Perché dire no alla proposta di Rodotà?

«Perché no?»: la domanda è semplice, l’oggetto anche, eppure non riesco a trovare alcuna risposta razionale, plausibile, soddisfacente. «Perchè non Rodotà?»: le domande con il «non», da qualche tempo, sono quelle cui mi risulta più semplice venire a capo ma qui non c’è verso. Il curriculum, la competenza, la correttezza, la storia, l’agito fanno di Rodotà - se pure non vogliamo avventurarci fino a ricordarne il ruolo di Presidente del PDS - una figura assolutamente non aliena alla sinistra, anzi. Eppure il Partito Democratico è riuscito prima ad inventare una triade di «indigeribili» per i suoi stessi parlamentari - «punte di diamante» Marini e Amato - poi ha deciso, come un bambino capriccioso, che Rodotà «no, non era proprio il caso», il tutto, mi pare, con notevole disagio da parte di molti. Poi si è sbizzarrito a cercare altrove, cioè nel giardinetto di casa propria, con esiti prima imbarazzanti poi disastrosi. Non ho tessere da stracciare ma sono di sinistra e non posso non sentirmi cogliere da un moto di rifiuto di fronte a questo «suicidio» politico che il Partito Democratico sta contribuendo a realizzare - Bersani in testa - assolutamente incapace di capire che anche chi, finora, ha voluto credere alla praticabilità, senza disfattismi, di un cambiamento nel medoto, nel merito e nei protagonisti della scena politica, sta assistendo impotente - ma non arreso - a scelte incomprensibili e prive di ogni criterio. La «colpa grave» di Stefano Rodotà consiste, forse, nell’essere stato indicato nelle «presidenziarie» del Movimento 5 Stelle? Altrimenti, probabile che lo stesso Partito Democratico lo avrebbe potuto considerare - «Perchè no?» - e dirsi «Ottima idea!». E, solo per curiosità, arrivati a questo punto, dove si nasconde ora il tanto decantato «senso di responsabilità», con cui affrontare il grave periodo che stiamo attraversando, mentre ci si premura di respingere la proposta - non certo indecente - di Beppe Grillo and company? E qual è la consapevolezza, da parte del PD, uscito non sconfitto ma neppure, evidentemente, vincitore dalle ultime elezioni, di ciò che la gente - la sua gente - si aspetta, spera, vuole? Ho tenuto il fiato sospeso, ieri e ieri l’altro, sperando che il dubbio se meglio accordarsi con il centro destra o accogliere la proposta del Movimento 5 stelle, potesse sciogliersi con un briciolo di buon senso, invece nulla. Dopo ciò che è accaduto la soluzione è stata, come nel «gioco dell’ oca», di ritornare alla casella di partenza, come se ciò fosse davvero possibile. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere. Per ora, non ho fatto né l’uno né l’altro ma, con il cuore pesante e sgomenta, da persona che nel proprio piccolo mondo ha deciso di candidarsi nella fila del centro sinistra alle proprie elezioni amministrative, mi consolo - sempre che sia possibile consolarsi - di averlo fatto in una lista che vede, insieme, Sinistra Ecologia e Libertà e molti che non hanno una appartenenza politica strutturata, io per prima. E nello sbigottimento e nella preoccupazione di queste ore mi conforta sapere che, in Parlamento, Sinistra Ecologia e Libertà ha votando Stefano Rodotà. Banalmente, perchè non c’era motivo di non farlo, anzi.

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