Qual è il giusto valore

dei simboli?

“L’Epifania tutte le feste si porta via…”. Mentre regge ancora l’antico detto a conclusione del tradizionale periodo natalizio (anche se a mio giudizio lo stupore del Natale ha bisogno di un tempo di contemplazione che possa andare oltre il 6 gennaio…), quest’anno per un attimo i giornali nostrani hanno fatto rimbalzare una notizia ferale: “Comunque Babbo Natale non esiste…!”. Niente panico: i dirigenti della Dimensione Eventi srl hanno subito smentito l’ardito provocatore che così aveva turbato i piccoli e inermi bambini allo spettacolo Disney in Concert: Frozen presso l’Auditorium Parco della musica a Roma. L’intemerata, quasi sacrilega dichiarazione è costata il posto al direttore d’orchestra Giacomo Loprieno, subito rimpiazzato da un sostituto che si è affrettato a farsi fotografare con un omone vestito di rosso e con la barba bianca, al fine di placare il turbamento dell’innocente infanzia violata. Talmente eclatante è stata la gaffe mediatica del mal capitato che, non molti giorni or sono, a “Che tempo che fa”, Luciana Littizzetto, nella sua insindacabile enclave di giudizi (alla faccia del Canone Rai), commuoveva il pubblico dei suoi fan super aficionados condannando quel frustrato musicista che aveva osato scandalizzare i più piccoli attentando alla concretezza e legittimità dei loro sogni…

Più recentemente - non sembri peregrino l’accostamento - due ragazzi altoatesini di diciotto e vent’anni, poi rivelatisi altamente ubriachi, sono stati arrestati a Krabi, una delle località turistiche più frequentate della Thailandia, con l’accusa di vilipendio alla bandiera nazionale.

Un video che ha presto fatto il giro del web, grazie al solito Facebook, li ha inchiodati mentre strappavano un certo numero di bandiere thailandesi rientrando al loro albergo.

Secondo la legge della monarchia locale, il vilipendio alla bandiera può essere punito con una multa e il carcere fino a due anni. Si sono temute conseguenze più gravi ma, fortunatamente per loro, oggi sappiamo che Tobias Gamper e Ian Gerstgrasser sono stati processati e condannati a una pena, usufruiranno della condizionale, ma soprattutto sono in attesa del rimpatrio.

Al di là della loro vicenda, in effetti un po’ inusuale, colpisce, se fedelmente riportata, la dichiarazione di uno dei due: “Veniamo da un Paese dove la bandiera non è così importante: non sapevamo di commettere un reato”.

Una dichiarazione che, in qualche modo, se diminuisce la consapevolezza del gesto, aumenta l’inquietudine di chi deve considerarne il significato.

In Italia non è previsto il carcere per l’oltraggio alla bandiera, ma forse – come alcuni commentatori hanno giustamente segnalato – il tricolore potrebbe avere una visibilità e un rispetto che vadano un poco oltre gli spalti degli stadi di calcio quando gioca la Nazionale.

Infine, su un piano diverso ma limitrofo, ancora l’anno scorso i Cobas accusavano l’Ufficio scolastico regionale dell’Umbria di un provvedimento “da Inquisizione” per aver sospeso un mese un insegnante reo di aver tolto il crocifisso dalle aule in cui doveva far lezione.

Dove convergono queste tre notizie? In quello che considero un grande pericolo: l’incapacità di dare il giusto valore ai simboli. Una società che cresce dei giovani adulti che non attribuiscono alcun significato alla bandiera, una società che da quindici anni dibatte su quanto possa essere lesivo della libertà individuale il fatto che in un’aula scolastica sia appeso un crocifisso, una società così fragile nella sua identità anche simbolica, è fatale che si offenda per difendere la legittimità istituzionale di Babbo Natale!

Nella memoria grata in questi giorni di Zygmunt Bauman, ho la presunzione di ritenere che, interpellato anche su queste provocazioni bagatellari, il grande sociologo ci direbbe che Stato, comunità, partito, sindacato, famiglia, religioni sono le scialuppe per navigare nella società liquida da lui descritta.

Lasciamo che affiorino come isole questi corpi solidi, perché il naufragare non ci faccia confondere le simpatie personali con i fondamenti del nostro vivere democratico, i simboli ancestrali con le icone mediatiche, le radici con la fantasia.

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