SPECIALE Giovanni Paolo II a Lodi, l’incontro con i giovani a Caravaggio

La sera, il santo Padre ha incontrato 49mila giovani davanti al santuario: erano presenti anche moltissimi lodigiani. Ecco il suo discorso integrale

Carissimi giovani!

1. È veramente un dono di Dio poterci incontrare questa sera all’ombra del suggestivo santuario di Caravaggio, luogo di preghiera e di meditazione, tempio di fede viva e di devozione mariana. Mi vengono alla mente altri significativi appuntamenti con vostri coetanei in Italia e in altri Paesi del mondo. Mi ritorna potente, soprattutto, il ricordo dell’indimenticabile veglia mariana a Jasna Gora dello scorso 14 agosto, in occasione della VI Giornata Mondiale della Gioventù. Accanto alla dolce effigie della Madonna Nera ho potuto sostare, in ascolto dello Spirito Santo, insieme a ragazzi e ragazze provenienti da ogni Continente, ma soprattutto dall’Est e dall’Ovest dell’Europa. Pregammo e vegliammo insieme; insieme e con coraggio ci soffermammo a riflettere sulle molteplici sfide che interpellano la Chiesa e l’umanità in quest’epoca di enormi e rapidi mutamenti sociali. L’odierno incontro si colloca nella scia di questi raduni giovanili e vuole costituire un’altra importante tappa per approfondire il significato e il senso dell’essere giovani oggi, all’alba dell’anno Duemila. In questo clima di gioia e di preghiera mi è gradito rivolgere il pensiero anzitutto al Cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano, che ringrazio di cuore per le espressioni di omaggio che poco fa ha pronunciato a nome di tutti i presenti. Saluto, poi, il Vescovo di Cremona, Mons. Assi, e gli altri Presuli delle Diocesi lombarde, qui convenuti. Saluto con affetto ciascuno di voi, carissimi ragazzi e ragazze, qui presenti e, attraverso di voi, vorrei abbracciare ogni giovane della vostra Regione.

2. Alcuni vostri amici – una coppia di fidanzati di Cremona, un giovane di Crema e una ragazza di Lodi – mi hanno posto, a nome vostro, alcune domande che entrano nel vivo delle odierne problematiche giovanili. Sono loro grato per la franchezza del linguaggio e per la fiducia che mi hanno dimostrato. Vorrei aggiungere che questi incontri con i giovani portano sempre con loro alcune domande, ma direi che portano con loro ancor più risposte. È bene che queste domande emergano dalle risposte, ma è anche necessario che le risposte possano emergere dalle domande. Questa è la logica dei nostri incontri. Cercherò, in modo semplice, di offrire una risposta ai loro quesiti, pur sapendo che essa non potrà essere esaustiva. Vorrei meditare insieme con voi sugli importanti argomenti proposti, in un clima di ascolto e di meditazione, facendo sì che sia Cristo a parlare a ciascuno nell’intimità del cuore. Egli conosce i nostri segreti; è pronto a rispondere a chi lo invoca e previene ogni intima nostra esigenza. Aprite lo spirito a Cristo, carissimi ragazzi e ragazze. Risorgendo Egli ha provato che la vita è più forte della morte. Illuminata da tale sicurezza la nostra esistenza diventa una straordinaria avventura che vale la pena di affrontare con passione, senza mai distogliere l’attenzione dal piano di Dio e dalla sua parola di salvezza. “Se rimanete fedeli alla mia parola – dice Gesù – sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 31-32). Rimanere in Cristo: ecco l’essenziale per ciascuno di voi. Rimanere in lui ascoltando la sua voce e seguendo i suoi precetti. Conoscerete, così, la verità che rende liberi, incontrerete l’Amore che trasforma e santifica. Tutto, infatti, riveste senso e valore nuovo quando lo si considera nella luce della persona e dell’insegnamento del Redentore.

