Quel brutto pasticcio di viale Trastevere

Cerco in internet l’enciclopedia Treccani per meglio capire il significato di pasticcio e leggo: «pietanza per lo più costituita da un involucro di pasta frolla o d’altro tipo e da un ripieno di pasta alimentare» (e questa mi piace). Ma anche «lavoro intellettuale, mal fatto, disordinato, confuso» o «faccenda o situazione intricata, confusa, poco chiara» (e questo non mi piace). Ora, premesso che il Ministero dell’Istruzione non è un sito alberghiero o un ristorante della Guida Michelin, ma un edificio che accoglie i benpensanti dove nascono e si sviluppano le direttrici del sistema scuola, detto questo mi chiedo perché proprio lì talvolta il lavoro affidato agli esperti scelti dai politici diventa «faccenda o situazione intricata, confusa, poco chiara». Tanto per chiarire. Con l’anno scolastico 2010/2011 prende l’avvio la riforma Gelmini che vuol dire anche riduzione dell’orario scolastico con tagli di ore in alcune materie negli istituti tecnici e professionali. L’equazione, dunque, diventa: meno ore, meno cattedre. In effetti il taglio è di quelli che si fanno sentire. Non tutti, ovviamente, sono d’accordo con questa operazione. Si hanno reazioni più o meno forti, con proteste dei sindacati e degli studenti, si moltiplicano gli scioperi, le occupazioni nelle scuole, i cortei, gli scontri con la polizia, ma la macchina non si ferma. La grande riforma va avanti e arriverà a completo regime nel prossimo anno scolastico. Già dal primo anno di riforma, però, qualcosa comincia a scricchiolare. Prende il via un ricorso presso il TAR Lazio (le cui sentenze valgono per tutto il territorio nazionale) promosso da un gruppo di docenti appoggiati da alcuni legali di un sindacato. Passa qualche anno e arriviamo ai nostri giorni. Lo scorso 3 dicembre il TAR Lazio con sentenza n°3527/2013 accoglie il ricorso, annullando i provvedimenti ministeriali che riducevano l’orario complessivo annuale delle classi seconde, terze e quarte degli istituti tecnici e professionali. Nello specifico le motivazioni rese note dai giudici di palazzo Monorchio a sostegno dell’accoglimento del ricorso presentato, sottolineano fondamentalmente l’infelice decisione, presa a livello politico, di ridurre l’orario delle materie professionalizzanti, ponendo delle serie difficoltà sulla preparazione dei ragazzi nelle materie di indirizzo nonché di raccordo tra scuola e mondo del lavoro. La sentenza comporta il ripristino delle ore di insegnamento e delle cattedre fortemente ridimensionate. Ora il cerino acceso passa tra le mani dell’attuale ministra Maria Chiara Carrozza che dovrà impostare un lavoro di revisione degli indirizzi di studio degli istituti tecnici e professionali in tempi stretti. Può anche essere che l’amministrazione decida di ricorrere, a sua volta, al Consiglio di Stato, in tal caso la disputa continua. Ma le fatiche della ministra non finiscono qui. C’è già da affrontare la situazione scaturita dalla sentenza passata in giudicato di un altro ricorso accolto dal TAR Lazio promosso da un sindacato di categoria contro il Ministero e relativo alla revisione del bando di concorso a dirigente scolastico. In poche parole per il Ministero i partecipanti devono aver maturato almeno cinque anni di insegnamento in ruolo, per i giudici, invece, sono validi anche gli anni di insegnamento non di ruolo. Un dettaglio? Macché. Grazie a questa sentenza molti docenti esclusi in un primo momento poiché non in possesso di tutto il servizio di ruolo, sono, ora, nella possibilità di rientrare in gioco. E ora? Chi ci capisce qualcosa è bravo. E non è finita. Rimane pendente al TAR Lazio un altro ricorso dai risvolti preoccupanti riguardante l’esclusione dall’ultimo concorso a dirigente scolastico, a causa di errori formali, di oltre due mila aspiranti che attendono ancora giustizia. Non c’è che dire. Lavorare al Ministero di questi tempi è sicuramente faticoso se non stressante. Non passa giorno che non si annuncia l’avvio di un ricorso promosso dai sindacati o da associazioni di categoria. La scuola è oramai governata dai TAR, segno che le norme che disciplinano le ammissioni degli aspiranti o vengono interpretate male o non sono rispettose dei dettami costituzionali. Ciò che emerge da questa pletora di iniziative legali è sicuramente l’alto numero di sentenze favorevoli ai ricorrenti il che la dice lunga su come sono cambiati i rapporti tra la pubblica amministrazione e i dipendenti o aspiranti tali. Oggi l’asticella del livello di tensione tra il Ministero e il personale della scuola si è alzata di parecchio. Ogni norma viene letta, sezionata e sviscerata alla ricerca di qualche comma in contrasto con il dettato costituzionale o con norme precedenti. Agli esperti chiamati a redigere i testi dei bandi di concorso e a preparare le domande di pre-selezione si contrappongono i candidati attenti a non lasciare nulla d’intentato. Questo vuol dire che il Ministero deve avvalersi di esperti di alto livello se non vuole trovarsi impantanato nelle sabbie mobili dei contenziosi. Nella predisposizione di norme o regolamenti è richiesta una particolare competenza giuridica di primo livello. Talvolta raggiungere un obiettivo è una ragione di vita e come dice Eraclito: «la giustizia viene fuori dalla lotta e tutto accade secondo contesa e necessità». Questo giustifica la determinazione di tanti nell’affidare le proprie speranze ai legali consapevoli, se non convinti, che ogni norma ha una suo tallone d’Achille. E’ solo questione di stanarlo e colpirlo fino alle estreme conseguenze con annullamento di atti e di effetti giuridici agli atti collegati. Un vero pasticcio che gli incaricati di viale Trastevere non possono permettersi. Ognuno deve adempiere al proprio compito con esperienza e competenza. Se da una parte non si può essere tuttologi, dall’altra non si può nemmeno ricoprire certi incarichi senza una qualificata esperienza. In caso contrario si rischia di cadere anche nel ridicolo. Tutti ricordiamo l’ilarità che scatenò il comunicato stampa sul tunnel dove i neutrini viaggiavano velocissimi dal CERN, in Svizzera, al Gran Sasso in Abruzzo. Il risultato? Fu rimosso l’allora portavoce del Ministro Gelmini. Un po’ come sta cadendo nel ridicolo, in questi giorni, Lapo Elkann che dal settore auto si è messo a fare il produttore di film per sporcaccioni. Cosicché se Marchionne esamina la crescita della Chrysler, lui esamina com’è fatta la più bella del momento.

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