Ci sono ipotesi, soluzioni, proposte, in tutti i campi, su cui ciascuno esprime una propria opinione basandosi su convinzioni che spesso discendono da un comune sentire o da una posizione personale che afferisce ad un quadro ideologico ampio o più semplicemente ad interessi particolari, propri o di gruppo. Altre volte poi, tali opinioni sono suffragate anche da un’esperienza personale, da un vissuto concreto che avvalora l’opinione medesima,giusta o sbagliata che sia. È questo il caso, per me, della questione di forte attualità sulla ipotizzata soppressione della provincia di Lodi. Dovendo esprimere un parere al riguardo, è chiaro dunque che esso si baserà prevalentemente sull’esperienza personale, vissuta sia come cittadino della provincia di Lodi, sia come persona che ha avuto responsabilità dirigenziali in un Ufficio di decentramento nato a seguito dell’istituzione della provincia di Lodi, vale a dire “il Provveditorato agli Studi”
Nell’uno e nell’altro caso,cioè come cittadino e come ex Provveditore, posso affermare che dall’istituzione della Provincia di Lodi sono derivati numerosi vantaggi per i cittadini in genere e per gli utenti di alcuni servizi in particolare.
Non sto qui ad elencarli, sono sotto gli occhi di tutti chi li vuol vedere, ma mi pongo subito una domanda,ancorché retorica: se l’istituzione della provincia di Lodi(così come le altre presumo) ha portato vantaggi indubbi per la comunità, perché abolirla?
E la retoricità della domanda sta nella linearità della risposta: perché non ci sono più le risorse economiche per mantenerla in vita. E qui obbligano, necessariamente, alcuni ragionamenti. I vantaggi, innegabili in base alla mia esperienza, riguardano principalmente due ordini di fattori. Da un lato l’approccio a molti servizi da parte dei cittadini e le risposte che ne derivano, senza dubbio più facile l’uno e più efficienti le altre.
Non mi riferisco ovviamente solo ai servizi erogati direttamente dall’Ente Provincia, in realtà neanche molti, ma da quelli derivati dal decentramento delle varie branche dell’Amministrazione Statale, e non solo, perché molte altre realtà (Enti, associazioni ecc.) si basano sull’organizzazione provinciale, peraltro in Italia molto più datata e consolidata di quella regionale.
L’altro vantaggio, questo sì più politico e quindi appannaggio proprio dell’Ente Provincia è la salvaguardia del territorio, in tutti i sensi:ambientale, culturale, storico, delle tradizioni ecc.
Dunque se questi sono i vantaggi ed è innegabile che lo siano anche se percepiti in maniera differente da ciascuno, è così consistente il risparmio da giustificarne la soppressione?
E poi sono questi i costi nefasti della politica, invisi, e giustamente, all’opinione pubblica?
Credo proprio di no, cioè che i risparmi non sarebbero molti a fronte invece di una riduzione importante dei servizi per i cittadini; e poi i costi della politica non sono certo questi. Anche questi, se proprio vogliamo, ma li chiamerei meglio i costi della democrazia pur rendendomi conto di usare una parola grossa. I cosiddetti costi della politica li vedo soprattutto,come i più tra la gente, negli stipendi, privilegi, benefit, vitalizi di molti politici ed amministratori pubblici, ed ex.
Personalmente sono rimasto basito, ad esempio,quando ho saputo mesi fa dal diretto interessato (un ex consigliere regionale del Veneto) che percepiva un vitalizio di 2800 euro al mese, vita natural durante.
Concludendo non penso proprio che la strada indicata sia quella giusta, francamente mi sembra un po’ raffazzonata e precipitosa, non porta a grandi risparmi, mentre sicuramente accresce svantaggi e problemi per cittadini che già dovranno pagare, e molto,gli effetti di questa manovra e non va per il sottile sul fronte della partecipazione democratica: aboliti tempo fa i Consigli di zona, oggi le province e ridimensionati i piccoli comuni. E domani?
O se proprio si vuole, e si deve, far cassa anche con questo allora condivido il parere di coloro che sono per l’abolizione di tutte le province; a un patto però, che compiti e funzioni attualmente delle province siano demandati a Regioni e Comuni con gli opportuni decentramenti e forme di partecipazione dei cittadini alla loro gestione ed organizzazione.
Ma non si chiamano già Province?
Stefano Taravella
L’articolo di Stefano Taravella ci è pervenuto prima del mutamento di indirizzo del Governo circa la soppressione delle Province (non più la cancellazione di quelle sotto i 300.000 abitanti, ma l’eliminazione - seppure a data da destinarsi - di tutte le Province italiane): lo pubblichiamo ugualmente con grande risalto perché i temi che affronta sono molto importanti e comunque di scottante attualità.
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