Per il “Caffè Gatti” la fine di un’epoca

I gestori del bar si spostano dalla gloriosa sede sotto i portici

Gli altri baristi non ne abbiano a male. Ma per decenni lo storico “Caffè Gatti” di piazza Libertà, di fronte al castello Bolognini, è stato il più rinomato e importante di Sant’Angelo. Sotto il suo portico in stile liberty è trascorsa la storia, sono passati politici nazionali e locali in campagna elettorale. Ed è passata tanta gente. Dopo una lunga a gloriosa “militanza”, per il “Caffè Gatti” si avvicina ora la fine di un’epoca. Segno dei tempi che cambiano. La conferma è arrivata ieri mattina dagli attuali gestori del Caffè. Entro il prossimo mese di luglio si apprestano a lasciare i locali, per trasferire l’attività (e l’insegna “Caffè Gatti”) dall’altro lato della piazza: il trasloco dall’attuale civico 40 al civico 5 (oggi sede di un’autoscuola) è questione di mesi. La richiesta di trasferimento dell’autorizzazione di somministrazione di alimenti e bevande è già stata inoltrata al comune di Sant’Angelo. E il futuro dei locali che per decenni hanno ospitato il “nobile” Caffè è tutto da scrivere.

«Entro luglio libereremo i locali e lo faremo con dispiacere - ha spiegato ieri mattina l’attuale titolare del “Caffè Gatti” -: dobbiamo ringraziare il sindaco Crespi perché si era interessato alla vicenda, al fine di favorire un’intesa con i proprietari dello stabile, che ci permettesse di restare». Alla base del trasferimento dello storico Caffè ci sarebbe la richiesta di un ritocco al contratto d’affitto. «Il problema degli affitti non è solo nostro - prosegue la titolare del bar - molti in centro vivono un momento non facile ed è evidente che il commercio soffre. Quando il castello era aperto si lavorava di più. E la riapertura straordinaria di domenica scorsa ci ha fatto davvero molto piacere».

Le voci sulla chiusura dell’attuale “Caffè Gatti” si rincorrevano da mesi. Oggi arriva la conferma del trasferimento dell’attività. La storia, però, non si può cancellare. Proprio la storia (archivio parrocchiale) dice che già nell’Ottocento al posto dell’attuale “Caffè Gatti” esisteva il “Caffè Nosotti”, “caffetteria e offelleria”, legato alla famiglia degli omonimi amaretti. Nei primi decenni del Novecento, prima della costruzione della nuova basilica, nei locali dell’attuale piazza Libertà 40 era aperto il “Caffè-Pasticceria” di Davide Gatti (come dimostra una cartolina custodita dagli appassionati di storia barasina), nel quale si vendevano gli amaretti Gallina. La notizia del trasferimento del “Caffè Gatti” assume oggi, ovviamente, una valenza politica. Il sindaco Domenico Crespi ieri ha commentato: «Prendo atto dei ringraziamenti dei titolari del bar e confermo che mi sono interessato al caso - dice -. Aggiungo però che la proprietà privata è sacrosanta e tutte le scelte vanno rispettate. So che il bar si trasferirà sul lato opposto della piazza e auguro ai gestori ogni fortuna. Sicuramente lo storico “Caffè Gatti”, sotto i portici, aveva un fascino speciale». Tra i vicini dell’attuale “Caffè Gatti” c’è l’assessore provinciale al bilancio, Cristiano Devecchi, con il suo negozio di pelletteria e scarpe. «Personalmente ho cercato di intercedere, purtroppo senza ottenere risultati - ammette con amarezza -, molti dei negozi del centro in questo momento sono in difficoltà, le serrande abbassate le vediamo tutti, come pure i locali vuoti. Da tempo sostengo che occorre una riflessione sul futuro del centro di Sant’Angelo, che non può finire nelle mani delle banche e degli uffici. Sant’Angelo è la “patria” del commercio, ma di questo passo non so cosa resterà».

Sul tema ha preso la parola anche Ugo Speziani, consigliere comunale di centrosinistra: «Già nell’agosto 2009 avevo inviato al comune una lettera in cui chiedevo attenzione per il centro e denunciavo l’assottigliamento della presenza di attività artigianali e commerciali. Segnalavo la necessità di salvaguardare i locali storici, che per anzianità di servizio sono punti fermi della nostra città. Oggi faccio una nuova proposta: non vendiamo il vecchio comune, ma trasformiamolo in centro direzionale con banche e uffici. In questo modo libereremo altri spazi del centro e i piccoli negozi potranno continuare a vivere».

© RIPRODUZIONE RISERVATA