Onestà, gol fantasma e polemiche

Sono trascorsi alcuni giorni ma è come se fosse avvenuto ieri. Quel gol dentro la porta di mezzo metro in Milan-Juventus, la polemica sugli arbitri, la gazzarra in campo a fine partita e negli spogliatoi tra dirigenti già a fine primo tempo: tutti elementi che ci fanno dire che il nostro pallone non ha più da tempo gli anticorpi giusti per poter godersi un sano spettacolo sportivo. Tutto viene puntualmente offuscato dai veleni, dai sospetti di complottismo, dai comportamenti sopra le righe di tecnici e dirigenti ancor prima che dei calciatori.Questo è il nostro mondo del pallone, questa è la morale che gli addetti ai lavori fanno ai tifosi salvo poi indignarsi quando sugli spalti accade qualcosa di irreparabile. Ma se chi è dall’altra parte non si controlla, poi è quasi matematico che arrivino le reazioni degli sconsiderati ultrà. Certo, poi tutto è perfettibile: è logico che si invochi la tecnologia dove ci sono ancora errori pazzeschi come quello sul gol di Muntari, poi amplificato da diecimila moviole e altrettanti commenti, spesso enunciati da pseudotifosi camuffati da giornalisti. Se davvero Fifa e Uefa fanno orecchie da mercante sui mezzi elettronici, almeno dotino la Serie A dei giudici di linea già sperimentati con successo nelle partite di Champions League.L’aspetto però più sconcertante dell’intera vicenda non è quello legato all’errore o alla prova tv che ha smascherato Mexes (a proposito: perché solo lui?) che è umano e quindi sempre replicabile. Sono certe dichiarazioni, come quelle di Buffon, che sicuramente con franchezza, ma anche con una baldanza fuori luogo, ha ammesso che non avrebbe mai aiutato l’arbitro nel segnalare un’eventuale rete avversaria. Chiaro che non ci si deve stracciare le vesti, altrimenti si farebbe la figura degli ipocriti in un mondo di furbi, ma qui ci sono parole pesanti, pronunciate da un uomo simbolo del nostro calcio, un campione del mondo che è ancora il capitano della Nazionale azzurra. La polemica è decollata e sembra non fermarsi più, ma occorre sgombrare il campo su un punto fondamentale: qui non è in discussione la sincerità dell’uomo, che può sembrare l’aspetto accettabile, ma il messaggio che passa e che colpisce soprattutto i giovani, è che un’icona del pallone è pronto a tutto pur di favorire la propria parte, anche a negare quello che è sotto gli occhi di tutti. Così il calcio diventa una polpetta avvelenata che droga tutto l’ambiente causando danni irreparabili non solo sul fronte della credibilità, ma nelle coscienze dei singoli. Mentre il governo Monti sta facendo uno sforzo sovrumano per cambiare la mentalità degli italiani, dalle piccole (leggi scontrini fiscali) alle grandi cose (evasione fiscale), con le parole di Buffon si ritorna all’“Italia dei furbi”, stile “simpatica canaglia” che spera di farla franca. E spiace che il ct Prandelli, che giustamente aveva punito per atti violenti Balotelli, escludendolo dalle convocazioni, non spenda neppure una parola per stigmatizzare il comportamento del capitano azzurro. Se esiste, un codice etico non può essere tirato in ballo solo quando conviene.

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