Sgomberare le macerie di ieri e di oggi

È sempre più lontano, il 25 aprile 1945, ma molte continuano ad essere le suggestioni della Festa della Liberazione, in un’Italia confusa e molto, molto preoccupata. E più che mai quest’anno, con la crisi economica e lo stallo del sistema politico, cui l’elezione del Presidente della Repubblica sta finalmente dando il primo abbrivio.Così è utile cercare di cogliere la lezione essenziale del 25 aprile. La liberazione, cioè la fine della guerra e il definitivo crollo del sistema nazifascista in Italia e in Europa, è il risultato di una precisa scelta e di una lotta, che genera un riflesso di convergenza, pur nella evidente distinzione dei soggetti. La guerra e la guerra civile vedevano contrapposti due fronti, tedeschi e alleati, appoggiati rispettivamente dal fascismo repubblicano e dalle forze politiche del comitato di liberazione nazionale. L’Italia libera nasce dalla sconfitta dell’orizzonte totalitario nazifascista. La democrazia nasce dalla lotta contro la dittatura: ha una chiara radice antifascista, segnata dal sacrificio di tanti, che non hanno esitato a dare la vita per il bene.A questo obiettivo collaborano forze diverse, che rapidamente si polarizzano su una nuova frontiera di una guerra per fortuna non più cruenta, ma “fredda”, tra Usa e Urss, che divide l’Europa e anche il sistema politico italiano.Le forze che collaborano per costruire una democrazia antifascista si dividono, ma sanno mantenere una reciproca legittimazione, che le porta, pur nella contrapposizione, a forme diverse di collaborazione. Una ventina d’anni fa si è anche arrivati nel discorso pubblico a ricomprendere, pur nella ribadita e ovvia condanna del fascismo, anche la pietas per i cosiddetti “ragazzi di Salò”, completando un percorso di costruzione di una memoria collettiva condivisa, che però resta fragile, molti avvertono come precaria.Ecco perché è importante lavorare sulle due dinamiche fondamentali che il 25 aprile ci ricorda, cioè il valore della democrazia e della reciproca legittimazione tra forze che restano profondamente diverse, ma possono cooperare. Agli albori di una nuova stagione del sistema politico italiano che si dovrebbe disegnare con spirito costituente, forse bisogna proprio ripartire da qui. E di qui esorta a ripartire, nei due sobri interventi prima e dopo la ri-elezione e poi nel solenne discorso alle Camere in occasione del giuramento il presidente Napolitano.Il 25 aprile di quest’anno, più che mai, libertà fa rima con responsabilità, la parola chiave di quest’Italia litigiosa e smarrita. Lo ha anche ricordato Papa Francesco, nel messaggio a Napolitano, richiamando alla “responsabile cooperazione di tutti”. Ed indicando obiettivi di “concordia, solidarietà e speranza” che così si possono raggiungere.Ritorniamo così alle macerie, non solo materiali della guerra, e ad un percorso che, dalla Liberazione, arriva alla ricostruzione, allo sviluppo ed al benessere diffuso: probabilmente il nesso che unisce queste tappe tra loro fortemente connesse è proprio il senso di responsabilità, dei singoli, a partire dai vertici, e poi dell’intera società. Urgono risposte ed esempi credibili.

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