“Cementificazione sotto controllo: la Provincia firma un patto” titolava con enfasi il Cittadino in data 8 novembre 2008, comunicando l’accordo per il monitoraggio dei consumi di suolo da questa stipulato con Oilitecnico di Milano, Istituto nazionale di urbanistica, Osservatorio nazionale sui consumi di suolo e Legambiente. Il patto, basato sull’adozione delle più moderne tecnologie di telerilevamento e analisi spettrografica, era un’assoluta novità, considerando che fino a qualche anno fa le stime sui consumi di suolo erano ricavate in maniera grossolana dall’andamento delle statistiche agricole. L’ipotesi di partenza, rivelatasi infondata a seguito di più attente verifiche, era che tanti erano i suoli agricoli scomparsi in sede di censimento generale quanti erano quelli guadagnati dalle aree urbanizzate e che pertanto la crescita urbana costituiva una misura “indiretta” delle superfici perdute dall’agricoltura. I primi dati ottenuti dalle immagini Landsat sono stati pubblicati nel 2009 e coprono il periodo 1999-2007. Essi segnano un momento epocale nei metodi di rilevamento sull’uso e trasformazione dei suoli, giustificando l’atmosfera di fiducia e ottimismo che ha accompagnato l’operazione fin dalla nascita.Che ne è oggi di questo patto e dell’ambizioso obiettivo di creare un sistema nazionale di monitoraggio, che tuttora manca nel nostro Paese? Pare che sia tutto fermo per mancanza di finanziamenti pubblici e ciò basta per togliere credibilità al progetto, perché la gestione della risorsa suolo richiede con ogni evidenza che i dati siano continuamente aggiornati per potere supportare l’attività di pianificazione del territorio. Come mai – mi domando – la Provincia di Lodi cura in maniera perfetta la qualificazione del sistema viario, investendo in opere decine di milioni di euro, mentre un progetto innovativo come il telerilevamento rimane al verde? Ci sono, però, a monte, problemi ancora più gravi, che mettono in discussione l’utilità del patto. Non esistono regole precise per il contenimento dei consumi di suolo, né tanto meno un’autorità che le faccia rispettare. La Provincia, infatti, non riesce a esercitare effettivi poteri di indirizzo e controllo sull’attività dei Comuni, e questa è anche colpa delle recenti modifiche costituzionali che hanno eliminato il rapporto gerarchico tra i vari livelli istituzionali, indebolendo l’autorità dello Stato e l’efficienza delle autonomie locali. Ricordo in proposito che sono in molti oggi a chiedere la soppressione delle Province. Questa è a mio avviso un’idea sbagliata. Il punto è di dare un senso alla loro attività, accentuandone la funzione dirigente e propositiva soprattutto in un settore strategico come il governo del territorio.Si pone il problema di ripensare al patto contro il cemento e al modo di dargli nuova vita e una dotazione finanziaria meno aleatoria. Bisogna subito fare qualcosa, perché la cementificazione è il fenomeno più grave e drammatico del nostro tempo, come conferma l’ultimo dossier “Terra rubata. Viaggio nell’Italia che scompare”, elaborato a cura del Fondo Ambiente Italiano (FAI) e del World Wild Found (WWF). Rari sono i Comuni virtuosi che gestiscono il suolo nel rispetto degli equilibri ambientali, mentre la gran parte, attraverso un uso a dir poco spregiudicato degli strumenti urbanistici, distrugge i campi e diffonde il caos edilizio. Allo stesso modo, non è esagerato affermare che gli imponenti programmi infrastrutturali in corso d’opera, quali Brebemi e Pedemontana, e quelli in fase di studio, quali le due tangenziali esterne di Milano, bastano da soli a cancellare in modo irreparabile le bellezze naturalistiche e a determinare l’uscita della Lombardia dal novero delle regioni agricole.
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