Porta Santa in ogni chiesa del Lodigiano

Un Anno Santo Straordinario, perché “questo è il tempo della misericordia”. “Non è il tempo per la distrazione, ma per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale”. Nell’omelia dei primi vespri, recitati subito dopo la consegna e la lettura della Bolla “Misericordiae Vultus” di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, davanti alla Porta Santa della basilica di san Pietro il primo Papa latinoamericano della storia ha riassunto così il senso del primo Giubileo, in oltre sette secoli, legato a questo tema. E lo ha fatto proprio alla vigilia della domenica dopo Pasqua, giorno in cui il suo predecessore, san Giovanni Paolo II, ha istituito la festa della Divina Misericordia. “Misericordiosi come il Padre”, il motto del Giubileo, in sintonia con il motto scelto da Papa Francesco per il suo pontificato: “Miserando atque eligendo”. “Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia”, si legge nella Bolla, perché senza perdono la vita è un “deserto desolato”. “Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio!”, l’auspicio di Francesco che si proietta già oltre il Giubileo, che inizierà l’8 dicembre 2015 per concludersi il 20 novembre 2016. Durante l’Anno Santo, ogni chiesa locale avrà la sua “Porta della Misericordia”, come Francesco ha ribattezzato la Porta Santa della basilica vaticana. In Quaresima, una task force di “missionari della misericordia”, perché “a tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia”. “Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia”, sottolinea il Papa, che chiede alla Chiesa di non giudicare e non condannare e di riscoprire le opere di misericordia corporale e spirituale. “Ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre. È per questo che ho indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti”. Dopo l’apertura della Porta Santa della basilica vaticana, la domenica successiva, la Terza di Avvento, si aprirà la Porta Santa nella Cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano. Successivamente, si aprirà la Porta Santa nelle altre Basiliche Papali. “Nella stessa domenica - si legge nella Bolla - stabilisco che in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli, oppure nella Concattedrale o in una chiesa di speciale significato, si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia. A scelta dell’Ordinario, essa potrà essere aperta anche nei Santuari, mete di tanti pellegrini, che in questi luoghi sacri spesso sono toccati nel cuore dalla grazia e trovano la via della conversione”. La scelta dell’8 dicembre, spiega il Papa citando san Giovanni XXIII e il beato Paolo VI, è dovuta al fatto che “la Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo” il Concilio.***Il volto e gli occhi della misericordia, dunque. Papa Francesco non parla di qualcosa di astratto, ma di concreto e visibile. Gli occhi e il volto, infatti, comunicano tutto di una persona, la sua intimità, i suoi segreti… E così è per la misericordia. Il Pontefice introduce tutti, credenti e non credenti, nel grande e, forse, incomprensibile mistero della fede cristiana. La misericordia, scrive Francesco nella Bolla, “è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato”.Parlando della centralità della misericordia, Francesco si pone nella grande tradizione della Chiesa. Scritture e testi liturgici sottolineano come l’onnipotenza di Dio sia tutta concentrata nel suo essere misericordioso. La straordinarietà del Giubileo va tradotta, nella sua essenza, nell’ordinarietà della vita di ogni giorno. Solo così si potrà vivere la tenerezza del perdono e dell’abbraccio amoroso. In che modo? A indicare la strada è sempre la Bolla, che oltre a fissare i tempi, con le date di apertura e di chiusura, e le modalità principali di svolgimento del Giubileo, esplicita lo spirito per cui è stato indetto, le intenzioni e i frutti sperati dal Santo Padre. Lo spirito emerge dal motto scelto che suona come un invito: “Misericordiosi come il Padre”. Le intenzioni e i frutti si possono cogliere almeno in tre diverse dimensioni, che ogni Giubileo - e questo in modo particolare – coinvolge. La dimensione ecclesiale, anzitutto. Qui sono tanti i gesti e i simboli chiamati in causa: dall’apertura della Porta Santa, da vivere anche in ogni Chiesa locale con l’apertura di una “Porta della misericordia”, all’invio dei “missionari della misericordia” cui verrà data “l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica”; dal tema dell’indulgenza a quello del pellegrinaggio… Senza trascurare le date di apertura e chiusura del Giubileo: l’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione, nel 50° della conclusione del Concilio Vaticano II e il 20 novembre 2016, nella solennità liturgica di Gesù Cristo Signore dell’universo. Non si tratta di pura casualità: cinquant’anni fa la chiusura del Concilio segnava una nuova stagione per la Chiesa, che tornava ad aprirsi verso il mondo, mentre la solennità di Cristo Signore dell’universo indica, ogni anno, la chiusura dell’anno liturgico prima dell’inizio del tempo d’Avvento. C’è poi la dimensione sociale. Anticamente, il giubileo era un anno dichiarato santo, nel quale si doveva restituire l’uguaglianza a tutti, offrendo nuove possibilità alle famiglie che avevano perso le loro proprietà e, perfino, la libertà personale. Non viviamo più queste situazioni. Anche se il nostro tempo è segnato da altre forme di povertà e di schiavitù, che portano a solitudini e fragilità. Siamo tecnologici e potenti, ma abbiamo smarrito le certezze di fondo. Papa Francesco ha compreso questo cambiamento di clima, perché - come ama ripetere - certe realtà si leggono meglio dalla periferia. E si è reso conto che la misericordia è in grado di dare risposta al desiderio di salvezza che c’è nel cuore di ogni persona. Infine, c’è la dimensione del dialogo interreligioso. “La misericordia - spiega il Santo Padre - possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa. Essa ci relaziona all’Ebraismo e all’Islam, che la considerano uno degli attributi più qualificanti di Dio. (…) Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con queste religioni e con le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione”. Tre dimensioni, dunque, su cui in vario modo lasciarsi coinvolgere. Il cammino è tracciato. Ci sono solo otto mesi per prepararsi e chiedersi con quali occhi e quale volto presentarsi alla Porta Santa. Anche perché occhi e volto non mentono. Soprattutto quando si ha a che fare con la misericordia.

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