Siano i presidi a scegliere le imprese

Può un prezzo relativo alla sostituzione dei cardini di una finestra essere più alto del rischio della stessa incolumità di un alunno? A sentire il mio collega della scuola media “Verga” di San Donnino, in provincia di Firenze, pare proprio di sì. E’ accaduto che un alunno intento a chiudere la finestra della propria aula abbia dovuto far fronte al suo improvviso distacco dai cardini evidentemente malconci. La provvida reazione del ragazzo nulla ha potuto per evitare, purtroppo, le conseguenze dell’incidente che ha coinvolto anche il suo compagno di banco. I due ragazzi sono stati subito soccorsi dall’intervento dei medici del 118 rapidamente allertati. Per la cronaca entrambi se la sono cavata con qualche escoriazione. Per come sono andati i fatti poteva essere l’ennesima tragedia. Ancora una volta dobbiamo fare i conti con una scuola, una delle tante, che in fatto di sicurezza lascia evidentemente a desiderare. E’ lo stesso preside, Osvaldo Di Cuffa, a spiegare come sia mai potuto accadere l’improvviso cedimento di un infisso che per fortuna non ha causato gravi conseguenze. Si viene così a sapere che il mio collega, nell’ambito del progetto «#scuolebelle», è riuscito ad ottenere dei finanziamenti dal Ministero proprio per interventi di manutenzione destinati a infissi, idraulica e imbiancatura di pareti. Ma, stando sempre alla versione fornita dal mio collega, la ditta chiamata ad eseguire i lavori, una multinazionale convenzionata con il Ministero, si è dichiarata non in grado di eseguire lavori di riparazione dei serramenti. Se così fosse siamo di fronte ad un ulteriore caso di raggiro delle regole da parte di una ditta appaltatrice non in grado di assicurare i lavori per i quali ha ottenuto, invece, la convenzione. Colpa del preside? Mi dispiace, ma per quanto ne abbia capito, direi proprio di no. Il mio collega lamenta, infatti, l’obbligo di affidarsi alle ditte convenzionate con il Ministero. Un sistema che potrebbe andar bene per l’acquisto di materiale di facile consumo o di materiale informatico, non così si può dire per le opere di manutenzione strutturali. A mio avviso meglio sarebbe se i presidi avessero la possibilità di gestire autonomamente le risorse assegnate, ricorrendo al libero mercato mediante l’indizione di gare d’appalto. Si eviterebbe così di essere costretti a reperire una ditta tra quelle convenzionate, accettando tutto a scatola chiusa, mentre, invece, sarebbe più prudente affidare i lavori a ditte specializzate, reperibili sul territorio che darebbero più garanzie poiché conosciute e forse si arriverebbe persino a ottenere dei significativi risparmi. Naturalmente ricadrebbe sul preside tutta la responsabilità delle scelte fatte. In questo caso più che di poteri parlerei di responsabilità definite. Eppure la realtà e ben altra. La realtà è che a rispondere di tutto ciò che altri fanno nella scuola è sempre lui: il preside, anche se in tema di sicurezza le responsabilità, talvolta, sono condivise con i docenti responsabili della sicurezza. E’ il caso del Liceo “Darwin” di Rivoli dove perse la vita lo studente Vito Scafidi le cui responsabilità hanno portato alla condanna penale dei docenti che si occupavano di sicurezza. I tempi, evidentemente, non sono ancora maturi per una diversa cultura delle responsabilità e questo nonostante che il tema della prevenzione e della sicurezza nelle scuole abbia assunto connotati sempre più precisi. Abbiamo assistito troppe volte a fatti incresciosi di solai e controsoffitti che sono caduti a pezzi sulle teste di alunni e docenti.Oramai è a tutti chiaro che moltissime nostre scuole soffrono di problemi di vetustà, portando il livello di allerta al massimo grado. Si parla di edifici vecchi di decine di anni peraltro strutturalmente non più rispondenti alle odierne metodologie didattiche in tema di istruzione e formazione. Questo al Ministero lo sanno perfettamente. Come pure sanno i tanti rischi che corrono quotidianamente alunni e docenti costretti dalle circostanze ad affidarsi al buon senso di quanti operano in questi ambienti, sapendo già che nessuna alternativa può ripararli da una eventuale sorte avversa. Se mai un’alternativa dovesse essere presa in considerazione, questa altro non è che chiudere molti edifici scolastici con conseguenti gravi problemi che una tal decisione imporrebbe. L’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva della fine del 2014 sulla sicurezza, qualità e accessibilità delle scuole, presenta una situazione a dir poco drammatica. Su 41 mila edifici scolastici pochissimi sono quelli provvisti di certificato di agibilità statica e prevenzione incendi; oltre il 70% delle scuole presentano lesioni strutturali; più della metà si trovano in zone a rischio sismico, mentre il 25% si trovano in zone a rischio idrogeologico; il 40% presenta un pessimo stato di manutenzione con distacchi di intonaco, di infissi insicuri, lesioni alle pareti, impianti elettrici non a norma. Occorre una sorta di rivoluzione culturale che porti a considerare la scuola una priorità nazionale con grossi investimenti stimati dalla Protezione Civile in tredici miliardi di euro. Una cifra enorme che solo con l’intervento di privati potrebbe trovare concretezza. Il mio collega ha ricevuto poche migliaia di euro per far fronte a problemi di manutenzione. Una cifra ben lontana da quella necessaria per affrontare con decisione problemi di degrado strutturale. E siamo arrivati al punto dolens. Più che gli interventi di imbellettamento, più che i tanti interventi di manutenzione su strutture dichiaratamente vetuste, a garantire la sicurezza dei nostri studenti può forse una diversa politica di investimenti che abbia come preciso obiettivo quello di costruire nuovi edifici scolastici. La scuola italiana ha bisogno di strutture più rispondenti ai nuovi metodi di insegnamento, ha bisogno di ambienti più accoglienti ove studenti e docenti possano trovare concrete motivazioni nel sentire e vivere la scuola come un habitat più attento ai loro bisogni sociali e formativi. Si vogliono le scuole aperte anche pomeriggio e sera per accogliere ragazzi decisi a vivere esperienze rispondenti ai propri interessi culturali. Teatro, musica, nuovi orizzonti linguistici, formazione permanente aperta agli adulti sono solo alcune delle tendenze culturali che si vanno imponendo con più attenzione. Ma con le strutture che ci troviamo e calcinacci che cadono sulle teste, a quale santo votarsi per ringraziarlo dello scampato pericolo? Mi dicono a San Giulio d’Orta. E io prego!

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