Sembra un Paese al contrario

Esistono disparità crescenti tra generazioni e lavoratori. È questa l’impressione che si trae dalla lettura del rapporto Inps 2010. Sembra davvero che l’Italia promuova chi non avrebbe bisogno di esserlo e annichilisca chi si trova, invece, nei momenti più importanti e “difficili” del proprio percorso professionale e di vita. Le disparità spaventano. Il rapporto, infatti, tra quanto percepisce oggi un dirigente e l’entità della pensione di un “atipico” (co.co.co /co.co.pro) è di 40 a 1. Preoccupa, direi, anche perché questa fetta di lavoratori è destinata ad aumentare sensibilmente, coinvolgendo figure professionali eterogenee. Una categoria sociale di “svantaggiati” per i quali non sembra, a differenza di quanto sta avvenendo nel resto d’Europa, le cose potranno migliorare a breve.

La classifica delle pensioni è dunque così articolata: i dirigenti 3.788 euro (al mese), 2.000 euro i telefonici, 1.500 euro l’area dei trasporti. Gli altri tutti sotto gli 800 euro. I preti s’accontentano di 574 euro e i co. co. co. finiscono a 121 euro al mese. Permangono all’interno di questo quadro le diseguaglianze a cui, ormai, siamo abituati. In particolare quelle riguardanti le diverse aree del Paese e sopratutto le differenze di trattamento che riguardano le donne. L’Inps, per il ruolo e la tipologia di servizi che eroga permette una fotografia precisa di quanto sta avvenendo e, sopratutto, del risultato delle politiche sin ora adottate. In tutti i sensi, possiamo dire, abbiamo accantonato il futuro del Paese, promuovendo, oltre ogni logica, il passato. E’ proprio quell’idea di futuro a cui le precedenti generazioni erano abituate, che sembra, inesorabilmente, venire meno. Come non collegare questa impietok

sa fotografia con le mobilitazioni dei giovani di questi giorni in Spagna e ancora prima, in Francia, quando i giovani immigrati delle periferie francesi avevano coniato lo slogan di queste generazioni:“il futuro è questa notte!”.

C’è da chiedersi, quindi, se chi osserva tali fenomeni, costruendo politiche, sia pienamente consapevole del fatto che se è sempre più difficile avere chiaro quando finirà “la notte” che sembra abbracciare le risorse migliori del Paese. Per questo, oggi più che mai, non possiamo eludere la domanda circa la sostenibilità sociale del sistema che è stato costruito. I fenomeni sociali non seguono le leggi della statistica. I tempi sono maturi, sopratutto moralmente, per imprimere una svolta. Redistribuendo quei diritti che fanno oggi dell’Italia un Paese al contrario!

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