Questo è il tempo delle sfide

Dov’è finito il Lodigiano? Dove sono finiti i suoi uomini? Si chiede il direttore Ferruccio Pallavera nell’editoriale di sabato 5 maggio. Ma che Lodigiano è questo? È una domanda che, molto provocatoriamente, titolava un mio articolo apparso in prima pagina su questo quotidiano il 23 marzo scorso. “Questo non è il tempo di rimanere alla finestra” esorta sempre Pallavera. Ed io accolgo il perentorio invito.Questo territorio necessita di una classe dirigente autorevole e coesa: due qualità di cui non abbondiamo. In tempi di crisi pesantissima, che riverbera i suoi effetti ogni giorno di più sulla gente comune, servirebbe la capacità di coniugare le decisioni di livello nazionale e regionale (cercando fino all’ultimo di influenzarle), con quelle minime ma ugualmente fondamentali che attengono al livello territoriale.Ma, prima ancora di tutto, dobbiamo essere protagonisti (un’altra volta!!) di una autonomia di governo locale che invece si allontana sempre più. Noi non siamo milanesi; siamo diversi dai cremonesi; l’accorpamento con Crema ha mostrato anche in anni recenti la sua impraticabilità. Si confonde con un costo della politica, oltretutto marginalissimo, l’esistenza della Provincia di Lodi, che corrisponde invece all’autentica democrazia partecipativa di un territorio; per il quale si progetta un ridimensionamento che, questo sì, potrebbe risultare un ulteriore elemento di disaffezione verso la “cosa pubblica”, percepita ancora più lontana dai settanta comuni e dai cento campanili.Ho invocato una classe dirigente autorevole: mi permetto poche riflessioni.Il 29 maggio verrà inaugurata la Centrale di Bertonico-Turano, alla presenza di tutte le Autorità. Credo non serva ora rifare la storia dell’insediamento della Centrale nel nostro territorio: serve però con assoluta determinazione richiedere che le azioni imprenditoriali ed economiche ad essa collaterali, a partire dal progetto serre, si realizzino senza più dubbi e rinvii. Che cosa andiamo ad inaugurare, altrimenti? Una centrale nel deserto? O piuttosto e finalmente, l’avvio di un riutilizzo e di una reindustrializzazione di quella imponente area, con annesse le potenzialità occupazionali promesse, che non può più attendere?Nel comparto agricolo, a Lodi, è stato firmato a gennaio il rinnovo del contratto provinciale, assicurando ai lavoratori immediata certezza salariale: a tutt’oggi unico caso in tutta Italia, reso possibile da un sindacato e da una rappresentanza datoriale che il vivono il sano confronto come elemento pregiudiziale a tutto il resto.Al Macello Inalca di Ospedaletto, il 29 maggio si chiude il quinto corso di formazione per giovani addetti di macellazione e verranno inseriti al lavoro 25 ragazzi al di sotto dei 24 anni, portando così ad oltre ottanta il numero dei giovani che hanno trovato occupazione in quel sito negli ultimi due anni.Sono azioni concrete, realizzate qui, a favore di persone del territorio: risultato emblematico di una società che consente ancora, nonostante tutte le difficoltà del momento, un protagonismo locale veicolo di sviluppo sociale ed economico.L’Associazione Industriali di Treviso ha lanciato il “progetto giovani”, invitando le aziende associate ad una sfida che incrementasse l’occupazione giovanile, senza attendere sussidi o facilitazioni, da parte di nessuno. Una risposta tutta territoriale a favore dei giovani del territorio. La sfida è stata colta da quegli industriali ed è stata vinta: sono quasi mille, ad oggi, i giovani trevigiani che sono passati dalla disoccupazione ad un lavoro.Queste sfide, queste scommesse, sono possibili anche qui. Soltanto, bisogna crederci: altrimenti, non avremo futuro noi, non avrà futuro questa terra.

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