SANT’ANGELO Si riparte dalla musica: la banda Santa Cecilia è tornata in concerto

Da quando è arrivata la pandemia tutto è stato sospeso, ora l’ensemble ha ripreso con il luglio cabriniano

Sant’Angelo ha accolto con entusiasmo l’esibizione del corpo bandistico Santa Cecilia che, in occasione del Luglio Cabriniano, è tornato a suonare dopo un anno e mezzo di blocco totale a causa del Covid. «L’ultimo concerto era stato un evento benefico organizzato a Lodi nel gennaio 2020, poi è arrivata la pandemia, e da allora non ci siamo più potuti incontrare», racconta Letizia Vitaloni, presidente della banda, che è diretta da Alessandro Grioni e composta da una trentina di elementi, ed è una delle formazioni più attive e conosciute nel Lodigiano. «Purtroppo, fin dalla prima zona rossa siamo rimasti bloccati, e non abbiamo potuto nemmeno provare insieme – prosegue -. Non essendo professionisti, ma amatori, la normativa di fatto è poco chiara, e così per sicurezza abbiamo sospeso tutto. Anche perché, trattandosi di strumenti a fiato, evidentemente non possiamo indossare la mascherina». L’unica proposta rimasta attiva, in questi due anni, è stata la scuola di musica per i ragazzi, realizzata con didattica a distanza. «Il 15 luglio 2020, in realtà, abbiamo suonato l’inno per Madre Cabrini dopo la Messa, ma soltanto quello, e praticamente senza prove: è stata come un’illusione, ma poi con la seconda ondata tutto si è interrotto». Settimana scorsa, invece, la banda ha suonato un vero e proprio concerto, accompagnando l’elevazione spirituale costruita sui testi scritti da Antonella Dalu, che ha organizzato lo spettacolo insieme al parroco don Ermanno Livraghi e al gruppo “Una santa per amica”.

«Antonella Dalu ha proposto una selezione di testi scritti da lei – spiega Vitaloni -, tra cui una rivisitazione di un brano di Achille Mascheroni. Alle letture si sono alternate la banda e la solista Anna Gragnanello con Mario Quartieri al pianoforte». Il repertorio dell’ensemble Santa Cecilia, ovviamente, era limitato, anche perché non era facile riprendere tutto d’un fiato dopo un anno: «Nonostante l’autorizzazione del sindaco, siamo riusciti a fare soltanto due prove all’aperto. Purtroppo, non era sufficiente per costruire un nuovo concerto, così ci siamo concentrati sulle marce, sull’Inno di Mameli e quello della Cabrini scritto da Giovanni Bracchi. D’altronde, si tratta dei pezzi classici del nostro repertorio, che fanno parte della nostra tradizione che non vogliamo perdere. Speriamo di riuscire a lavorare ad altre esibizioni per settembre, quando inizieranno le varie sagre, e che la situazione possa consentire processioni e manifestazioni per tornare davvero alla normalità».

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