Orgoglio e talenti femminili

Gli uomini del passato hanno sempre parlato male della donna. A sentir Esiodo, per esempio, pare che Dante, innamorato pazzo di Beatrice, avesse in realtà un dente avvelenato contro le donne in quanto le considerava portatrici di tutti i mali degli uomini. La colpa? In origine fu di Pandora, una bellissima donna, che disobbedendo a Giove (la solita donna curiosa), decise di aprire il vaso che aveva ricevuto in dono per le sue nozze. Da quel vaso uscirono tutti i mali dell’umanità. Una certa ambiguità, invece, possiamo riscontrare in Pitagora. Ai suoi discepoli non si stancava mai di ripetere: «Il Bene creò l’ordine, la luce e l’uomo. Il Male creò il caos, le tenebre e la donna» (e te pareva), ma nello stesso tempo per primo ospitò nella sua scuola le donne a condizione che facessero voto di castità e si astenessero, come i maschi, dal bere vino e dal mangiare carne, uova e fave. Fu una rivoluzione per quell’epoca. Non va dimenticato che stiamo parlando di un periodo in cui le donne, per legge, erano escluse persino dalle gare olimpiche. Ovviamente non tutte le donne accettavano di buon grado l’insopportabile legge. La storia ci ha consegnato esempi di donne che si sono ribellate o che comunque hanno messo in piedi certe iniziative pur di indurre gli uomini a riflettere sulle diseguaglianze sociali. Si sa, ad esempio, che una certa Ferenika di Rodi pur di aggirare la legge tanto discussa, si travestì da uomo, facendosi passare per allenatore di suo figlio impegnato in una gara di pugilato. Scoperta rischiò di andare a morte, ma per fortuna fu perdonata. Da questo episodio fu presa la decisione che atleti e allenatori dovevano presentarsi allo stadio nudi. Curioso è invece l’atteggiamento che Ipponatte di Efeso, poeta arguto e irriverente (un po’ come il nostro Trilussa), ebbe verso le donne. Alla base delle sue convinzioni c’era il comune comportamento ostile delle donne nei suoi confronti. Il che era strano visto che i poeti godevano dell’appoggio persino dei potenti. Ma per lui la faccenda era diversa. In quanto a fisico, infatti, non era di sicuro l’Alain Delon della poesia greca dell’epoca. Era rachitico, burbero e di brutto aspetto tanto che nessuna donna si faceva mai avvicinare. Mai un saluto, un dolce sguardo, men che meno mai ricevette da qualche donna una morbida carezza. La sua mordacità non tardò a farsi sentire e a vendicarsi così delle insensibili donne. Spesso amava ripetere che: «le donne danno all’uomo due giorni di felicità: quello in cui lo sposa e quello in cui lo lascia vedovo». Per fortuna a quei tempi si parlava molto, nei salotti bene, di Saffo di Lesbo, poetessa per antonomasia, come Omero lo era per i poeti. Pare che fosse talmente bella da meritare persino un’attenzione particolare di Platone che di lei disse: «Dicono che ci sono nove Muse. Hanno dimenticato la decima: Saffo di Lesbo». Non c’è che dire. Un bel complimento. Detto da Platone poi assumeva un’importanza notevole. Di parere decisamente discutibile appare, invece, la decisione di Solone protettore dei singles (il San Faustino di oggi) dal momento che si rifiutò di legiferare contro questi ultimi così come aveva, invece, fatto per i seduttori. Dei singles, infatti, diceva: «Perché multarli. Tutto sommato una moglie è pur sempre una bella scocciatura». Un posticino in questa mia carrellata di donne dell’antica Grecia merita Ipparchia, la prima filosofa donna che ai telai e ai mestieri di casa, preferì seguire i cinici, sposando il filosofo Cratete (brutto come il debito). E’ come dire che alla vita comoda preferì la vita da punkabbestia. Un bel coraggio per quell’epoca. E oggi come gira la luna a proposito di donne. Molto meglio che in passato fatto salvo quando sono alla guida di un’auto. Meglio stare alla larga. Giusto per non eccedere in prudenza. Non si sa mai. La storia ci tramanda esempi di donne splendidamente impegnate nei diversi settori della società. Abbiamo avuto donne che si sono occupate di pedagogia come Carolina Agazzi e Maria Montessori; donne che hanno dedicato la vita alla scienza come Rita Levi Montalcini, l’astrofisica Margherita Hack o la dedicano tuttora come la scienziata Fabiola Gianotti; donne affermate nella letteratura come la nostra Ada Negri o come la grande Dacia Maraini o Elsa Morante. Una citazione particolare merita una donna straordinaria, piccola nel fisico, ma grande nella testimonianza di povera tra i poveri e gli ammalati: Madre Teresa di Calcutta. Gli ultimi erano i suoi figli. In Europa come in casa nostra la presenza femminile va assumendo sempre più un ruolo qualificante nei diversi ambiti sociali, culturali, politici e manageriali. In politica poi, quasi a riscattare il ritardo tutto nostro nell’aver riconosciuto solo verso la metà del secolo scorso (1945) il diritto di voto alle donne, si allargano finalmente gli spazi per le donne con incarichi di prestigio anche se, a mio avviso, sarebbe ora di pensare a una donna come presidente della Repubblica. Per quanto riguarda la scuola già da diversi anni il Ministero dell’Istruzione viene affidato alle donne. Al palazzo della Minerva oggi siede una donna: Stefania Giannini. Sono pochi ma significativi esempi tesi a sottolineare l’importanza della donne che si affermano come protagoniste nella società e che vanno oltre le responsabilità famigliari. Esempi molto lontani dalla pubblicità sessista che continua a sottolineare le qualità del corpo preferendole a quelle della mente messe impietosamente in secondo piano. Certo c’è ancora molta strada da fare se si vuole dare significato al qualificato impegno quotidiano delle donne sul lavoro come in famiglia. E la scuola? La scuola è donna Oggi possiamo dire che il corpo docente (ma anche il ruolo dirigenziale viene sempre più ricoperto da donne) è in prevalenza femminile soprattutto nella scuola primaria e in quella secondaria di primo grado. Su quest’ultimo aspetto, come efficacia pedagogica, nutro qualche riserva. Ai ragazzi non dovrebbero mancare esempi di testimonianze pedagogiche e didattiche di entrambi i sessi in virtù di quella collaborazione tra uomini e donne che in un consiglio di classe non dovrebbe mai mancare.

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