Per il fumo battaglia lunga e difficile

«Non c’è niente di più facile che smettere di fumare. Io l’ho fatto migliaia di volte», ci ricorda Mark Twain accanito fumatore come tanti al mondo d’oggi. Chissà se, come il noto scrittore americano, qualche insegnante o qualche studente comincerà a provare a smettere di fumare dopo l’entrata in vigore della legge che dispone il divieto di fumo anche negli spazi aperti delle scuole. Di spazi aperti le scuole ne hanno a iosa. Siamo di fronte a un ripensamento culturale circa la tolleranza al più classico dei vizi. Per decenni è stato permesso di fumare negli ambienti scolastici senza che nessuno sollevasse obiezioni (il mio prof di Filosofia fumava beatamente in classe), almeno fino alla fine del 1975 quando venne promulgata la legge n°584 con relativo divieto di fumo nel locali pubblici e quindi anche nelle scuole. Quella legge, comunque, lasciava una chance ai fumatori incalliti. Gli spazi aperti, come i cortili, rappresentavano e rappresentano un’ottima occasione da rubare alle ferree regole antifumo. Ancora oggi docenti, personale scolastico e ragazzi si accalcano in questi spazi, dando libero sfogo alle passioni di intenditori del «buon tabacco». Ma ora le cose sono cambiate radicalmente. A fine luglio mentre insegnanti e studenti si beavano al mare o in montagna a fumare all’aria aperta tra lo iodio salino e l’aria pura delle alture, il Consiglio dei Ministri ha approvato un inasprimento del divieto di fumo negli ambienti scolastici. Non ci sono più spazi aperti che tengano. Nelle scuole è vietato fumare in ogni spazio, chiuso o aperto che sia non fa più differenza. Non si fuma e basta! Sarà una lunga e dura battaglia per noi presidi far rispettare questo nuovo giro di vite che, in caso di violazione, vede anche una forte ammenda pecuniaria variabile da un minimo di 100 a un massimo di 6000 euro per i recidivi, non sempre ben disposti a sopportare il peso delle norme. Il problema è come far passare un messaggio che, sia pur presentato con variabili punitive, è e rimane soprattutto educativo. L’appello lanciato dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin va proprio in questa direzione. Si sa che il fumo è causa di gravi conseguenze sulla salute e visto che la scuola educa al rispetto di se stessi e degli altri, di fronte al dilagare di cattive abitudini tra cui quella di fumare nonostante le conoscenze acquisite in termini di tutela della salute, ecco che si rende necessario rivedere il rapporto con se stessi che deve essere alimentato dalla conoscenza della propria unicità. Siamo di fronte a un cambiamento culturale di notevoli proporzioni che richiede il massimo coinvolgimento. Un valore che passa dal «Conosci te stesso» di filosofica memoria (a Talete la paternità del pensiero), per finire nella speranza più terra terra di saper riconoscere i propri limiti. Comprimere gli eccessi dovrebbe essere il primo passo su cui fondare il proprio cammino. Fumo, alcol e droga, sono i mali endemici di oggi tanto diffusi tra giovani e adulti. Ricercare sempre gli effetti delle emozioni forti, sfidare la sorte non sempre benigna, affrontare i rischi con incoscienza sono tutti atteggiamenti che richiedono una decisa forma mentis fondata su una decisa autoconoscenza. Ora è richiesto ai tanti docenti, “schiavi” delle proprie cattive abitudini di non dedicare più l’intervallo tra una lezione e l’altra alla “benefica” sigaretta, di rivedere certi comportamenti ritenuti lesivi per la tutela della salute per trasformarli in segnali di cambiamento da trasmettere alle giovani generazioni. Si tenga presente che i più esposti agli effetti negativi generati da facili emulazioni sono proprio i ragazzi. Certe discutibili abitudini sono dovute più a un conformismo comportamentale di gruppo che a una deliberata conoscenza della propria diversità. La nuova legge contro il fumo interviene pesantemente a tentare di modificare certi comportamenti. Agli insegnanti, agli operatori scolastici, ma anche ai genitori a casa, è richiesto di condividere il messaggio educativo presente in questa norma, di offrire un modello comportamentale profondamente diverso in riferimento al fumo, di affidarsi a più corretti stili di vita, di contribuire, col proprio pensiero, a rafforzare l’aspetto educativo della legge più delle variabili coercitive che pur ci sono. Del resto tutelare la salute di tutti e di ciascuno è un principio che afferisce al riconoscimento di un altro principio che si muove nell’ottica di riconoscere come cattiva abitudine il ricorrere al tabacco come mezzo e strumento inserito nel modus vivendi della persona. Ecco perché si punta a dare un diverso valore a questo particolare divieto che va comunque oltre il concetto di inasprimento e di punizione. Si vuole puntare a una condivisione educativa ragion per cui ciò che può apparire un divieto è in realtà una conquista civica e questo in virtù del fatto che la modifica di certi lesivi comportamenti, se da una parte contribuisce a indebolire le cattive abitudini, dall’altra contribuisce a rafforzare un diverso metro di valutazione della propria condotta di vita. E’ quindi una visione culturale che si impone all’attenzione di chi vede nel fumo «assaporato» all’aperto un’occasione di rispetto delle proprie esigenze senza capire l’importanza del rispetto come valore assoluto. Lo scontro tra la legge e le consolidate ataviche abitudini sarà inevitabile. Anzi. Prevedo già l’attivismo di chi si affannerà nella ricerca delle contromisure. Se gli spazi aperti saranno off limits, si cercherà negli antri interni, che ogni scuola che si rispetti offre, la riposta a soddisfare la sete «fumesca». Non solo. I bagni che già tradizionalmente sono visti come antri ottimali al libero fumo, diventeranno ancor di più luoghi di pellegrinaggio e di tutela della riservatezza. Del resto chi non ha mai fumato una sigaretta in bagno a scuola? Ma da buon preside ho in mente le contromisure ufficiali da contrapporre alle contromisure del popolo dei bagni: i rilevatori di fumo da collocare nei bagni in grado di individuare mediante la traccia del telefonino la presenza e l’identità del fumatore. Fantascienza? Chissà. La battaglia si preannuncia lunga, dura e dagli esiti incerti.

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