Senza figli la società muore

Siamo ancora a dire sulla manovra economica che ci sta occupando, tutti, in questi giorni.Uno dei capitoli del dibattito in corso riguarda le pensioni. Immediato è stato l’allarme sociale che ha costretto a rivedere i mancati aumenti per le pensioni più povere, concessi ogni anno in rapporto all’inflazione. E’ conseguito il discorso complessivo sulle pensioni : il loro numero (16 milioni), le entità maggiori e quelle minime, l’età del pensionamento, il facilismo pensionistico del passato non del tutto cancellato,, le prospettive del futuro immediato e quelle del futuro che riguarda i giovani lavoratori dei nostri giorni.Quelli cosidetti “precari” a che età andranno in pensione, con che somme mensili?Le risposte sono sempre ipotetiche ma molto preoccupate.In pensione si andrà a 65/70 anni : con almeno 40 anni di contributi; la somma sarà forse pari al 50% dell’ultimo stipendio, e perciò insufficiente per una vita dignitosa.In tutto questo dire manca, a mio avviso, una attenzione che dovrebbe essere prima di tutte e che interessa il fondamento del discorso. Non ci saranno pensioni decenti se non ci sarà un numero di lavoratori capaci di fornire mezzi adeguati di pagamento. Se i pensionati diventano 25/30 milioni per l’invecchiamento della popolazione, chi fornirà ogni mese i soldi loro spettanti?Il problema di fondo in questo campo (come del resto in tutti gli ambiti della crisi in atto) è quello demografico. I giovani non si sposano più, vanno a convivere. Quanti desiderano e mettono al mondo figli? Le famiglie numerose sono guardate come una disgrazia.La più alta aspirazione delle donne non sembra essere la maternità. Un figlio, al massimo due, è il programma di gran lunga più diffuso tra gli sposati…Senza figli, è chiaro, non c’è futuro, per nessuno. La società, tutta, muore!Tra quaranta- cinquanta anni, l’Italia e gli italiani saranno un ricordo. Gli stranieri – numerosi – pensano al loro Paese….. E prima di morire in Italia si sperimenterà un’agonia dolorosissima, da parte di tutti. La crisi in atto è un segno di questa agonia già iniziata, nel nostro Paese, in questa nostra Italia.Una manovra economica efficace e di prospettiva, di grande respiro non può avere come primo obbiettivo il pareggio del bilancio statale. Questo è necessario. Ma ancora più urgente è un programma che metta al centro il sostegno e le iniziative capaci di aiutare e far crescere la cultura e il pensare positivo, fecondo. Molto concretamente si devono aiutare, con risorse urgenti e ingenti, soprattutto le famiglie che hanno i figli, e quelle numerose in particolare. E’ necessario porre in rilievo il grande valore sociale di quelle persone che compiono tali scelte, esprimerne l’apprezzamento da parte di tutti gli operatori e delle istituzioni.Purtroppo i dati diffusi in questi giorni, riferiti ai matrimoni, alle separazioni, ai divorzi sono a dir poco tragici.E i nostri governanti?E’ rimasta solo la Chiesa, la cui voce viene resa sempre più flebile, a inneggiare alla famiglia fondata sul matrimonio sacramento, cioè sull’amore totale, fedele, fecondo, generoso. Sull’amore di Dio Trinità.

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