Sì al riordino, ma si decida in Lombardia

La Lega Nord è da sempre favorevole al riordino istituzionale con la prima finalità della semplificazione e sburocratizzazione nel rapporto tra pubblico e privato, mantenendo però al centro le necessità del cittadino. Cittadino che deve poter scegliere i propri rappresentanti all’interno delle istituzioni attraverso le elezioni e controllarli nel loro operato. Per questo la Lega Nord, da sempre federalista nella propria attività politica, si è impegnata per principi che, tra l’altro, mirano alla responsabilizzazione degli amministratori che utilizzano risorse pubbliche, risorse che devono derivare il più possibile da imposizione diretta. La Lega Nord è quindi favorevole al riordino delle Province purchè vengano salvaguardati alcuni principi irrinunciabili, quali: l’elezione diretta degli amministratori; la peculiarità ed identità storica, culturale, geografica dei territori; l’affinità socio-economica e morfologica, la prossimità viabilistica e di collegamenti con la rete dei trasporti pubblici e con le direttici di comunicazione; l’efficienza amministrativa/oculatezza finanziaria e la flessibilità organizzativa regionale; presenza di enti amministrativi già co-gestiti (ad esempio parchi, Comunità montane, istituzioni scolastiche, ecc. È questa la prima parte della proposta di revisione dei criteri del provvedimento che lo scorso 3 agosto la Lega Nord ha sottoposto al presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni. Il documento è stato presentato dal vice presidente di Regione Lombardia e capo delegazione della Lega Nord Andrea Gibelli e dal consigliere della Lega Nord e delegato della segreteria nazionale della Lega Nord per le province Ugo Parolo, alla riunione del gruppo consiliare della Lega Nord lombardo in cui erano presenti anche il segretario nazionale della Lega Lombarda Matteo Salvini e il capogruppo della Lega NordStefano Galli. Bisogna sottolineare che la Regione Lombardia è la prima in Italia per efficienza, capacità politica, erogazione dei servizi, produzione di Pil e deve essere riferimento a livello nazionale per le altre Regioni e non può essere assolutamente complice di questo disastro. Pertanto la proposta della Regione Lombardia, che sarà trasmessa al Governo, dovrà necessariamente tenere in considerazione, in modo razionale, quanto sopradetto e quindi potrà anche non ottemperare pedissequamente ai criteri fissati dalla deliberazione del consiglio dei Ministri del 20 luglio 2012.

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