3. Veniamo ora ai vostri quesiti e iniziamo da quello dei giovani fidanzati di Cremona, che chiedono come approfondire le ragioni autentiche e le esigenze dell’amore aperto alla vita, senza lasciarsi condizionare dalla cultura imperante del consumismo. Cari amici, l’amore non è soltanto una cosa spontanea o istintiva: è scelta da confermare costantemente. Quando un uomo e una donna sono uniti da un vero amore, ognuno assume su di sé il destino, il futuro dell’altro come proprio, a costo di fatiche e sofferenze, perché l’altro “abbia la vita e l’abbia in abbondanza” (Gv 10, 10). Queste parole di Gesù si riferiscono a ogni vero amore. Solo così si ama “sul serio” e non per gioco, né per un momento. Quando l’altro si sentirà dire: “Ti amo”, capirà che queste parole sono vere e anche lui prenderà “sul serio” l’esperienza dell’amore. Occorre amare come Gesù. La ragione più profonda dell’amore cristiano sta nelle parole e nell’esempio di Cristo: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15, 12). Questo vale per ogni categoria dell’amore umano, vale per la categoria dell’amore dei fidanzati, amore in preparazione al matrimonio e alla famiglia. L’amore, poi, che si avvia al matrimonio si prepara anche a generare nuova vita. Questo compito è da considerare un dono da parte di Dio e un grande atto di fiducia nei confronti dell’essere umano. In tale visione i figli non fanno paura, non vengono a “rubare” la libertà, non sono degli intrusi che sottraggono tempo, energie e denaro. I figli non sono ospiti indesiderati, ma benedizione di un Dio che spezza ogni egoismo di coppia e aiuta a vivere la realtà con gratitudine e amore liberante.

4. Su questo tema si potrebbero sviluppare e aggiungere tante altre considerazioni, ma potete farlo da soli, aiutati dai vostri educatori. Passiamo adesso alla domanda del giovane di Crema, che ha accennato al tema della morte. Oggi si muore in molti modi: di vecchiaia, di malattia, di cancro, terrore di tante persone, di droga, di Aids. Si muore dimenticati dalla società efficientista, si muore di morte improvvisa: per incidente stradale, sul lavoro. Si muore persino ancor prima di nascere, perché qualcuno si arroga il diritto di decidere della vita umana, che è sacra. Il morire lascia sgomenti, soprattutto quando colpisce persone giovani. La morte, tuttavia, può diventare un’esperienza di straordinaria solidarietà. Il morire ci affratella: san Francesco chiamava la morte “Sorella”. In un mondo che esorcizza la morte e fa di tutto per occultarla, non risulta inutile, anzi diventa urgente e necessario, richiamare la inevitabilità di un evento che fa parte della “storia” dell’uomo, di ogni uomo. Ma c’è anche la solidarietà di chi “sta accanto” alla persona che “muore” dato che il morire ha il suo momento più drammatico nel “restare soli”; quella solitudine che in Gesù diventa grido: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” (Mc 15, 34). Quante persone, nelle svariate forme di volontariato, manifestano la loro solidarietà con chi è toccato dall’esperienza della morte! Grazie a tutti questi buoni samaritani. Occorre riconciliarsi con la morte. Per quanto lunga possa essere la vita, ineluttabile è la morte: non come fine, ma come atto supremo e decisivo dell’essere umano in ordine al proprio futuro. Ogni stagione dell’esistenza diventa, così, esperienza simultanea di vita e di morte. Per noi credenti, tuttavia, si muore ogni giorno per risorgere. È questa un’altra dimensione totalmente cristiana. Al centro dell’esperienza cristiana sta infatti il Crocifisso: Colui che ha attraversato il mistero della morte aprendo un varco luminoso di risurrezione. Si muore per risorgere. Il giorno del Battesimo ha avuto inizio per ciascuno di noi la grande avventura della vita come processo di graduale trasfigurazione nel Cristo crocifisso e risorto. Riconciliarsi pertanto con la morte significa accogliere sino in fondo la vita; significa anche condividere il calice amaro della solitudine e della sofferenza che tanti fratelli stanno bevendo. Tale solidarietà rende la morte più umana e la vita più vera.

