Premiato il “maestro madonnaro” di Melegnano

Alla sesta partecipazione al festival internazionale di arte sacra di Curtatone il melegnanese Tiberio Mazzocchi si è “laureato”: è diventato maestro madonnaro, vincendo il primo premio nella categoria “Madonnari qualificati” alla più importante manifestazione internazionale di arte sacra di strada. Il festival è arrivato alla 45esima edizione, attira 100mila visitatori nei due giorni della Festa dell’Assunta, e il 14-15 agosto scorsi ha avuto 166 partecipanti. Mazzocchi, artista dalla personalità sfaccettata - musicista, ricercatore di folklore, street performer - ha iniziato a frequentare il raduno ferragostano nel 2009 assieme agli altri melegnanesi Luigi Generani e Giuseppe Olmo Seresini. Nel corso delle edizioni Mazzocchi ha iniziato come madonnaro semplice, è passato a madonnaro qualificato e pochi giorni fa, con la prima piazza nel concorso qualificati, ha conseguito la possibilità di gareggiare dal 2018 nella sezione maestri. «Ma il titolo che conta di più è quello di quest’anno - spiega - perché vale appunto come un diploma che si conquista sulla strada». L’opera è una Pietà, o Compianto sulla morte di Cristo, intitolata “Apocalisse 5.5”. Si tratta di una scena con Maria e Gesù deposto dalla croce ritratti in sembianze africane, con in primo piano l’immagine di un leone che fa da intreccio fra i vari temi: «La lettura più semplice è il leone come richiamo all’Africa - annota l’autore - ma io ho voluto sviluppare il passo dell’Apocalisse di Giovanni, 5.5, nel quale si parla di un “leone della tribù di Giuda, il rampollo di Davide” che “ha vinto” e “permette di aprire il libro dei Sette sigilli”. Il leone è chiaramente un’allegoria di Cristo, ed è un simbolo che circola nell’arte sacra europea da secoli, basta pensare alle teste leonine che troviamo nei portali o nei fregi delle cattedrali medievali». Mazzocchi confessa di «aver impiegato due anni a concepire il soggetto, anche perché l’esecuzione contiene uno studio sui colori primari e sull’associazione di colori che non mi è costato proprio pochissimo, in termini di bozzetti e avvicinamenti al “quadro” finale». Definirlo “quadro” è in effetti fuorviante perché nessuna delle creazioni del festival delle Grazie sopravvive a lungo. Come tanti mandala di gesso, si dissolveranno alla prima pioggia sull’ asfalto. «Se posso indicare una caratteristica delle mie opere - aggiunge - direi che è quella di recuperare il ruolo del “madonnaro” come illustratore della storia sacra, ma in un modo creativo, che dice qualcosa di diverso dalla “solita” copia di Michelangelo o Caravaggio. Il madonnaro deve parlare per simboli, per allegorie popolari: non è facile fare un’allegoria, credo di essermi avvicinato a quel linguaggio, con gli anni».

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