San Donato, Brait risponde ai magistrati per tre ore sul caso dell’appalto ambulanze di Pavia

Il manager scosso dall’arresto si difende: «Ho fatto tutte le verifiche che potevo, e ho le prove»

È durato tre ore, questa mattina sabato 20 marzo a Pavia, in presenza, l’interrogatorio di garanzia del direttore generale dell’Asst di Pavia Michele Brait, 54enne manager di San Donato Milanese, posto agli arresti domiciliari giovedì scorso all’alba dalla guardia di finanza di Pavia per le ipotesi di turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture, in concorso, in relazione all’appalto quinquennale da due milioni di euro affidato a inizio 2017 alla cooperativa First One Italia per il servizio di trasporto in ambulanza urgente e non urgente dell’Azienda sanitaria provinciale pavese. Con i propri difensori Marco Casali e Luca Angeleri di Pavia il manager, sospeso dal servizio dalla giunta regionale dopo la notizia dell’arresto, ha contestato le esigenze cautelari e ha chiesto la liberazione, dato che l’ultimo sequestro di documenti sulla vicenda era già notificato dieci mesi fa e quindi non ci sarebbe più rischio di inquinamento probatorio, e neppure, data la sospensione dall’incarico, di reiterazione. Brait ha ripercorso con il gip Maria Cristina Lapi e il sostituto procuratore Roberto Valli l’iter della gara, che ha fatto seguito a anni e anni di affidamenti diretti. Il Dg aveva fatto un esposto ai carabinieri quando gli era sorto il dubbio di voci di contiguità di un sedicente legale rappresentante della coop con il crimine organizzato, esposto di cui non ha più saputo nulla, e aveva anche chiesto tre pareri legali sull’impiego di dipendenti anche per prestazioni da volontario, senza avere mai pareri nettamente contrari all’ammissibilità di tale pratica, peraltro riconosciuta dalla cooperativa con un accordo sindacale, agli atti dell’appalto. E anche il ribasso del 25 per cento sulle tariffe regionali dell’epoca era nei margini di ammissibilità. «Se Brait aveva avuto pressioni politiche riguardo all’appalto ambulanze, erano state per mantenere la situazione precedente, e non le ha ascoltate perchè la sua scelta ha comportato un risparmio importante per l’Asst - ricorda l’avvocato Angeleri -. Le lamentele sul servizio, per il primo periodo di prova di tre mesi, avevano portato a prorogare questa prova, e da quel momento sono rientrate nell’1 per cento, a fronte di circa 10mila servizi eseguiti. Un tasso fisiologico negli appalti. E i controlli sull’attività erano stati attuati, lo dicono i documenti. Certo un manager Asst non può mettere spie Gps sulle ambulanze o andare a misurare lo spessore dei battistrada. Ma c’è una Asl che controlla chi presta questo tipo di servizi, così come è controllato ad esempio chi vende alimentari Al bando non si erano presentati altri candidati e alle “croci” storiche è stato dato spazio nei servizi dialisi. Non vediamo contestati al manager arricchimenti, ma risparmi per l’Azienda sanitaria. L’arresto rischia di distruggere professionalmente questa persona». L’eventuale revoca o la conferma dei domiciliari sono attesi per l’inizio della prossima settimana. La cooperativa, che contesta in toto l’impianto accusatorio, intanto continua a prestare servizio per gli ospedali pavesi, mentre ai domiciliari per l’inchiesta sono finiti anche il responsabile degli appalti dell’Asst di Pavia e due fratelli di Messina, ritenuti dagli inquirenti amministratori di fatto della coop.

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