5. Cari giovani, non vi turbi il pensiero della morte, ma vi spinga a valorizzare la giovinezza come un tempo di grazia e di missione. Vi spinga ad assumere con Cristo il compito di amare ed evangelizzare la vita. Ecco l’altro tema della nostra riflessione. Tre sono le condizioni che vi aiutano a realizzare la vostra impegnativa missione; esse sono rappresentate dai tre segni della veglia di questa sera: l’acqua, la Croce, il fuoco. Giovani lombardi, siate vivi come una sorgente di acqua: coltivate, cioè, una profonda interiorità. Come Cristo, fonte che zampilla per la vita eterna, così il vostro cuore se è unito a Gesù, diviene fontana che disseta quanti si avvicinano a voi e vi incontrano. Un giovane, che vuole amare la vita, non può tralasciare i tempi della preghiera, del silenzio, della meditazione, della contemplazione. Non può non nutrire una robusta e tenera devozione a Maria, che qui a Caravaggio è venerata come la Madonna del fonte. E questo si è manifestato anche ieri sera, in un altro modo. Non può trascurare i momenti di condivisione della propria esperienza di fede con altri fratelli: nella comunità ecclesiale, nell’Oratorio, salutare e provvidenziale istituzione di questa terra di Lombardia, nelle associazioni e movimenti. Una profonda interiorità è premessa indispensabile per un amore chiamato alla pienezza nell’esperienza del matrimonio; è preludio a un dono generoso e responsabile di sé a Dio e al prossimo; è preparazione a una positiva e decisa risposta alla carità nella vita consacrata. Ogni amore vero matura nella preghiera. Dobbiamo attingere alle fonti e le fonti sono attingibili attraverso la preghiera. In ultimo, Amore è Dio. Dio è Amore. Poi questo Amore si è manifestato, si è rivelato, si è fatto uomo in Cristo Gesù. E poi si fa sempre operante attraverso il suo Spirito, questo Spirito che è diffuso nei nostri cuori. È il mistero dei nostri cuori. Lo Spirito Santo è diffuso, ma per essere veramente diffuso, per trasformare in questa diffusione gratuita il nostro “io”, i nostri cuori, deve incontrarsi con noi. Come, se manca la preghiera? Allora, ogni amore vero matura nella preghiera, diventa più profondo, più serio, più completo.

6. La seconda condizione è imparare quella che secondo San Paolo si chiama la sapienza della Croce: l’altro segno da voi proposto. Non si tratta di una conoscenza solo intellettuale, ma di un sapere che si nutre del contatto e del dialogo personale con Dio: Vita da incontrare e da gustare; Verità da seguire; Via da abbracciare senza tentennamenti. Lo Spirito Santo rende i battezzati conformi a Cristo e pronti a difendere e diffondere il Vangelo. Ricordatelo bene: il Vangelo va annunciato con tutta la vita. E il Vangelo è annuncio di Cristo “crocifisso e risorto”. Così, nel contatto quotidiano con Gesù, voi potete imparare la sapienza della Croce, “scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” (1 Cor 1, 23). Voler servire ed evangelizzare la vita comporta, quindi, lo sforzo costante e generoso di familiarizzarsi col Vangelo, di approfondire l’insegnamento della Chiesa, di conoscere la cultura contemporanea, smascherando con vigore ogni tentazione di sottomettere il valore dell’umana dignità al capriccio, all’istinto o all’abuso dell’uomo sull’uomo.

