San Colombano: «Aggiungere clorammina all’acqua è stato indispensabile per evitare infezioni»

Il Cap: «Ricevuta un’eredità pesante dalle passate gestioni dell’acquedotto»

L’azione della monocloroammina «può aver causato alcuni cambiamenti del colore e dell’odore dell’acqua» ma si sta risolvendo «una situazione potenzialmente molto grave» legata alla presenza di batteri nell’acqua potabile. È il gruppo Cap a intervenire con una nota ufficiale per spiegare le ragioni della sperimentazione con la monocloroammina nell’acquedotto di San Colombano, Chignolo e Miradolo Terme, anche per evitare il diffondersi di allarmismi ingiustificati. «L’eredità delle passate gestioni ha lasciato complessità infrastrutturali che Gruppo Cap sta cercando di risolvere – si legge nella nota -. A questo proposito, molte azioni sono state già introdotte, dalla pulizia delle condotte all’installazione di nuovi punti di prelievo per il monitoraggio, per un miglior flussaggio e controllo della qualità dell’acqua. Inoltre, è in corso la modellazione idraulica della rete e un piano di 500 metri di nuove condotte, l’installazione di nuovi sistemi di flussaggio automatico e un investimento di circa 8 milioni di euro per la nuova centrale di trattamento di Casoni». Sulle tubature in particolare Gruppo Cap ha rilevato una criticità potenzialmente pericolosa: «Nelle tubature c’è la presenza di un significativo biofilm, una pellicola dove possono annidarsi microrganismi naturali che aderiscono con il tempo alle tubature – prosegue la nota -. Questo ha imposto interventi di disinfezione, senza i quali le criticità evidenziate nel recente passato dalle analisi microbiologiche avrebbero potuto avere gravi conseguenze sulla qualità dell’acqua distribuita. Gruppo Cap è intervenuto per limitare la crescita batterica, problema che le gestioni precedenti non avevano affrontato». La scelta è caduta sull’utilizzo di monocloroammina, che Gruppo Cap assicura essere perfettamente sicura. «A conferma della bontà di questa scelta, dall’inizio del progetto non si sono più riscontrate non conformità di natura batterica e tutti i parametri sono risultati conformi ai limiti– conclude la nota -. In questa prima fase la monoclorammina, di per sé è inodore e insapore, entrando in contatto con il biofilm e distruggendolo, può aver causato alcuni cambiamenti del colore e dell’odore dell’acqua (acqua marrone o dall’odore di cloro). Le segnalazioni ricevute dai cittadini sono state trattate singolarmente con sopralluoghi presso tutte le utenze e sono in diminuzione, a dimostrazione che si tratta di un effetto transitorio e purtroppo necessario per arrivare a una situazione ideale».

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