Provincia di Lodi, grazie ai dipendenti

Nelle prossime ore verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge che segna di fatto la fine delle Province italiane, che saranno prima trasformate in “Enti di area vasta” - di cui però il legislatore non ha fissato con precisione competenze e risorse -, che a loro volta, nelle intenzioni del Governo, dovrebbero poi essere del tutto cancellate con una riforma costituzionale. Alla fine, si è compiuto il destino di un’Istituzione che una furiosa campagna di stampa, prima ancora dell’opinione della gente, ha voluto indicare come la causa sostanziale degli sprechi della politica e dei mali dello Stato. E si è riusciti a distogliere l’attenzione da ben altre responsabilità - e responsabili - che si annidano a livelli superiori dell’organizzazione statale, finendo con l’identificare ingiustamente i colpevoli della disaffezione dei cittadini per la politica in un’intera classe amministrativa, fin qui eletta democraticamente e decisamente più vicina di altre ai territori e alle loro esigenze, e persino nei dipendenti, che andrebbero invece elogiati per aver mantenuto sempre la barra ferma, le motivazioni necessarie e un immutato spirito di servizio nonostante gli attacchi provenienti dall’esterno e il clima di profonda incertezza in cui sono stati costretti a operare negli ultimi due anni. Lo posso affermare in forza della mia esperienza di Commissario Straordinario, chiamato a gestire solo con l’ausilio del mio Vice, a cui ora devo rinunciare e a cui va il mio più sincero ringraziamento, deleghe e competenze che in passato erano affidate a una squadra ben più numerosa: senza la professionalità, la collaborazione e il sostegno di dirigenti, funzionari e dipendenti non avrei potuto affrontare la lunga serie di partite che negli ultimi mesi sono state portate a soluzione. Sono convinto che la cosiddetta riforma Delrio comporterà disservizi e disagi per la popolazione e che la riorganizzazione delle competenze, delle deleghe e delle risorse potrà pensino pregiudicare il grande lavoro svolto dalla Provincia di Lodi in questi anni a tutela del territorio e delle sue esigenze. Personalmente, e anche insieme ai miei colleghi dell’UPL, l’Unione delle Province Lombarde, ho più e più volte lanciato l’allarme per una riorganizzazione dello Stato imposta da Roma, che ha come unico effetto quello di liquidare il potere dei cittadini di scegliere i propri amministratori e di smantellare un’istituzione di coordinamento territoriale capace di coagulare gli interessi di più Comuni su materie impossibili da gestire singolarmente, soprattutto oggi, ancora in piena crisi economica. Lodi e il Lodigiano hanno dato fino all’ultimo il loro contributo ragionevole e motivato per fermare un obbrobrio legislativo. Ricordo ancora nella seduta del 17 marzo scorso di UPL quando, a tutti i Presidenti e ai Commissari, dai responsabili dell’Unione è stato distribuito un dossier contro la riforma e le sue aberrazioni firmato dal dipendente provinciale Pietro Roveda, che fino all’ultimo, rappresentando, credo, la posizione di tutti, ha cercato di convincere chi di dovere dell’irrazionalità di talune scelte. Io ho sostenuto la sua battaglia e continuo a farlo. Era giusto opporsi alla Delrio per gli effetti che provocherà sul territorio. Lo so, non è facile per ciascuno dei dipendenti trovare ancora la forza e le motivazioni per andare avanti. Anche perché, è bene non dimenticarlo, dietro ognuno dei dipendenti delle Province ci sono storie personali, famiglie e necessità che il legislatore ha dimenticato. Io stesso sono rimasto allibito dalla forma definitiva che ha assunto il provvedimento. Che di fatto allunga il periodo del Commissariamento, ma priva di ogni strumento di lavoro chi deve assumersi in solitaria e in regime di “volontariato” la responsabilità di gestire un Ente che fino a un anno fa era affidato a una Giunta di sette amministratori. Non solo. Costringendo i Commissari a restare in carica per un’amministrazione non più “straordinaria” ma “ordinaria”, li trasforma, insieme ai loro collaboratori e al personale dell’Ente, nel perfetto parafulmine di tutti quei disservizi che l’assenza di risorse comporterà sul territorio, e nel destinatario degli strali di quei cittadini e organizzazioni che nei prossimi mesi alle proprie richieste, anche se legittime e motivate, non potranno che vedersi opposti dei “no”. Ma nonostante le nuove difficoltà e questi ostacoli, vi garantisco che fino al 30 giugno continuerò a svolgere con lo stesso impegno il mio ruolo, sicuro di poter contare anche in questo difficile frangente sulla piena collaborazione del personale della Provincia. Per quanto quest’ultimo già ha fatto e per quanto ancora farà, il mio ringraziamento più sincero.

Mentre si «compie il destino» della Provincia di Lodi, il commissario straordinario Cristiano Devecchi scrive una dura lettera su quello che considera un «obbrobrio legislativo»

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