Rai, sport e occasioni perdute

C’era una volta quella che un po’ tutti chiamavamo “mamma Rai”, compagna inseparabile di una tv in bianco e nero che rimpiangiamo per la qualità, non certo per la varietà, dato che agiva in regìme di monopolio. Eppure anche a livello sportivo, quelle immagini un po’ sfocate dei campi da football commentate prima da Carosio e poi da Martellini oltre a farci una tenerezza infinita, ci ricordano una qualità e competenza (che andava anche dalla boxe all’atletica di Rosi, al canottaggio di Galeazzi, fino al nuoto di Martino, allo sci di Pigna e al tennis di Oddo) difficili da riscontrare oggi nel palinsesto digital-satellitare. Di tutto quello sterminato patrimonio di immagini ed emozioni, la Rai, anno dopo anno, colpita a morte da una concorrenza sempre più numerosa e aggressiva, ha perso per strada quasi tutti i pezzi.La storia recente è esemplare in questo senso, dopo aver quasi abdicato alle Olimpiadi, prendendosi le briciole di Sky, la ritirata del servizio pubblico è proseguita quest’anno con la perdita, a vantaggio di Mediaset, dei diritti della Champions League di calcio, mentre dal 2013 metà del Mondiale di Formula uno traslocherà in esclusiva su Sky, così come già successo per il Mondiale di MotoGp passato a Mediaset. Un’erosione che va avanti da almeno quattro lustri, che ha visto brillanti colpi di coda alternarsi con disfatte epocali e che ora, per il telespettatore che paga il canone, vede apparecchiarsi un piatto domenicale sempre più povero e indigesto, già rimasticato dalle varie pay tv e analizzato ai raggi X da improbabili opinionisti-tifosi di alcune reti minori. Si è arrivati al punto che anche il Ciclismo, a partire dalla perdita del Giro di Lombardia e poi, ancor più lacerante, con il Giro d’Italia è diventato a forte rischio, anche se viale Mazzini rassicura e si tiene stretto gli ultimi baluardi calcistici: la Confederations Cup 2013 (poco significativa) e la ben più importante Coppa del Mondo 2014 in Brasile. Di questi tempi inutile sprecare risorse pubbliche: ci sentiamo dire da anni dai vertici di viale Mazzini, che però spesso hanno sfruttato male, sul fronte pubblicitario, eventi che avrebbero meritato ben altro ritorno.La “madre di tutte le ritirate” però, è legata al primo programma di calcio in chiaro, quel Novantesimo Minuto, inventato dalla mitica coppia Barendson-Valenti che era diventato un vero spettacolo con la sua galleria di personaggi - da Tonino Carino a Giorgio Bubba, da Cesare Castellotti a Luigi Necco - e che ora ha visto acquisire i diritti da Cielo. Non bastano gli azzurri del calcio a scaldare i cuori: per questo la Rai rivorrebbe indietro almeno lo sci e il volley, mentre è da valutare il ritorno di fiamma di uno sport come il tennis, i cui tornei del grande Slam, da Wimbledon al Rolland Garros sono però saldamente in mano ai network privati. Eppure quelle poche ore trasmesse dalla tv pubblica legate alle Olimpiadi londinesi sono state oggettivamente un successo, con grandi picchi d’ascolto: questo dovrebbe far riflettere i dirigenti della tv pubblica sul fatto che mai come in momenti di crisi, il telespettatore è portato a risparmiare, riducendo gli abbonamenti a pagamento e guardando programmi in chiaro: non attrezzarsi in tal senso è una sconfitta per tutti.

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