Per chi suona la campana

I tagli e i risparmi che il governo si appresta a fare sulla pubblica amministrazione potrebbero avere conseguenze devastanti per il Lodigiano. È prospettata la soppressione della Provincia di Lodi e la sua unificazione a quella di Cremona. È ipotizzata la chiusura della prefettura e la sua aggregazione a una realtà vicina. Non è esclusa la cancellazione della questura di Lodi e il suo declassamento a vice questura. Non sappiamo quale sarà la sorte degli uffici perifici dello Stato che sono stati aperti in questi anni a seguito della costituzione della Provincia di Lodi: probabilmente chiuderanno i battenti uno dopo l’altro (se ne andranno tutti, ma state certi che rimarrano qui l’ufficio delle entrate e quello dell’Esatri). E, come se non bastasse, per far risparmiare lo Stato si prospetta la chiusura dei tribunali delle piccole città. Se venisse coinvolta anche Lodi, sarebbe la ciliegina sulla torta.Siamo a una svolta nefasta per il futuro del Lodigiano. La lunga strada percorsa per raggiungere l’autonomia della nostra terra, costruita a piccoli passi a partire dal 1965 e strappata a suon di delibere dai sessanta Comuni che mai cessarono di interloquire con la provincia di Milano e con la Regione Lombardia, rischia di essere rottamata con un colpo di spugna.Le prospettive sono drammatiche perché la temuta perdita dell’autonomia amministrativa cade in un momento di crisi economica gravissima. Diecimila persone nel nostro territorio sono senza lavoro. Le aziende picciole e grandi attraversano un momento che mai hanno vissuto in passato. I problemi sociali stanno esplodendo anche nei paesi più piccoli, con conseguenze che si ripercuotono soprattutto sui più deboli (e siamo solo all’inizio).E questo... nel silenzio assordante delle istituzioni. Dove sono finiti i programmi destinati a cambiare volto a questa terra? Che fine hanno fatto i grandi sogni che avrebbero dovuto dare una svolta al Lodigiano? Con quali disegni, con quali prospettive, con quali slanci si intende affrontare la crisi gravissima che si è abbattuta anche sul nostro territorio?Tutto tace.Eppure non è questo il tempo di giocare di difesa. L’errore più grande è quello di rinchiudersi nei municipi, di rinserrarsi nelle stanze dei bottoni per pensare solo alle buche dei marciapiedi, di chinare la testa e piegare la schiena in attesa che passi la tempesta.Ci stanno togliendo l’autonomia del Lodigiano nell’inconcepibile silenzio di tutti i nostri partiti politici (ma ci sono ancora?). Si organizzano convegni sul sesso degli angeli e si preparano festicciole di partito ignorando la grande tempesta che sta per scatenarsi sulle nostre teste. Ma dov’è finito il Lodigiano? Dove sono finiti i suoi uomini?Dov’è finita la pattuglia variopinta che siede in Regione Lombardia, talvolta su autorevolissimi scranni, nella quale tanti di noi avevano riposto grandi speranze, per una svolta qualificata?Rischiamo la rottamazione del Lodigiano e nessuno fa niente.E allora? Dobbiamo tacere e aspettare?Diciamo subito che questa nostra terra ha la sua storia, la sua identità, le sue radici. Ha settanta muncipi e cento campanili. Ha una peculiarità che nessuna altra terra del mondo possiede, e per questo noi siamo differenti da altri, e questo nessuno ce lo potrà cancellare.Ci sopprimano pure la provincia, ci tolgano il prefetto e il questore. Ci chiudano gli uffici dello Stato e quant’altro. Ma non potranno cancellare la nostra peculiarità e il significato della nostra lodigianità, perché quello è dentro nel nostro Dna.È da questa identità, anche con strumenti logori, che torneremo a costruirci il futuro. È ora e tempo che gli uomini e le donne di buona volontà riprendano a lavorare insieme. Chi è nato qui, chi ha scelto i nostri paesi e le nostre città come luogo ideale nel quale vivere e abitare, non si tiri indietro.Posiamo contare su imprenditori tutti d’un pezzo che hanno portato in giro per il mondo il nome di Lodi e della nostra terra. Abbiamo fior di scienziati richiesti dalle più grandi università d’Asia e d’America che però quando tornano a casa tornano a Lodi. Ci sono giovani che ricoprono posti di responsabilità in tutta Europa che ogni giorno attraverso Internet si collegano al “Cittadino” per sapere come stanno vivendo i paesi che sono stati costretti a lasciare, quei paesi che portano nel cuore. Abbiamo una squadra di sindaci che trascorrono buona parte del loro tempo libero nei municipi al servizio della gente, e quanti lavorano nel volontariato sono talmente tanti da poter mettere insieme un esercito. Ripartiamo da qui. È di questi “cervelli”, di queste braccia che abbiamo bisogno. Delle idee di tutti, perché dobbiamo essere padroni del nostro presente e saper guardare lontano. E allora oggi è più che mai necessario riprendere a lavorare insieme agli Stati Generali del Lodigiano, tornare a macinare idee di grande respiro, perché è con tante teste che pensano insieme che si cambia il mondo. Questo non è il tempo di rimanere alla finestra. L’abbiamo già detto e torniamo a scriverlo: è tempo di alzarci in piedi, senza paura. E non mandiamo a chiedere per chi suona la campana. Suona per il Lodigiano, suona per tutti noi.

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