Scuola e Covid, quanti disagi con la didattica a distanza

Gli esiti di un sondaggio tra i genitori nell’area tra Lodi, Crema e Cremona

Stress, noia, apatia, stanchezza, ansia, nervosismo e solitudine. Sono i primi sintomi legati alla didattica a distanza e rilevati nei bambini e nei ragazzi, tra i 6 e i 17 anni, da oltre il 64 per cento dei genitori partecipanti (167) a un sondaggio online, effettuato su un campione di 260 persone dalla Società cooperativa sociale vivaio famiglia di Spino. Il Sondaggio sui minori e la scuola al tempo del Covid rileva, invece, nel 26,2 per cento (68 casi) disturbi come dipendenza, disimpegno, regressione e deconcentrazione. Il 9,6 per cento (25 alunni)non ha evidenziato alcun disturbo. Sessantacinque persone (25 per cento), al contrario, hanno riscontrato addirittura effetti positivi: autonomia dei figli, sviluppo di nuove capacità, impegno e responsabilità.

Un giudizio problematico

«Il sondaggio online – riassume il referente Andrea Seghizzi – ha ricevuto 260 risposte, soprattutto nella nostra zona, Lodi, Cremona e Spino. Poi abbiamo esteso il questionario a tutta la Regione Lombardia e alle altre regioni.. Ho usato il sondaggio anche per un incontro riservato a Spino. Ho invitato, martedì scorso, i presidi di Spino e Crema, alcuni insegnanti e genitori. Abbiamo sollecitato un confronto per portare la testimonianza di quello che emerge nel sondaggio e poi per provare a stimolare delle soluzioni compatibili con tutte le norme, che poggino le basi in maniera solida su una formazione valida che non sia la didattica a distanza che abbiamo tutti quanti valutato in maniera molto negativa. La cosa principale che è emersa e che ho toccato con mano è stato vedere un grande bisogno della scuola di uscire da questo gioco di contrapposizione scuola-genitori. C’è bisogno di trovare degli alleati nei genitori per ripensare pratiche e affrontare insieme alcuni problemi. Ragionare insieme serve a uscire dalla propria prospettiva che, in un caso e nell’altro, è limitata».

La terapeuta pediatrica

Dal punto di vista psicologico, la didattica a distanza, commenta la terapeuta pediatrica Margherita De Vizzi, «ha avuto degli effetti diversi a seconda dei casi. Qualche bambino – spiega De Vizzi – è addirittura migliorato. Sto parlando di bambini dai 3 agli 8 anni circa. Quelli che soffrono un po’ l’asilo hanno beneficiato di ritmi più tranquilli e meno stressanti». Ma non è andata così per tutti. «Ho un paziente – spiega – che stava sviluppando un grosso timore dell’esterno. Non voleva più uscire neanche sul balcone. Dipende molto, anche, da come hanno vissuto in famiglia questo periodo. Come per gli adulti, bisogna guardare le situazioni caso per caso. Dipende dalle condizioni di fragilità di partenza, da come i bambini vivevano scuola e asilo e dalla famiglia. Anche gli adulti hanno reagito diversamente». I bambini che hanno subito di più, sia la didattica a distanza che il lockdown sono stati i bambini con difficoltà «come i disturbi dello spettro autistico che hanno bisogno di lavorare sull’aspetto relazionale. È mancato lo scambio con i pari. Alcuni bambini poi si sono trovati con entrambi i genitori in ospedale, con conseguenze emotive pesanti». Qualcuno si è trovato, in casa a parlare con gli amici immaginari, «ma questo potrebbe essere positivo – annota De Vizzi -. Significa che il bambino mette a frutto la sua creatività per trovare compagnia, a meno che non sia uno spostamento dalla realtà, allora potrebbe essere segno di un disagio».

Per quanto riguarda in particolare la didattica a distanza, per De Vizzi, è mancata, in generale «la possibilità di scambio con i pari, magari c’è stato un rallentamento nello sviluppo delle competenze, proprio per questa mancanza di confronto con i compagni. Penso che l’anno prossimo arriveranno molti bambini con problemi relazionali da risolvere».

Un esempio la De Vizzi ce l’ha in famiglia. «Mio figlio in prima elementare, ha fatto solo qualche mese - spiega - e poi è rimasto a casa. Avrà capito cos’è il gruppo classe, quali sono le regole, che differenza c’è tra le insegnanti della materna e delle elementari? L’anno prossimo dovrà ricominciare da capo. Alcuni alunni che avevano l’insegnante di sostegno o l’educatore non sono stati seguiti e questo diventerà un problema importante, anche perché non tutti i genitori hanno avuto l’energia sufficiente per far fronte a tutto. Ho sentito famiglie affaticate. I bimbi iperattivi o autistici, per esempio, si sono ritrovati senza attività esterne, i genitori ci chiamavano per chiedere quando avremmo riaperto il centro. Noi non li abbiamo mai lasciati soli, ma si sentivano comunque abbandonati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA