Quella temuta “calamità” fatta di uomini

Uomini!Li hanno chiamati in molti modi negli ultimi anni e in particolare nei primi sei mesi di questo 2011: profughi e immigrati, richiedenti asilo e rifugiati nelle declinazioni più civili, oppure più diffusamente clandestini, irregolari, spacciatori, criminali, neri, sporchi negri; il loro migrare verso spiagge di libertà e di dignità è stato di volta in volta ricondotto a immagini di esodo biblico, orda di barbari in calata sulla nostra terra, invasione di un esercito di selvaggi e, infine, riassunto nel terribile, osceno “fora di ball” pronunciato pubblicamente da un ministro della nostra repubblica!Umani, semplicemente donne, molte incinte, e uomini in maggioranza giovani, alcuni giovanissimi, in fuga da un paese, la Libia, dove avevano trovato riparo e lavoro abbandonando i propri paesi di origine funestati da guerre, lotte tribali, povertà, assoluta mancanza di prospettive; in fuga dalla Libia messi ora sotto tiro dal regime di Gheddafi, da una parte, e dagli insorti dall’altra.Il colore della pelle li ha esposti a un fuoco incrociato e non hanno avuto alternative: sfidare il mare, già tomba di migliaia di innocenti in fuga, e approdare alle soglie di un paese, l’Italia, apparentemente libero e accogliente.Umani che abbiamo accolto pigiandoli in centri di accoglienza disumani, in tendopoli piantate nel bel mezzo di pianure desolate e isolate o, addirittura, montate all’interno di ex caserme o ex carceri militari, che abbiamo imbarcato di corsa su navi veloci che garantissero nel più breve tempo possibile la “liberazione” dell’isola che deve nell’immaginario collettivo rimanere il paradiso del nostro turismo nostrano, che abbiamo rinchiuso come comuni delinquenti nei C.I.E. circondati da recinzioni alte 8 metri, che abbiamo scaricato negli alberghi di città e paesi abbandonandoli completamente a sé stessi certi di averli ospitati degnamente garantendo loro vitto e alloggio (e neanche uno straccio di accompagnamento!).Per un migliaio di loro il viaggio sulla nave che doveva condurli “a casa” è durato 15 giorni in attesa di decidere, semplicemente decidere, dove sbarcarli!Per altri, come quelli deportati nel C.I.E. di S.Maria Capua a Vetere, ha significato rimanere chiusi per oltre un mese in una tendopoli costretti fra le mura di un ex carcere militare, con la possibilità di andare in bagno solo due volte al giorno, senza possibilità di contatti con l’esterno sino a quando i lacrimogeni della polizia la scorsa settimana non hanno dato fuoco a tutta la struttura!E per settimane e mesi si è continuato a ripetere che queste persone, questi giovani, queste donne e uomini erano, sono un problema, una minaccia, una calamità, tanto calamità straordinaria da porli in carico alla Protezione Civile!Anche Lodi e il lodigiano stanno “accogliendo” questa “calamità”, una quarantina di migranti dislocati fra Sordio, Tavazzano, Lodivecchio e Caviaga : ne abbiamo sentito parlare assolutamente poco, abbiamo letto di loro sui giornali solo in termini di “problema” comunque da scaricare dalla regione alla provincia, dalla provincia ai comuni, dai comuni alla prefettura, dalla prefettura alla protezione civile!Contro, tutti contro tutti ma, soprattutto, tutti contro di loro: le istituzioni si sono arroccate su posizioni di sospetto e di difesa rimpallandosi responsabilità e competenze senza spendersi in proposte concrete di accoglienza, assistenza, aiuto e accompagnamento.Tremendo il silenzio imposto sull’argomento, e supinamente accettato anche dai media locali: i profughi non ci sono, non esistono, non vivono qui!L’attenzione al problema appare silente e defilata anche da parte di chi , per ruolo e missione, dovrebbe sollecitare e favorire almeno l’attenzione, poi la solidarietà, la disponibilità, l’accoglienza nei confronti di fratelli che arrivano fra noi privi di tutto, alla ricerca di un cuore che ascolti, una mente che progetti, un’ idea che li accompagni!Al contrario, però, loro sono tra noi con la dignità degli umili, con la pazienza degli ultimi, con il coraggio dei forti: hanno sfidato il mare e il vento che ne squassa le onde e raccoglie implacabilmente le sue vittime (almeno 1800 dall’inizio dell’anno), sfidano qui, oggi, l’egoismo, l’indifferenza, l’opportunismo, il cinismo di una società distratta che nelle sue espressioni politiche e sociali pare volerli silenziosamente escludere dal circuito della civile convivenza fra popoli e persone.Le Associazioni che aderiscono alla rete di Lodi Solidale chiedono alle istituzioni pubbliche di porre in essere tutte le azioni necessarie a garantire accoglienza dignitosa ed efficace a tutti i migranti inviati dal governo centrale nel territorio lodigiano, di conoscere la condizione e dislocazione locale dei profughi per predisporre eventuali interventi a supporto e a sostegno dell’accoglienza stessa, di condividere con tutti gli enti di volontariato laico e religioso un progetto di sviluppo strutturato per la permanenza a medio e lungo termine di queste persone a Lodi e nel lodigiano.Chiedono, infine, ai media locali di proporre adeguata e completa informazione sulle persone in arrivo a Lodi, sui provvedimenti adottati, sulle iniziative in atto e su quelle in preparazione.

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