Il convegno promosso il 18 gennaio dal Comune di Lodi e dall’Ufficio di Piano dal titolo: “Il nuovo welfare di territorio: il modello della sussidiarietà circolare” è stato importante per il coinvolgimento diretto di tutti i soggetti locali che hanno interessi e responsabilità in materia, ma soprattutto per l’ambizione di proseguire una riflessione tesa a costruire un nuovo modello di benessere sociale che tenga conto dei forti cambiamenti che interessano la nostra società in epoca di crisi. Ricordo che nel mese di ottobre Auser della Provincia di Lodi ed il Gruppo Intesa Associazioni disabili hanno promosso una analoga iniziativa, incentrata sugli stessi temi, che ha cercato di apportare un contributo di idee e di proposte rapportate a due delle fasce di popolazione maggiormente interessate a che ci sia una qualificazione del sistema di benessere: anziani e disabili. L’assessore Cesani nel suo intervento introduttivo ha sottolineato giustamente come il nostro territorio non si trovi del tutto impreparato ad affrontare questa nuova dimensione di problemi, perchè in questi ultimi anni la progettualità sviluppata ha permesso, realizzando una piena corresponsabilizzazione del sistema degli Enti locali su obiettivi e strumenti, di dare vita, assieme ad un unico Piano di Zona, ad uno strumento come quello del Consorzio dei Servizi che ha fin qui svolto una funzione importante nella gestione delle attività. Oggi dobbiamo fare i conti con una nuova dimensione di problemi: lo scenario che è stato prefigurato nel corso dell’iniziativa, con i drastici tagli dei trasferimenti agli Enti Locali, ormai operanti, il pratico azzeramento dei fondi nazionali per la non autosufficienza e per le politiche sociali e la spada di Damocle rappresentata dalla attuazione della delega fiscale ed assistenziale prevista dalla Manovra di luglio (art. 40 dl 98/11), rendono urgente definire un nuovo modello capace di fare fronte al quadro di difficoltà presenti.Non posso che condividere “la necessità di costruire un nuovo Welfare che risponda ai bisogni del cittadino non con la beneficenza,ma attraverso la tutela del diritto al lavoro, alla famiglia, all’assistenza sanitaria e all’educazione”: si tratta di una impostazione basata sul riconoscimento di diritti individuali che non può essere messa in discussione anche nelle attuali difficoltà. Si tratta, però, di valutare se, a questo fine, il modello prospettato, quello definito“della sussidiarietà circolare” possa rispondervi effettivamente. Il contributo del professor Zamagni è stato il momento clou della giornata, e va dato atto al relatore di essere stato molto efficace sia nel ripercorrere le fasi storiche che hanno portato alla realizzazione dei vari sistemi di benessere; sia nella evidenziazione delle ragioni che stanno portando al suo superamento. Sono convinto che la «sussidiarietà circolare» possa contribuire a farci fare un passo in avanti rispetto ai limiti riscontrati dal modello di Welfare lombardo (così definito in quanto è stata la Regione Lombardia che si è fatta portatrice prima di tutti della prima forma di sussidiarietà, quella orizzontale), limiti che si possono individuare, attraverso l’affermazione del principio della libertà di scelta, in un processo di deresponsabilizzazione del sistema pubblico per dare maggiore spazio a quello privato. Nel nuovo modello prospettato ciò non dovrebbe accadere, perchè i tre soggetti della circolarità: il pubblico, il mondo delle imprese ed il terzo settore, incaricate a diverso titolo di apportare le proprie risorse, dovrebbero essere corresponsabilizzati nelle scelte. A parer mio, non può non essere evidenziato un rischio, implicito in questa impostazione: cioè che tutto ciò possa essere funzionale alla giustificazione della riduzione drastica di risorse a cui stiamo assistendo. E’ chiaro che i tagli prospettati, se ad essi non verrà posto rimedio con una certa urgenza, non saranno in grado di garantire la sperimentazione di qualsivoglia nuovo modello soprattutto in un paese come il nostro che, nel 2050 sarà uno di quelli con maggiore tasso di popolazione anziana a livello mondiale. Il problema che si pone è che va bene che il sistema imprese, sulla base del principio della responsabilità sociale, metta a disposizione maggiori risorse; va bene che il Terzo Settore razionalizzi e coordini maggiormente la propria attività per garantire una maggiore qualità dei servizi che offre. Ma qui non si tratta di finanziare progetti, ma di reggere un sistema articolato che deve assicurare una solidarietà sociale complessiva, per cui il sistema pubblico nel suo complesso, in primis lo Stato con la sua potestà legislativa, non può sottrarsi alla responsabilità di mettere a disposizione le risorse necessarie. Siamo coscienti che è una sfida complicata in una fase di recessione come l’attuale, ma trovare le soluzioni è un compito precipuo della politica.
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