Si susseguono segnali positivi di lieve ripresa

Una rondine non farà primavera, ma l’infittirsi di rondini certo non preannuncia l’inverno. Così è vero che siamo e rimaniamo in recessione; che siamo sull’orlo della deflazione; che la disoccupazione rimane alta e la crescita del Pil si aggira attorno a quota zero. Ma da più parti stanno arrivando segnali che fanno ben sperare: se va come va, il 2015 sarà sicuramente meglio del 2014. Niente di decisivo, ma molto di significativo: il mercato delle automobili ha ripreso a tirare, le immatricolazioni crescono. E stanno crescendo, seppur debolmente, pure i consumi interni, che vedevano da troppo tempo il segno meno. Anche il tasso di disoccupazione ha fatto registrare un piccolissimo decremento: sempre meglio che vederlo continuamente salire come in questa prima parte di decennio. E le agevolazioni alle nuove assunzioni previste dal Jobs Act – magari associate ad una ripresina economica – fanno solo ben sperare nel futuro.Ma la rondine che più ci ha entusiasmato scorgere nel cielo, è stata il dato delle vendite dei macchinari industriali. Una crescita a doppia cifra sia nelle vendite interne, sia nell’export. Ma è particolarmente significativo il fatto che stiano aumentando gli acquisti nazionali: segno di bisogno, se non addirittura di voglia di investire, di crescere. Perché sono stati proprio gli investimenti a colare a picco nei mesi scorsi; e se non si investe, non si cresce. Un esempio? Fiat (cioè Fca) ha indovinato una serie di modelli che ora le permettono di investire negli stabilimenti italiani, di allestire nuove catene di montaggio, di richiamare al lavoro i cassintegrati e addirittura di fare nuove assunzioni al Sud. C’è di peggio nella vita… A confortare vieppiù gli addetti ai lavori è poi il panorama complessivo attorno al sistema-Italia. Turbolenze politiche ridotte, qualche riforma al varo, ma soprattutto fattori esogeni uno più positivo dell’altro: basso prezzo degli idrocarburi, bassissimo costo del denaro, grande liquidità in circolazione che qualche “sfogo” dovrà pur trovare (se Bot e Btp non rendono nulla, facile che questa liquidità si riversi sull’economia reale), deprezzamento del valore dell’euro che favorisce le esportazioni. Una manna, per un Paese vocato all’export come è il nostro. Insomma ci sono tutte le condizioni buone per cercare di vincere la partita. E qui sta il punto: anche non facendo nulla (di buono), l’economia italiana dovrebbe rimbalzare nel corso di quest’anno. Il rischio è che la crescita si riduca a poca cosa, che non si faccia nulla per irrobustirla e quindi per aprire un ciclo economico positivo per diversi anni. Ci troviamo a giocare una partita decisiva con un paio d’assi in mano. Se ce li giochiamo con attenzione e impegno, abbiamo la possibilità di portare a casa un sacco di punti. Forza e coraggio dunque, perché se invertiamo la spirale negativa, se facciamo ripartire i consumi (quindi la produzione, quindi l’occupazione, quindi le entrate fiscali e via di seguito), il dividendo da incassare sarà pari a una nuova primavera italiana.

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