SAN GIULIANO Container sganciato, autista morto: imprenditore moldavo di Casale a processo

L’incidente nel 2015 sulla bretella tra tangenziale e A1, secondo l’accusa la vittima non venne informata sui sistemi di bloccaggio del carico

Carlo Catena Un imprenditore moldavo di 43 anni residente a Casalpusterlengo, D.S., è finito sotto processo a Lodi per l’accusa di “cooperazione in omicidio colposo in conseguenza di violazione di norme sulla sicurezza sul lavoro”, in relazione all’incidente stradale mortale che nel pomeriggio del 20 gennaio del 2015 in autostrada a San Giuliano Milanese era costato la vita al camionista 53enne Mihai Gavril Lupu, nativo della Romania e residente con la moglie connazionale a Casale Cremasco - Vidolasco. L’imprenditore, alla guida di una cooperativa di trasporti e servizi che nel frattempo è fallita, secondo la Procura di Lodi non avrebbe adeguatamente formato l’autotrasportatore, in particolare in merito al corretto serraggio dei ganci “twist locks” che servono per tenere bloccati i container sui rimorchi dei tir. Secondo la ricostruzione della polizia stradale di Milano Ovest e del consulente del pm Sara Mantovani, quel pomeriggio di sette anni fa il camionista, alla guida di una trattrice Renault, avrebbe imboccato la rampa di collegamento tra la tangenziale ovest e l’A1 verso San Donato a una velocità di circa 70 chilometri orari, a fronte di un limite di 40. Giunto al tratto in discesa e in curva stretta a a sinistra subito dopo il cavalcavia sopra l’A1, il container che trasportava sul rimorchio si sarebbe spostato, provocando il ribaltamento del camion. La cabina di guida aveva impattato contro il guard rail e l’autotrasportatore era stato sbalzato all’esterno. Era stato ritrovato in condizioni gravissime a circa 15 metri di distanza dall’autoarticolato, riverso nella corsia di emergenza, ed era morto in ambulanza durante il trasporto in ospedale.

Il processo proseguirà all’inizio di giugno con l’interrogatorio di ulteriori testimoni. L’imprenditore si sta difendendo con avvocati di fiducia in quanto ritiene di non aver avuto responsabilità. La vedova del camionista è costituita parte civile e non ha potuto essere risarcita dall’azienda.

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