Parti sociali interessate, la cosa da fare

È fuor di ogni dubbio che nel nostro Paese esiste la necessità, sempre più impellente, di razionalizzare le funzioni amministrative esercitate da Regioni, Province e Comuni, anche partendo dai Ministeri, per cercare di eliminare sovrapposizioni, duplicazioni e per attribuirle correttamente all’Ente pubblico considerato più idoneo. La CGIL ha sempre sostenuto un assetto statale decentrato, ripartendo “obbligatoriamente” dalla necessaria ridefinizione delle funzioni, in cui però i vari centri non risultino scollegati fra loro, ma siano inclusi in un sistema dove, una volta stabiliti i principi universali inderogabili, siano favorite le Autonomie locali, perchè più prossime agli interessi dei cittadini ed alla loro diretta partecipazione alla “cosa pubblica”.Insomma, una riforma organica delle Autonomie locali con al centro il cittadino ed i territorio; per questo la CGIL insiste per l’approvazione di una “Carta delle Autonomie”.Nell’ultimo anno, invece, il Parlamento ha assunto numerosi provvedimenti ispirati particolarmente al “far cassa” e a dare una risposta superficiale a quella parte di cittadinanza che fa dell’antipolitica la propria bandiera, soprattutto di fronte alle difficoltà delle Istituzioni locali a dare risposte adeguate alle emergenze sociali ed economiche. Questo smantellamento è caratterizzato dalla totale assenza di un disegno organico perché i tagli ai trasferimenti alle Province, nonché il rispetto dei vincoli posti dal Patto di Stabilità interno e dai tetti di spesa sul personale, hanno già indebolito questi Enti.Se poi a tutto ciò si aggiunge la cosiddetta “Spending review”, una manovra di tagli che si pone l’obiettivo di riorganizzare le Istituzioni provinciali riducendone gli Enti, le funzioni, nonché le risorse economiche,risulta chiaro che a risentirne sia soprattutto il mantenimento dei servizi essenziali e le condizioni del personale dipendente a cui, in molti casi, è stata ridotta anche una quota di salario accessorio oltre a rischiare di essere vittima di processi di mobilità inaccettabili. Per la CGIL, le Province devono restare enti di Governo a cui devono essere attribuite esclusivamente funzioni di area vasta e coordinamento e devono poter godere della necessaria autonomia finanziaria.Per tali ragioni la CGIL si oppone a questa legge che taglia i servizi ai cittadini ed i diritti a chi lavora e, contro questa manovra, dichiara per il 28 settembre uno sciopero di tutti i lavoratori dei settori pubblici.Il riordino delle Province esclude per Lodi l’accorpamento con Milano e lascia le uniche possibilità con Pavia o Cremona o con entrambi, nel caso di maxi-provincia.Pavia è già una provincia che rientra nei parametri previsti; per noi sarebbe una sorta di “annessione”, accorpamento che però potrebbe anche prevedere necessarie funzioni logistiche decentrate.Cremona, come Lodi, non rientra nei parametri di legge e quindi la discussione sulle future funzioni potrebbe/dovrebbe partire in qualche modo “ alla pari”.Anche nel caso della maxi-provincia (PV-LO-CR-MN) le funzioni andrebbero necessariamente decentrate.Come si può evincere, in qualsiasi assetto istituzionale futuro, ciò che conta saranno le funzioni che resteranno in capo al Lodigiano e i relativi servizi per i cittadini del nostro territorio.Il punto politico allora diventa quello quello di mettersi immediatamente all’opera per analizzare la nostra situazione esistente e, senza l’illusione di salvaguardare l’improponibile, delineare ciò che per noi resta e resterà essenziale, quindi ad esempio indicare le funzioni prevalenti, dove possono stare “le teste” e le articolazioni relative, non disperdere le funzioni sul territorio senza guerra di competenze o costi aggiuntivi, prevedere l’articolazione delle sedi, degli assessorati, ecc.Quale il punto sindacale?Inevitabilmente e di conseguenza a noi sta a cuore e preoccupa seriamente la situazione di chi lavora e la garanzia del mantenimento dei servizi ai cittadini più che i problemi della rappresentanza politica.Stiamo parlando, infatti, dei circa 200 lavoratori dipendenti dell’attuale Provincia ma anche dei circa 600 lavoratori degli Uffici periferici delle funzioni centrali (DPL, Motorizzazione Civile, Questura, Prefettura, Ufficio Scolastico, Tribunale, Inail, Inps, Aci, Vigili del Fuoco, Agenzia delle Entrate, ecc.), per non parlare delle conseguenze possibili per il lavoratori della Scuola (circa 3600), della Sanità (circa 2700), degli Enti locali (circa 1500).La Spending Review, che prevede una riduzione lineare del 10% dei dipendenti pubblici e del 20% dei dirigenti, aggiunta al riordino delle Province, rischia di innescare processi di mobilità “interni” e “esterni” incontrollabili ed inaccettabili. Per questo è urgente istituire e mettere al lavoro un tavolo con tutte le parti sociali interessate, iniziando dal fotografare l’esistente e preparandoci ad una gestione oculata e possibilmente indolore di queste due “tagliole” che rischiano di cadere con conseguenze drammatiche, poi dichiarate “conseguenze oggettive”.Con lo sciopero vorremmo impedire la negatività complessiva delle decisioni ma contemporaneamente proponiamo di attrezzarci per evitare scelte unilaterali e costruire invece confronti costanti e concreti su ogni processo che coinvolga la gente che lavora, i servizi conseguenti ai lodigiani, a partire da quelli “macro” fino alle situazioni più particolari e puntuali.

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