiduciosamente, non più come un oscuro aforisma, ma come fecondo serbatoio di opportunità imprenditoriali molto più promettenti della globalizzazione mercantile. Ed è questa la vera alternativa per trattenere i giovani e ripopolare i nidi. (Che futuro può avere un Paese che, negli ultimi cinque anni, ha visto svuotare le proprie culle e fuggire centomila ragazzi?)L’intelligente progetto di Renzo Piano per la rivalutazione delle periferie, una serie di interventi strutturali volti a ridurre progressivamente il trasporto merci su gomma; la concreta incentivazione della mobilità privata verso la trazione elettrica, una decisa svolta energetica in direzione delle fonti rinnovabili, una rigorosa serie di efficaci norme per scoraggiare e colpire con pene certe e pesanti qualsiasi reato ambientale, ne costituiscono probanti esemplificazioni.Ma l’auspicio da formulare con pari enfasi è che scompaiano dal Parlamento, dalle amministrazioni regionali, dalle scrivanie ministeriali, dalla gestione del potere a tutti i livelli, quei biechi figuri che da un lato ostentano sensibilità per la protezione dei beni naturali e dall’altro allungano le mani rapaci sopra sugose prebende. Ogni recente riferimento a fatti o persone realmente esistenti è ...“clinicamente” casuale” .

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