E’ difficile parlare di Expo e di ciò che l’Esposizione Universale potrà rappresentare in questi sei mesi (e anche dopo) per la Lombardia e il nostro territorio, quando negli occhi si hanno ancora le immagini della devastazione alla quale è stata sottoposta Milano. Proprio nelle ore in cui, dopo tante polemiche, si inaugurava l’evento con il quale il Paese si gioca una grande opportunità nel panorama globale, un manipolo di delinquenti ha messo a ferro e fuoco il centro della città. A questo punto si potrebbe parlare dell’ignoranza spacciata per lotta sociale, dell’inadeguatezza della macchina della prevenzione, di quella giustizia che nel giro di poche ore ha rimesso in libertà chi alla vigilia era stato sorpreso con armi pronte a colpire, delle regole di ingaggio che le forze dell’ordine sono state costrette a rispettare. Ma questa è un’altra storia, che con Expo non c’entra nulla e che non fermerà questa grande iniziativa universale.Finalmente, dopo sette anni di attesa e investimenti ingenti, Milano e la Lombardia hanno inaugurato un’Esposizione importante non solo per i temi che tratta, e per i quali ci auguriamo possano essere indicate soluzioni percorribili per il futuro: nutrizione globale e sicurezza alimentare; ma anche per le ricadute economiche che potrà rappresentare durante e soprattutto dopo i prossimi sei mesi, per le opportunità che offrirà alle aziende italiane di aprirsi a nuovi mercati, di creare relazioni internazionali e di fare rete; per valorizzare le vocazioni dei territori, come quelle agroalimentare, della ricerca e dell’innovazione che può mettere in campo il Lodigiano; per imprimere alla politica accelerazioni su temi come la contraffazione, la tutela del made in Italy e della salute dei consumatori; per creare una nuova cultura imprenditoriale che vada nella direzione di un mondo migliore. Lo diciamo da lodigiani, prima ancora che da italiani: non è possibile continuare ad avere in commercio prodotti agroalimentari finto italiani per 60 miliardi di euro ogni anno, dal parmigiano fatto dagli amish americani al pamesao brasiliano o al reggianito argentino, fino ad arrivare al magico kit statunitense per produrre il grana in casa in appena due mesi.L’Europa su questo fronte deve fare la sua parte, ci auguriamo meglio di quanto non abbia fatto a proposito dell’etichettatura degli alimenti, permettendo di indicare la sede legale dell’azienda e non il luogo di produzione, con l’effetto di avere gli scaffali dei supermercati invasi da merce legalmente ‘made in Italy’, ma prodotta in Paesi che con l’Italia non c’entrano nulla. Anche di questo si dovrà parlare a Milano.Già oggi, però, Expo si è rivelata una risorsa, perché ha favorito investimenti, infrastrutture, reti di servizi che sono ormai realtà e che altrimenti sarebbe stato difficile realizzare in maniera tanto consistente e in così breve tempo. Per questo Regione Lombardia si sta preparando da anni all’evento che si è inaugurato venerdì scorso e che consentirà di creare occupazione, accrescere le opportunità del settore turistico, aprire nuovi canali per l’impresa, rendere più moderno e vivibile il tessuto urbano. Sono 32 i milioni di euro messi in campo da Regione per il lavoro e l’occupazione connessi a Expo, 86 i milioni di euro per la promozione turistica dei nostri territori, 850 milioni, nel solo 2015, per nuove infrastrutture e per il potenziamento della rete dei trasporti, 41 milioni per le reti tecnologiche e la banda larga. Tutti investimenti i cui effetti non si esauriranno con il 30 ottobre, ma che hanno permesso realizzazioni che resteranno nel tempo, a disposizione dei cittadini e delle imprese.Anche Lodi e la nostra provincia potranno beneficiarne. Penso al bando con fondi europei per la ricerca e lo sviluppo nelle micro imprese e nelle Pmi, che mette a disposizione 30 milioni di euro; o agli accordi di competitività rivolti in particolare al settore agroalimentare, finanziati con nove milioni di euro. Ecco perché il Lodigiano non può restare ai margini di Expo, ma deve vivere l’Esposizione Universale come una grande occasione. Nessuno ci regalerà nulla, siamo noi che dobbiamo metterci in gioco e cogliere queste opportunità.Attenzione, però. Expo non è una fiera. Non può essere interpretata - o non solo - come l’opportunità di portare i turisti nel Lodigiano a comprare un po’ di ‘raspadura’ e salame. Ben vengano gli affari in più che potranno essere garantiti a un’economia locale ancora molto in difficoltà, ma senza dimenticare che questa è anche l’occasione per mettere a sistema le risorse del territorio, per confrontarsi con chi gestisce i mercati internazionali, per creare nuove opportunità economiche da mettere a reddito nel futuro.A questo proposito, Regione Lombardia ha individuato all’interno del proprio padiglione degli spazi da mettere a disposizione per favorire gli scambi commerciali tra imprenditori, il cosiddetto B2B; come rappresentante istituzionale, offro da subito la mia disponibilità a organizzare questi incontri per i nostri imprenditori, perché sono convinto che il Lodigiano possa mettere in campo risorse, competenze, tradizione e anche capacità di innovare. Il grana è nato qui, anche se piccola la nostra produzione di riso è di altissima qualità, abbiamo tra i migliori allevamenti da latte e da carne; abbiamo però anche la più importante software house italiana, che continua a investire nella ricerca; abbiamo un’eccellenza assoluta come il Parco Tecnologico Padano; abbiamo insediamenti di primo piano nel settore della cosmesi e tante piccole e medie imprese che operano in ambiti innovativi e dove il valore aggiunto è notevole.Il Lodigiano ha grandi potenzialità, sotto tutti i punti di vista. Dovrà avere la capacità di metterle a sistema. A partire da Expo, guardando oltre e gettando le basi per un futuro più prospero nei prossimi anni.
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