Sullo spreco dei suoli si volta pagina?

Ci sono voluti cinque milioni di anni, spiegano i geologi, perché la pianura del Po emergesse dalle profondità marine dell’antico Golfo Padano. L’orologio della storia geologica mostra che un altro milione di anni è servito alle forze della natura per livellare le nuove terre secondo un piano mirabilmente inclinato da nord a sud e da ovest a est, che costituisce il cosiddetto livello fondamentale della pianura. Quel livello che calpestiamo e possiamo percepire senza sforzo di immaginazione passeggiando a Lodi in Piazza Ospedale o lungo Corso Mazzini che delimitano il terrazzo morfologico. Un tempo di centomila anni ha richiesto inoltre l’incisione del tavolato della pianura da parte di fiumi e ghiacciai, con la formazione delle valli come quella dell’Adda, che da Piazza Ospedale digrada in direzione di Via Serravalle e della città bassa. Altri seimila anni sono infine passati perché le comunità locali di pastori e agricoltori, afferrato il testimone da Sumeri e Babilonesi, avviassero nel territorio ciclopiche operazioni di bonifica e miglioramento. E’ così nato il paesaggio della Padania che ancora oggi possiamo ammirare viaggiando a bordo di un aereo di linea o col viso incollato ai finestrini di un treno pendolare. In totale, sono trascorsi oltre 6 milioni di anni per rendere i suoli coltivabili e creare nuove forme di insediamento e colonizzazione che si traducono nei paesaggi agrari più belli e fascinosi dell’Italia intera.Ma quel che la natura crea nel corso delle ere geologiche l’uomo moderno è capace di cancellare dalla faccia della terra nel volgere di pochi anni, appellandosi a un falso concetto di progresso che ha il suo punto di forza nella gestione dissipatrice delle risorse naturali. Il consumo è un neologismo non proprio felice che indica la definitiva e irreversibile conversione del suolo dall’uso naturale, agricolo o forestale a quello urbano. Il termine sottintende che le superfici, private della copertura vegetale, non solo diventano improduttive, ma perdono la capacità di compiere importanti funzioni biologiche come la fotosintesi, che hanno un ruolo fondamentale nel rinfrescare e mitigare il clima. Questo spiega perché all’arretramento dell’agricoltura si attribuisce la colpa di riscaldare il pianeta, sconvolgere il clima e aprire la strada agli eventi estremi come frane e alluvioni. I consumi di suolo non sono cosa da poco. Basta citare un dato inquietante scaturito dai Censimenti generali: negli ultimi 50 anni la superficie agricola e forestale italiana ha perso, per cause di abbandono o di cementificazione, circa 9,5 milioni di ettari, corrispondenti a oltre un terzo della dotazione iniziale. La perdita è tanto più grave se si pensa che siamo notoriamente un Paese povero di terra oltre che densamente popolato, per cui siamo costretti a importare molti prodotti alimentari per coprire il fabbisogno interno. Da anni scienziati, agronomi, associazioni agricole e movimenti ambientalisti lanciano l’allarme sugli sprechi, ma la gestione del suolo non è mai stata al centro del dibattito pubblico e non ha conquistato le prime pagine dei giornali.Nell’ultimo anno il clima politico sembra cambiato e può capitare che ministri o lo stesso Presidente del Consiglio pronuncino in Televisione solenni impegni a favore del mondo agricolo. Insomma, si torna a parlare di agricoltura e agricoltori e non solo di pecorino, spaghetti, folclore e slow food. Due sono a mio avviso i motivi principali di tale nuova temperie. Da una parte gli orientamenti dell’Unione europea hanno messo al centro il problema della salvaguardia dei suoli entro una cornice di tutela agricola, ambientale e sociale, dall’altra le alluvioni devastanti che caratterizzano l’attuale scenario ammoniscono che il tempo delle chiacchiere è finito e non c’è un minuto da perdere per prevenire la catastrofe ecologica. Il governo Letta ha approvato il 15 giugno 2013 un disegno di legge salva-suolo, che ricalca fedelmente il testo approvato il 16 novembre 2012 dal governo Monti su proposta del ministro delle politiche agricole Mario Catania. Ricordiamo per inciso che su questo testo le Regioni hanno espresso un forte dissenso e che pertanto l’iter formale si annuncia costellato di difficoltà. Risulta inoltre che proposte di legge sullo stesso tema sono state presentate da diversi gruppi politici, tra i quali Sel e Movimento 5 Stelle. L’auspicio è che ci sia un’ampia discussione in sede di commissione e nelle aule parlamentari in un corretto confronto politico, in modo da pervenire in tempi rapidi alla stesura di un testo condiviso. Bisogna subito mettersi al lavoro per non perdere l’occasione, forse unica e irripetibile, di modernizzare l’agricoltura italiana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA