Egregio direttore, mi consenta di aggiungere alcune considerazioni sull’acceso dibattito che si è sviluppato in questi giorni su “il Cittadino” in merito all’intenzione di costruire in frazione Vittadone del comune di Casalpusterlengo un megaimpianto della logistica. La richiesta di cambiamento di destinazione (da agricola a urbanistica) è stata richiesta dal proprietario cav. Silvano Chiapparoli per una vasta porzione di terreni e il sindaco avrebbe manifestato un certo interesse per le favorevoli ricadute occupazionali (si parla di 500 posti di lavoro), secondo quanto riferisce Aurelio Ferrari (“il Cittadino”, 22 novembre 2012). L’ex-sindaco di Lodi esprime tutte le sue perplessità per il nuovo impianto logistico, che verrebbe a consumare un’area spropositata (una quarantina di ettari, tenendo conto delle superfici destinate alla viabilità) che, conti alla mano, corrisponde a più della metà delle superfici suscettibili di trasformazione urbanistica consentite in ciascun anno dalla Provincia per esigenze endogene nel periodo 2008-2018. Si augura, pertanto, che il Comune respinga il progetto e riconfermi la vocazione agricola dei terreni in parola nell’ambito degli strumenti urbanistici vigenti e, in particolare, del Piano di governo del territorio, che è in fase di stesura. Sono pienamente d’accordo con le tesi sostenute da Ferrari, che sono conformi ai criteri stabiliti nel Libro Bianco per il Lodigiano del futuro, elaborato nell’ambito degli Stati Generali del Lodigiano, che per l’allocazione di impianti logistici prevede espressamente l’uso di terreni compromessi (fabbriche dismesse, capannoni vuoti, aree urbanizzate). Al tempo stesso, però, è giusta l’osservazione di Silvano Chiapparoli, quando si chiede perché mai quanto vale per la logistica di Vittadone non vale per il Parco tecnologico e l’Università, che sono stati notoriamente allocati su terreni vergini, addirittura fuori della cintura delle tangenziali. E inoltre, perché si rifiuta la logistica, mentre si tollerano scempi ambientali come il biogas, il fotovoltaico a terra e le “ipotetiche serre”. La scelta dell’ubicazione del Parco Tecnologico è stata un errore madornale, che non va ripetuto né per la logistica, né per il previsto Parco Industriale, che verrà ad impegnare una superficie agricola non inferiore a quella dell’impianto di Vittadone.Voglio però fare un’osservazione più stringente. Mentre è in corso un sano dibattito e le differenti posizioni si confrontano, nel Centro e nel Sud-Italia infuria una delle più devastanti alluvioni che la storia recente ricordi, con danni ingenti al territorio per svariati miliardi di euro, morti e distruzioni. Scienziati e studiosi puntano il dito contro la cementificazione del territorio e l’arretramento dell’agricoltura, che sono i principali fattori che determinano gli eventi estremi (frane, esondazioni, alluvioni, colate di fango, ecc.). E anche questo è un buon motivo per bloccare il polo logistico. L’area padana, che è a rischio idrogeologico ed è sovraccaricata da un’enorme pressione demografica e industriale, va preservata dalla catastrofe.Un’ultima considerazione sul lavoro. Non esiste nessuna prova certa che il complesso di Vittadone dia lavoro a 500 persone, ma se anche fosse vero, la salute delle persone e la difesa dell’ambiente andrebbero salvaguardate prima di ogni considerazione di opportunità o di convenienza economica. Non è un’affermazione retorica o priva di senso pratico. Basta volgere lo sguardo alla vicenda drammatica dell’Ilva di Taranto, che segna uno spartiacque storico ed epocale nella definizione dei rapporti tra salute dei cittadini e ambiente. La difesa dell’ambiente non è più un vuoto slogan. Se i parametri dell’inquinamento o l’impatto ambientale superano una data soglia critica, c’è il rischio che la magistratura possa ordinare la chiusura delle fabbriche, con conseguente licenziamento dei lavoratori. Questo significa in parole povere che nessuna impresa o iniziativa, compresa la logistica di Vittadone, anche se ipoteticamente vantaggiosa sotto il profilo economico, può da questo stesso momento essere avviata in contrasto ai criteri di sicurezza ambientale. Punto e basta.
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