7. Cari giovani, non abbiate paura di difendere la vita e tutta la vita. La vita in germoglio e quella al tramonto, la vita di chi è emarginato come di chi si autoemargina, di chi butta la propria ricchezza per strade che conducono alla distruzione di sé, come di chi la sciupa nella banalità e nell’evasione. Come gli Apostoli, come i santi di questa vostra Regione, e sono tanti, come tutti coloro che si sono lasciati scegliere dal Signore Gesù “neanche voi giovani dovete tacere” (Messaggio ai giovani 1992). Dovete dire e gridare che la vita è dono meraviglioso di Dio e nessuno ne è padrone, che l’aborto e l’eutanasia sono tremendi crimini contro la dignità dell’uomo, che la droga è rinuncia irresponsabile alla bellezza della vita, che la pornografia è impoverimento e inaridimento del cuore. Dovete anche ricordare che la malattia e la sofferenza non sono castighi o condanne, ma occasioni per entrare nel cuore del mistero dell’uomo; che nel malato, nell’handicappato, nel bambino e nell’anziano, nell’adolescente e nel giovane, nell’adulto e in ogni persona, brilla l’immagine di Dio. Ma, soprattutto, dovete gridare al mondo che la vita è un dono delicato, degno di rispetto assoluto: che Dio non guarda all’apparenza ma al cuore; che la vita segnata dalla Croce e dalla sofferenza merita ancora più attenzione, cura e tenerezza. Ecco la vera giovinezza: è fuoco – l’altro vostro segno – che separa le scorie del male dalla bellezza e dalla dignità delle cose e delle persone; è fuoco che riscalda di entusiasmo l’aridità del mondo; è fuoco d’amore che infonde fiducia e invita alla gioia. Per essere tale la vostra giovinezza, però, deve arricchirsi di fedeltà e di sacrificio, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo, che conduce la Chiesa verso una rinnovata Pentecoste di speranza e di carità. Ecco, Lui è il fuoco, il fuoco dello Spirito Santo.

Siate missionari della vita! A costo di essere emarginati non abbiate paura di restare con Cristo!

8. Cari ragazzi e ragazze, siate missionari della vita; seguite Cristo e consacratevi al suo servizio, là dove Egli vi chiama e nella condizione in cui Egli vi ha posti. La famiglia, l’oratorio, il lavoro, il tempo libero, i gruppi e le associazioni a cui appartenete, sono i luoghi della vostra missione nel vasto panorama della nuova evangelizzazione. Proclamate con le parole e con la vita ciò che “avete ascoltato” e imparato dal Signore. Non è sempre facile; in certi momenti anzi si richiede un grande coraggio per rimanere coerenti alla propria fede e per assumere con franchezza la verità del Vangelo. A costo anche di essere emarginati, non abbiate paura di mantenere intatta la vostra fedeltà a Cristo. Egli, siatene certi, non vi abbandonerà mai. Carissimi, Cristo è l’amico più sicuro. Amico che non abbandona, amico che non delude. Le sue parole nel Vangelo sono esigenti, sono severe, ma sono parole piene di Verità. Questa Verità ci fa liberi, questa Verità costituisce il fondamento vero dell’amicizia: “voi siete miei amici, non vi chiamo più servi, vi ho chiamato amici”. Ci ha chiamato amici perché ci ha confidato tutto il mistero di suo Padre, mistero insondabile, mistero divino. Ci ha fatto entrare in questo mistero, ha condiviso con noi, sigillandolo con la sua croce e con la sua risurrezione. Crocifisso e risorto. Amico. Così come sta qui davanti a voi, questa sera, deve andare con voi questa sua effigie. Crocifisso e risorto deve andare con voi, ripetendosi in ogni situazione, in ogni momento, in ogni prova. “Ti ho chiamato amico”. Vi aiuti la Vergine Madre di Dio, Stella della nuova evangelizzazione, e vi sostenga in questo compito talora faticoso, ma sempre esaltante. Vi aiuti e vi sostenga e sia sempre come qui, sotto la croce, per ripeterci: “ecco tuo figlio, tua figlia”.

Ecco, tuo figlio e tua figlia, tutti noi, abbracciati a questo cuore materno della Vergine.

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