Quirinale, la situazione non si sblocca

Ancora nulla di fatto, l’elezione del capo dello Stato rimandata a domani

Ancora un niente di fatto. Non si è raggiunta l’intesa nemmeno oggi, giovedì 27 gennaio, quarta votazione, la prima con la possibilità di eleggere il nuovo presidente della Repubblica con la maggioranza assoluta. L’ennesima fumata nera, come si suole dire in questi casi.

Vertici e incontri a tutti i livelli non hanno portato a una candidatura condivisa, con il centrodestra che ha scelto l’astensione, con alcune prese voci di dissenso all’interno della coalizione, e l’altro schieramento che ha invece optato per la scheda bianca.

In mattinata si era diffusa la voce di un possibile accordo sulla riconferma di Sergio Mattarella, ma il presidente da tempo si è detto non disponibile. Il premier Draghi sembra destinato a rimanere al suo posto a palazzo Chigi, in una fase delicata a livello economico-politico a livello nazionale e internazionale, ma rimane lo stallo per quanto concerne la scelta di una personalità di alto valore istituzionale che possa raccogliere la maggioranza dei consensi necessaria per eleggere il nuovo inquilino del Colle..

La triade Carlo Nordio, Letizia Moratti e Marcello Pera sembra per il momento congelata. Fuori gioco la presidente del Senato Casellati e il forzista Crosetto, resta percorribile l’ipotesi della presidenza della Repubblica affidata a Pier Ferdinando Casini, non gradito però dalla totalità della compagine che fa capo a Salvini, Meloni e Berlusconi.

Sabino Cassese ed Elisabetta Belloni al quarto scrutinio iniziato sembravano rimanere il buona posizione, ma tutto è rimandato a domani, possibile giorno decisivo.

Il pomeriggio di oggi sarà denso di incontri e vertici: in gioco non c’è solo la presidenza della Repubblica, ma anche gli equilibri all’interno dei vari schieramenti e la tenuta del governo.

Se non si dovesse trovare la quadra resterà l’ultima opzione, con i partiti a corto di intese che chiederanno a Mattarella di rimanere al Quirinale, almeno sino alla fine della legislatura, poi di vedrà.

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