Ricordiamoci che non esiste solo l’Expo

Expo 2015, è risaputo, costituirà un’occasione unica ed irripetibile per il nostro Paese, con effetti economici a cascata, ma sarebbe sbagliato attribuirvi aspettative messianiche, aspettative che del resto sono già andate in parte deluse, nella misura in cui le attività di costruzione e allestimento del sito in cui si svolgerà la manifestazione hanno portato scarsi o nulli benefici a imprese e lavoratori del nostro territorio, e non solo. In altre parole, l’evento non deve diventare una gigantesca “arma di distrazione di massa” rispetto alle lacune della politica e della nostra classe politica, che, anzi, negli ultimi mesi sembrano essersi accentuate ad ogni livello, lasciando un vuoto non solo in termini finanziari, ma anche in termini di iniziativa e persino di comunicazione (al netto, va da sé, della propaganda fatta ad uso e consumo dei militanti). Dovrebbe essere evidente a tutti ormai che oggi è soprattutto l’export che sostiene le PMI e la manifattura italiana in genere, e che sono queste due voci a mantenere in piedi il cosiddetto Welfare. Dal 2007, Regione Lombardia ha supportato direttamente le aziende lombarde nelle loro attività di espansione sui mercati esteri: lo ha fatto in modo “disordinato” , con risorse molto limitate, ma lo ha fatto, negli ultimi anni approfittando dell’“accordo di programma” con il sistema camerale, in pratica subappaltando alle Camere di Commercio lombarde il tema “internazionalizzazione”. Di conseguenza, la gran parte dei soldi sul tavolo sono stati erogati dalle Camere di Commercio, quindi attinti dalle imprese stesse che pagano il diritto camerale ogni anno.Le imprese peraltro hanno spesso lamentato la scarsità dei fondi disponibili, specie dal 2011 in poi, con la crisi che mordeva e non ne voleva sapere di finire, anzi.Oggi cosa succede? Le Camere di Commercio, a partire da quelle più piccole, sono in crisi per la nota riduzione dei diritti camerali (meno 35% dal 2015, che diventerà meno 50% a regime, nel 2017). Chi ha “suggerito” a Matteo Renzi di azzoppare il cavallo senza proporne il cambio con uno nuovo? Non ci voleva molto a prevedere che la trovata si sarebbe ritorta contro le aziende stesse, che così rischiano, tra le altre cose, di essere completamente abbandonate nella loro sfida contro i concorrenti di tutto il mondo.Per pianificare al meglio le loro attività nel 2015, le aziende avrebbero dovuto disporre di informazioni e di una chiara programmazione almeno da settembre 2014. L’anno nuovo è cominciato, gli eventi si succedono, le ditte hanno i conti da pagare e vorrebbero sapere come pensano di dare una mano tutti coloro che, da destra a sinistra, puntualmente in occasione delle elezioni parlano di “misure shock in grado di far ripartire l’economia”. Se il governo nazionale annaspa o, peggio ancora, adotta provvedimenti schizofrenici come quelli di cui sopra, purtroppo a livello regionale le cose non è che vadano meglio.Nonostante il prodigarsi di alcuni dei Consiglieri espressi dal nostro territorio, come giorni fa osservava il Direttore Pallavera su queste colonne, l’apparato regionale è distante, non solo (e non tanto) a livello geografico, quanto in termini di prossimità e sensibilità alle esigenze di dettaglio delle imprese e dei cittadini stessi, spesso recepite come una indebita ingerenza, se non un’insolenza, alla quiete dei “Grandi Strateghi”. E anche quando si riesce a stabilire un contatto con gli organi che contano, capita di essere sovente rimbalzati con frasi evasive o autoassolutorie, del tipo “i tempi non sono maturi” (sic) o “mancano i fondi”, secondo la classica logica dello scaricabarile.La Regione continua a battere giustamente il chiodo dei finanziamenti europei, i cui tempi sono però troppo lunghi e le cui modalità attuative sono generalmente al di fuori della portata delle micro e piccole imprese; d’altra parte, i finanziamenti a tasso agevolato reclamizzati l’altro giorno anche su questo giornale non sono generalmente applicabili, anche in termini di mera convenienza economica, al supporto di singole iniziative mirate come partecipazione a fiere, viaggi d’affari, ricerche di mercato, partecipazione ad incontri con operatori esteri, che pure sono di valore strategico per le imprese che muovono i primi passi all’estero, ma anche per quelle ansiose di consolidarvi le loro posizioni. In realtà, nonostante gli arbitrari tagli governativi, i fondi ci sono e vengono puntualmente distribuiti sulla base di legittimi, per quanto più o meno discutibili, indirizzi politici, come dimostrano tra i tanti esempi i generosi finanziamenti alle attività di nuova costituzione (il cui 50% cessa l’attività entro 24 mesi), a certi settori (moda), o a certe iniziative (Expo ma non solo, pensiamo agli interventi ad hoc a sostegno di determinate manifestazioni fieristiche). Per non parlare degli sprechi che si annidano anche all’interno del nostro apparato regionale, pletorico financo nelle sue faraoniche sedi. Onestà intellettuale vorrebbe che nemmeno la sanità fosse considerata in sé come un dogma inviolabile, vista la sospetta incidenza spropositata che essa riveste sui conti regionali; in ogni caso, come si diceva sopra, senza imprese redditive verranno meno anche le risorse necessarie a garantire il sempre più oneroso sostentamento dei servizi di Welfare. Le nostre Imprese devono poter continuare a portare la bandiera sui mercati di tutto il mondo, senza essere più costrette a navigare a vista e a guardarsi dai propri governanti prima ancora che dai concorrenti esteri. Se mancano le idee ci si potrebbe anche rivolgere a quei soggetti sul territorio che sono sempre disponibili ad un confronto serio e pragmatico, ma per il quale i tempi non sono mai maturi.Perché quelle realtà, i Consorzi export in primis ma non solo loro, hanno ogni giorno al telefono centinaia di Micro, Piccole e Medie Imprese che avanzano proposte e non semplici lamentele. E se Expo è così strategico (?) da giustificare che tutto quanto viene raggranellato a ciò vada destinato, ricordiamoci che esiste anche un mondo sterminato di Imprese la cui sopravvivenza ed il cui sviluppo vanno ben oltre l’Expo ed hanno per confini il mondo.

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