Siria e Libia, un appello alla coscienza

Mentre il mondo occidentale è polarizzato dalle (pessime) notizie sul fronte finanziario, la questione medio-orientale continua ad acuirsi. Il Papa è intervenuto con parole molto sagge e altrettanto pressanti su due conflitti così simili e così diversi, in Siria ed in Libia. Sulle due vicende la diplomazia occidentale ha adottato, con evidente insuccesso, due metodi opposti. Da un lato l’intervento militare aereo, dall’altro la condanna e le sanzioni.L’impasse in Libia porta con sé l’impotenza in Siria, mentre quella “primavera” che in Egitto e Tunisia ha determinatola caduta dei due regimi, pure “filo occidentali”, sarà sottoposta alla prova di elezioni su cui gravano incognite sempre più evidenti. A questo ovviamente si deve aggiungere la pressione migratoria, che continua a ricadere in misura decisiva sull’Italia.Ne risulta un senso di impotenza diffuso, che mette in evidenza la debolezza crescente degli Stati Uniti e dei principali Paesi europei, come Francia e Gran Bretagna. Non si deve dimenticare infatti l’immediato disimpegno dal dossier libico della Germania.In una situazione così ricca di contraddizioni ecco allora la voce di Benedetto XVI, il suo appello alla coscienza della comunità internazionale, che parte ed arriva dalla concreta situazione delle persone. E’ stato il filo rosso degli interventi pontifici fin dall’inizio dei sommovimenti in diversi paesi arabi. E così, ancora una volta il Papa ripete di seguire “con preoccupazione i drammatici e crescenti episodi di violenza in Siria, che hanno provocato numerose vittime e gravi sofferenze”.Cosa possono fare in concreto i cattolici, che sono una minoranza non irrilevante in quel paese cruciale nella complessa e travagliata carta del medio Oriente? Si tratta innanzi tutto di “pregare, affinché lo sforzo per la riconciliazione prevalga sulla divisione e sul rancore”. C’è poi da mettere veramente mano ad una svolta, per cui il Papa rinnova ai governanti ed alla popolazione siriana “un pressante appello, perché si ristabilisca quanto prima la pacifica convivenza e si risponda adeguatamente alle legittime aspirazioni dei cittadini, nel rispetto della loro dignità e a beneficio della stabilità regionale”.Secondo Benedetto XVI e la diplomazia vaticana dunque ci sono margini per ritrovare una stabilità: la Siria infatti gioca un ruolo molto delicato nei precari equilibri della regione ed è uno dei Paesi con una più significativa presenza cristiana, in particolare dopo le guerre in Iraq.Ancora più chiare le parole sulla Libia, “dove la forza delle armi non ha risolto la situazione”. L’unica strada è “rilanciare con convinzione e risolutezza la ricerca di un piano di pace per il Paese, attraverso il negoziato ed il dialogo costruttivo”.Non è facile essere ottimisti, ma le parole del Papa dimostrano che, cambiando davvero registro, ed operando con realismo e nello stesso tempo con attenzione vera alla gente, si possono dare risposte adeguate a una situazione nuova, che le vecchie logiche non padroneggiano più.

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