«Sono dispiaciuta, ma ricevo minacce»

«Se avessi saputo che tra il pubblico c’era un alunno della famiglia Iacono non mi sarei assolutamente permessa di urtare la sua sensibilità». Raggiunta al telefono nella giornata di ieri, l’attrice Tiziana Di Masi, pur mostrando riserbo, ha ricordato dal canto suo di essersi limitata a riportare fatti di cronaca, non potendo immaginare che tra i ragazzini delle medie ci fosse il figlio di una componente della famiglia Iacono.

Ha spiegato che la rappresentazione che si è tenuta al Troisi, con replica giovedì prossimo rivolta alle scuole superiori del territorio, è la 124esima di una lunga serie di spettacoli che hanno coinvolto il pubblico dalla Calabria al Trentino, dalla Sicilia alla Lombardia, sempre corredati dalle cronache dei luoghi, e che è la prima volta che accade un episodio del genere, rispetto al quale dichiara di essere veramente dispiaciuta. Al tempo stesso ha svelato di avere avuto alcune “antipatiche” ripercussioni dopo la sua performance sul palco.

Nelle ore successive, l’ufficio stampa della Di Masi ha fatto seguire una nota, diretta anche a Facebook, in cui si legge: «A seguito di questa rappresentazione, Tiziana è stata oggetto di insulti e minacce, via Facebook e con telefonate anonime».

Una situazione questa, come viene sottolineato nel comunicato, che sta mettendo a rischio la replica dello spettacolo che si dovrebbe tenere sempre a San Donato giovedì 31 gennaio, «creando problemi di ordine pubblico».

E la nota prosegue con l’annuncio: «Tiziana ha semplicemente raccontato fatti ampiamente documentati e non ha offeso nessuno, ponendo l’accento sulla necessità di scegliere da che parte schierarsi: se da quella degli spacciatori o di chi combatte la criminalità organizzata e lo spaccio di stupefacenti».

Arriva inoltre notizia che l’attrice «sul palco giovedì ribadirà quanto detto e il suo impegno in prima persona ad arginare la situazione che il ragazzo sta vivendo, specificando che la causa non è chi racconta il fatto, che avrebbe potuto leggere in qualunque altro giornale, ma la realtà dei fatti e il comportamento di bullismo di cui il ragazzo è vittima».

G. C.

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