Prodotti tipici per salvare il territorio

L’intervento dell’assessore provinciale Cristiano Devecchi su questo giornale lo scorso 2 ottobre in merito a Expo 2015 mi trova più che d’accordo. Ascolto per caso una radio di Piacenza: propaganda una pizza “rossa come i nostri eccellenti pomodori”, fatta con farina “bianca come il nostro rinomato aglio”. Nell’era della massificazione ascoltare tam tam di questo tipo fa bene al cuore, mentre l’ attacco globalizzante dei prodotti in “offerta” sugli scaffali dei centri commerciali ci accerchia da ogni parte.L’alimentazione sarà il tema guida di Expo 2015. Il Lodigiano, che sul grande evento mondiale ha forti aspettative e importanti numeri da giocare, è storicamente caratterizzato da produzioni tipiche che si legano strettamente da sempre con la storia stessa del territorio: la ricchezza delle acque e la fertilità dei campi di trifoglio ed erba medica trovano nel grana padano e granone lodigiano il loro prodotto finale di eccellenza, un prodotto must che deve diventare il target della nostra terra.La Bassa che si affaccia al Po in particolare, da sempre ricca di prati, è la terra che ha dato i natali al grana tipico lodigiano, al pannerone ed al mascarpone: quasi ogni cascina aveva il suo piccolo caseificio. Ma oggi la standardizzazione sta lentamente erodendo sia la storia che le nostre abitudini alimentari. Un’azione guidata dalla pubblicità ingannevole, dal lancio di alimenti a prezzi super scontati di provenienza estera, da campagne commerciali improntate alla legge dei numeri e non al rigoroso e doveroso controllo della qualità e della filiera. Ma non è una novità. Il 22 dicembre 1900 la Camera di Commercio ed Arti di Buenos Aires scriveva alla consorella Camera di Commercio di Lodi una lettera arrivata a destinazione il 16 gennaio 1901.La missiva è profetica. «Il commercio del formaggio italiano è andato prendendo in questo paese una grande importanza (…) ma da qualche tempo questa Camera sta osservando nel commercio del prodotto delle anormalità che spera possano essere transitorie... ( sic) Alcuni importatori di formaggi parmegiani, reggiani e lodigiani effettuano vendite a prezzi eccezionalmente bassi e non in relazione con le qualità vecchie e ben stagionate, come di solito.( …) Sicuramente per vincere la concorrenza, tirano dai punti di produzione formaggi freschi e magri, comprati in condizioni che permettono loro di commercializzarli ai nuovi prezzi di piazza. La più parte della merce buona resta perciò invenduta, non potendo competere ( …) giunsero ultimamente molte partite avariate (…) e se quanto sta succedendo avesse a ripetersi altre volte, il danno sarebbe grande per lo scredito in cui cadrebbe questo prodotto. Non solo hanno colpa alcuni negozianti importatori di qui, ma anche alcuni fabbricanti di costà, il desiderio di vendere non dovrebbe spingerli a mandare all’estero dei formaggi che per definizione di stagionatura e per la qualità scadente finiranno per togliere il credito alle loro marche. Questo stato di cose tende a screditare un’industria antica e di grande importanza nei nostri scambi con l’Argentina dove nell’anno 1899 se ne importarono 857, 985 chilogrammi.»Nel Lodigiano abbiamo produttori tenacemente abbarbicati alla difesa della qualità e della tradizione nel processo produttivo. La battaglia quindi non è persa; permangono antiche nicchie di produzioni tipiche, resistono conservatori della qualità e della tradizione, c’è chi ci crede e non si arrende. La Provincia di Lodi sta muovendosi molto in questa direzione di salvaguardia e promozione, alcuni produttori non demordono. Orio Litta, la porta del Po sulla Via Francigena, è in prima fila grazie al Caseificio Zucchelli, storico marchio produttore di grana padano e raspadura quotidianamente sfogliata a mano. “La Bottega del gusto” è l’ennesima scommessa lodigiana che, insieme a “Le cascine “ di Terranova, alla “Azienda Agricola F.lli Lodigiani” di S. Stefano e a “Ca’ Nova” di Guardamiglio, offre prodotti a denominazione d’origine con menù a filiera corta, che seguono regole secolari di garanzia qualitativa. Prodotti d’eccellenza per bontà e genuinità, frutto di procedimenti antichi, di valori fondati sulle cose semplici ma buone, realtà che non devono sparire ma che urge far conoscere. Anche noi consumatori lodigiani dobbiamo crederci mettendo in tavola prodotti di casa nostra. In Alto Adige lo fanno da anni: aziende locali diventate leader del mercato nazionale, aziende che trasformano in loco ciò che producono e vanno ad impreziosire l’offerta turistica. Oggi, per non rischiare clamorosi passi indietro, è fondamentale difendere la tradizione e non abdicare, far quadrato intorno ai nostri prodotti lodigiani di eccellenza: per mantenere intatte le nostre radici culturali e per creare ricchezza. Il Lodigiano che perde la Provincia deve scommettere su queste tipicità se vuole sopravvivere comunque. Siamo d’accordo con l’assessore Devecchi: dobbiamo tenere la barra in mano anche domani, quando la Provincia di Lodi, seppur virtuosa, non ci sarà purtroppo più, sacrificata sulla pira che fa di ogni erba un fascio.

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