Gli scandali e il malaffare seguono la dinamica ormai consolidata: uno tira l’altro, dalle vacanze alla ‘ndrangheta. Speriamo che si possa far pulizia, a tutti i livelli. Ma soprattutto che si possa voltare pagina. Serve moralità, che è merce sempre più rara, perché scontiamo decenni di venir meno progressivo della trasmissione educativa. Servono nuove e rigorose regole sul finanziamento e sui costi della politica. Anche se tutti ben sappiamo quanto è difficile passare dall’annuncio alla concreta messa in opera dei provvedimenti. Perché dei tagli, del dimagrimento si deve fare carico la stessa classe politica che degli abusi reiterati è di fatto responsabile. Ma soprattutto serve una nuova offerta politica.
In vista della tornata elettorale della prossima primavera – sia o meno anticipata in regioni emblematiche come il Lazio e la Lombardia – il punto è proprio questo.
Vino nuovo in otri nuovi, insomma. O, se l’immagine è un po’ datata, per usare una formula commerciale, contenuti nuovi in nuovi contenitori.
Stiamo assistendo infatti da anni ad una vicenda di cosmesi collettiva, accelerata negli ultimi tempi. Di fronte alla crisi di credibilità del sistema politico, a suo tempo commissariato dall’Europa per “tecnici” interposti, il gioco collettivo ricorda quello dei quattro cantoni, o delle tre carte.
Ma la cosmesi, il maquillage, o, peggio, la chirurgia estetica, può garantire il brevissimo, o al massimo il breve termine. Con il risultato, come è successo prima con la fine della “prima repubblica” e poi nei lunghi anni delle “alternanze per disperazione”, di procrastinare e non di risolvere i problemi. La somma di debolezze infatti non produce nessuna forza. E questo sembra ancora lo spettacolo che attualmente va in onda a reti unificate.
Il problema infatti non è il nuovo per il nuovo. È la definizione di un quadro e dunque di proposte che a) siano intelligibili nel contesto europeo, cioè rispondano, si riferiscano alle grandi famiglie politiche dell’Unione, di cui l’Italia resta non solo uno dei soci fondatori, ma anche uno dei componenti di maggiore peso; b) abbiano un respiro un po’ più ampio dell’orizzonte delle prossime elezioni.
Tra gli obiettivi non dichiarati, ma strategici del governo dei tecnici, al primo posto c’era consentire la definizione di una nuova ed adeguata offerta politica. D’altra parte sono più di vent’anni che si dice che la prossima dovrebbe essere una legislatura “costituente”. E non si riesce da decenni a fare una legge elettorale semplice e chiara, ma si inseguono alchimie complesse e contraddittorie.
Il percorso certamente non sarà breve, ma occorre incamminarsi senza perdere altro tempo. Continuare a baloccarsi con palliativi o surrogati non fa che allungare la crisi e creare guai peggiori.
Come per i conti pubblici, anche per la politica una seria “operazione verità”, fatta di bilancio e di progetto, non ha più alternative.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
     
             
            