Senatori a vita troppo “colorati”?

La libertà di parola è una conquista irrinunciabile. Tutti hanno il diritto di esprimersi e di manifestare consenso o dissenso, affidando al giudizio degli altri il proprio pensiero. Sembra ragionevole ritenere, tuttavia, che di tale prezioso strumento non si deve fare abuso, pratica cui non pochi, che si autodefiniscono opinionisti, molto spesso si dedicano. Un vecchio esponente della politica locale, ormai da tempo trasferitosi nella “grande prateria”, con cui sono stato brevemente in contatto, amava definire i vaneggiamenti verbali, “eccessi di democrazia”. Esprimo certezza che avrebbe beffardamente liquidato con quella sua efficace circonlocuzione gli insipidi commenti che stanno, in questi giorni, accompagnando le nomine dei quattro senatori a vita...Secondo un asfittico teorema, il Presidente della Repubblica, nel decidere l’ingresso a Palazzo Madama di Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Giorgio Piano e Carlo Rubbia, avrebbe tenuto in primaria considerazione il Letta-bis, ovvero il governo che dovrebbe succedere all’attuale, cui assicurare il sostegno dei quattro neo-nominati, perciò, inequivocabilmente, collocati a sinistra. Purtroppo non posseggo la “verve” spiritosa e graffiante di Giorgio Gaber. Posso solo rivisitare il suo celebre pezzo, “Destra, Sinistra” per recuperare qualche spunto adatto a sottolineare la stravaganza di tale tesi. Dentro la folgorante carriera di Claudio Abbado, milanese “doc” appare poco evidente un riscontro tale da permetterne la collocazione tra i proseliti di Antonio Gramsci. Avrà di certo le sue idee, saldamente fondate sull’utilizzo ben dosato della propria superiore intelligenza, ma mi riesce davvero difficile immaginarlo mentre indottrina la sezione archi dei Berliner sul pensiero di Friedrich Engels. C’è tuttavia, qualcosa che la sua elegante figura inequivocabilmente evoca. I tratti somatici, le movenze, gli atteggiamenti, trasudano cultura e la cultura, chissà per quale cervellotico archetipo, viene identificata con la sinistra. Un acceso dibattito ha diviso e continua a dividere il mondo della ricerca biologica e medica sull’utilizzo degli embrioni per l’estrazione di cellule staminali. Vi sono in proposito risvolti di natura etica sui quali si può sensatamente discutere, mantenendo le opportune distinzioni dagli aspetti puramente scientifici correlati alle potenziali, benefiche ricadute nella cura di gravi patologie. Per quella strana, inveterata mania degli schieramenti, chiunque si pronunci, sia pure ampiamente argomentando, sulle proprie scelte, deve essere etichettato con un colore ideologico e politico. Se, in Italia, ci si dichiara a favore del progresso e dell’innovazione viene invariabilmente dipinto, gli piaccia o no, con il classico pigmento ocra,variante rossa. Elena Cattaneo, laureata in biotecnologie, specializzata al MIT, direttrice del laboratorio milanese Stem Cell Biology and Pharmacology of Neurodegenerative Disease, presso la Statale meneghina, nonchè coordinatrice delle attività di altri quindici laboratori nell’ambito del progetto europeo NeuroStemcell, è intervenuta ripetutamente in favore della libertà di ricerca, manifestando dissenso nei confronti del divieto sull’uso delle staminali embrionali, così procurandosi, la purpurea connotazione. Carlo Rubbia, uno dei pochi diamanti della scarsa collezione di Nobel italiani, è entrato, qualche tempo fa, in rotta di collisione con un esponente politico di conclamata incompetenza. Costui, insieme ad altri esponenti della coalizione governativa in carica, voleva varare un progetto di estesa nuclearizzazione del territorio italiano. Il professore goriziano, che ha ricevuto 28 lauree honoris causa, ha abbandonato per protesta il suo incarico, andando ad offrire le sue geniali intuizioni all’estero. La sua opposizione alle centrali nucleari è ben lungi dall’avere motivazioni ideologiche, ma gli stacanovisti dello sproloquio non hanno resistito alla tentazione di “collocarlo”, tra gli ospiti di Fabio Fazio. Le opere architettoniche firmate da Renzo Piano in Italia e all’Estero ormai non si contano più, né può essere messo in discussione il prestigioso contributo alla genialità italiana. C’è una sola macchia nel suo curriculum costellato da successi: pare abbia dimostrato, in passato, ammirazione per il concittadino Fabrizio de Andrè. I compilatori di ricette usano in questi casi l’acronimo q.b.(quanto basta). Giorgio Napolitano avrebbe ricevuto meno critiche se avesse emulato Caligola, almeno che non si fosse trattato di un sauro… Più che “eccessi di democrazia” queste sono semplicemente” fesserie”.

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