Provincia: mai vista una vicenda

così goffa

Caro direttore, sulla attuale manovra economica, approvata dal Governo e ora all’attenzione del Parlamento, ci sarebbero da dire tante cose che non vanno bene (mancanza di vere misure strutturali, previsioni pasticciate sulle pensioni, incertezza sui limiti per aliquote, tasse, ecc.).Mi limito a una valutazione politica generale e ad alcune considerazioni sui provvedimenti previsti per gli Enti Locali (Comuni e Province).Valuto allora che non si è mai vista nella storia repubblicana una vicenda così goffa:- il Governo emana un provvedimento straordinariamente importante che vale un’enormità di soldi;- dopo una settimana le forze di maggioranza che siedono al Governo e diversi Ministri “demoliscono” gran parte di quel provvedimento;- dopo due settimane le stesse forze trovano (?) un accordo che, di fatto, riscrive la sostanza del provvedimento;- passano solo altri 2 giorni e le modifiche che stanno alla base dell’accordo vengono smentite per dubbi di costituzionalità, da un lato, e dall’altro perché secondo la Ragioneria dello Stato non garantiscono la copertura della manovra economica come richiesto dall’Unione Europea.Insomma, al di là di un giudizio di merito sulla manovra economica, mi pare che il centro-destra al governo del Paese stia dando davvero una brutta immagine di sé.Per quanto riguarda invece gli Enti Locali, vorrei dire come alcune delle proposte avanzate (taglio delle Province sotto i 300.000 abitanti, soppressione dei Comuni con meno di 1.000 abitanti, riduzione degli assessori e dei consiglieri, riduzione delle loro indennità) non c’entrino proprio niente con i presupposti della manovra economica che dovrebbe farci uscire da una crisi economica che sembra non voler finire la sua fase critica ormai troppo lunga.Premetto che non sono contrario a priori sulla riduzione degli Enti Locali e degli amministratori e che sono pronto a discuterne libero da condizionamenti di natura ideologica o di difese di parte.Avendo ricoperto le cariche di Sindaco e di Vicepresidente di Provincia per diversi anni, penso di avere la cultura necessaria per entrare nel merito di questi argomenti.Le proposte del Governo, di enorme rilevanza, dal mio punto di vista non dovevano essere inserite in un decreto ferragostano che sottintende a una sorta di “commissariamento” per questioni economiche da parte dell’Unione Europea, senza alcuna discussione preventiva con le rappresentanze degli Enti Locali, che, giustamente hanno organizzato una forte mobilitazione per esprimere il loro dissenso.Dunque, il primo elemento negativo è da rilevare proprio in questo contesto: 2000 Comuni cancellati per decreto, in piena estate e senza confronto, né istituzionale, né politico.Ora, almeno al momento in cui scrivo, sembra che la cosa sia rientrata, dopo la forte protesta dei Sindaci di tutta Italia.Così come sembra annullata la soppressione delle piccole Province.Tutto - dicono Berlusconi e Bossi - viene rimandato a una legge in grado di modificare la Costituzione.Il pericolo è stato scongiurato, per ora, ma è indubbio che il tema dello snellimento delle istituzioni locali è stato posto e sicuramente nel giro di qualche anno qualcosa accadrà.Sono convinto che ci siano degli sprechi nella pubblica amministrazione e che i margini di miglioramento dei servizi ai cittadini siano ampi, ma non si capisce perché i colpevoli siano stati individuati solo nei piccoli Enti Locali: davvero si pensa che eliminando qualche migliaio di Sindaci-Assessori-Consiglieri si riducano drasticamente le spese dello Stato per mantenere in equilibrio i conti? E davvero si vuole sopprimere un piccolo comune accorpandolo a un altro con un solo decreto, senza sentire il parere di nessuno? E Meleti allora dove lo mettiamo? Con Maleo? Con Corno Giovine? Con Castelnuovo Bocca d’Adda?No, non si fa così.La storia dell’Italia e la storia dei piccoli comuni viaggiano insieme.Si deve cambiare? Nessuna preclusione, ma avviamo una sana discussione e decidiamo insieme le misure da prendere, che possono anche diventare altre rispetto alla sola soppressione dei piccoli enti.Nei giorni scorsi, ad esempio, l’Assessore di Lodi Uggetti ha avanzato delle proposte, che in larga parte condivido, a cominciare da quelle per la gestione associata fra i comuni di alcune prestazioni e servizi: io, infatti, sostengo le Unioni Comunali.E soprattutto, non si riducano gli amministratori locali senza, di pari passo, ridurre le altre rappresentanze istituzionali, a cominciare da Governo e Parlamento (perché, diciamolo forte, oltre cento tra ministri e sottosegretari e quasi mille tra onorevoli e senatori sono proprio troppi!), ma intervenendo anche ad altri livelli (sulle Regioni, sulle Prefetture, sui tanti enti davvero elefantiaci e di dubbia efficacia).Un esempio? Il Consiglio del Cnel (creato costituzionalmente nel 1958) conta ben 121 componenti, che si riuniscono una volta al mese per esprimere pareri sulle leggi che riguardano temi economici o per avanzare lui stesso proposte di legge. Risultati? Pareri quasi sempre ignorati dai legislatori, 11 proposte di legge in oltre 50 anni di attività e nessuna di queste approvata.Per la nostra piccola Provincia, infine, intendo sottolineare che in 17 anni di attività ha ottenuto tanti bei risultati, che ben difficilmente si sarebbero avuti se fossimo rimasti con Milano (creazione nel lodigiano di tanti uffici e servizi statali, investimenti su strade e scuole, efficace gestione del servizio rifiuti, ecc.).Si vogliono ora eliminare le piccole province? Si vogliono abolirle tutte? Parliamone, ma dentro un grande disegno di riforma del nostro sistema istituzionale, che non si limiti alla sola proposta di trasferire tutte le competenze alle Regioni: sarebbe la più facile delle operazioni dal punto di vista teorico, ma con rischi e ripercussioni sui territori che potrebbero avere conseguenze anche devastanti.

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