Oltre il patto di stabilità. Finalmente

Da sempre l’annuale raduno della Lega Nord a Pontida, racchiude molti significati e rappresenta la giusta occasione per condividere con gli elettori quanto è stato fatto e quanto bisogna ancora fare nelle scelte di politica economica e sociale del Paese.Quest’anno l’importanza del momento è stata ancora maggiore sia in relazione alla politica nazionale (fondamentale la riduzione della pressione fiscale) che, l’aspetto che più mi tocca, per il fortissimo messaggio che è stato lanciato dal Ministro Umberto Bossi a favore degli enti locali più virtuosi, tra i quali spicca anche la Provincia di Lodi.Il raduno, ha un significato che va ben oltre ai tradizionali raduni di partito, in primo luogo perchè la Lega Nord non è un partito tradizionale, ma incarna la reale condivisione di valori e tradizioni di comunità e popoli.Non sono state chieste “poltrone” o espresse in altre formule politichesi istanze di “cadreghe”ma in maniera molto chiara e netta si sono reclamate riforme nell’interesse di tutta la popolazione.Ho completamente condiviso il discorso del Ministro Bossi: un discorso semplice e diretto, ma soprattutto un discorso che perfettamente incarna le esigenze di questo Paese, le esigenze di tutti i lavoratori, le esigenze della gente comune.Su quel prato c’erano decine di migliaia di lavoratori, pensionati, giovani, gente comune, persone che quotidianamente si chiedono come arrivare alla fine del mese. La congiuntura internazionale in ambito economico e sociale, delineata da una forte recessione e da una crisi politica in Paesi con regimi dittatoriali, hanno certamente cambiato gli scenari di partenza ed hanno obbligato a scelte non preventivate all’inizio della legislatura. Grazie alle nostre politiche, il sistema ha dato le risposte che ci aspettavamo, contenendo effetti negativi che avrebbero potuto essere di portata ben più ampia. In questi ultimi anni, gran parte della spesa pubblica è stata rivolta ad ammortizzatori che hanno impedito che la crisi creasse gravi tensioni sociali. Grande merito per questo anche al Ministro Tremonti. A Pontida, però, la Lega Nord è andata oltre. Non è più tempo di tergiversare, adesso, si chiede il ritorno ad una rinnovata politica d’intervento. Si chiede di voltare pagina e proseguire nelle riforme e nei programmi di ristrutturazione di un apparato amministrativo che non è più in grado di dare risposte rapide ed efficaci ai bisogni dei cittadini. Sono molti e chiari i punti richiesti al Governo, chiari, quanto la condivisione e l’approvazione dimostrata dai nostri elettori: dall’approvazione della legge sulla riforma fiscale che diminuisca la pressione fiscale, l’abolizione delle ganasce fiscali e delle norme vessatorie nei confronti di cittadini e contribuenti onesti, tra l’altro, una norma ad hoc era già stata inserita nel Decreto Sviluppo ma mai approvata. Importanti anche le precise richieste di interventi a favore della nostra agricoltura e dei nostri agricoltori, per difendere un settore strategico quale appunto la produzione alimentare. La riforma Costituzionale, con il dimezzamento del numero dei parlamentari e la costituzione di un Senato federale, alla riduzione dei contingenti militari impegnati all’estero e l’interruzione del nostro intervento militare, costoso ed inopportuno, che ha generato casi di un’incontrollata immigrazione clandestina o di profughi provenienti da Paesi in guerra. Ancora, una maggiore autonomia regionale con la semplice attuazione dell’art. 117 Cost, senza inventarsi nulla. Lo spostamento di alcuni Ministeri al nord, per avvicinare la politica a quella parte del Paese che ha urgente bisogno di risposte concrete. Come detto, la riforma del patto di stabilità, inizialmente pensata per il controllo dell’indebitamento degli Enti territoriali ma che vincola enormemente Enti virtuosi, che hanno i soldi ma che non li possono spendere con mani legate sui servizi che potrebbero erogare. Un taglio dei costi della politica. Approvazione della procedura che definisce i costi standard da applicarsi alle amministrazioni dello Stato, dove la nostra Provincia si sta già muovendo adempiendo alla normativa dei Decreti attuativi finora approvati. Nuovi investimenti per il trasporto pubblico locale. L’approvazione definitiva del codice delle autonomie.Tutte istanze sentite dalla gente e per la cui approvazione non bisogna inventarsi nulla, basta la volontà.Mi permetto di insistere sulla riforma del patto di stabilità: quest’anno come Provincia di Lodi, nell’ambito dell’approvazione del bilancio abbiamo previsto fondi per poter sopperire agli interessi bancari affinchè istituti di credito possano anticipare per la Provincia ai nostri imprenditori, artigiani e agricoltori, somme loro spettanti, soldi che come Provincia abbiamo già nelle nostre cassa ma che non possiamo erogare per rispettare il patto di stabilità. Pagando gran parte degli interessi garantiamo con minimo sacrificio pagamenti per oltre 10 milioni di euro in questo territorio. Siamo il primo ente locale ad avere trovato una soluzione del genere che, appunto, garantisce le esigenze delle nostre imprese.Sia chiaro, il patto di stabilità non è una invenzione italiana, non l’ha inventato il governo Berlusconi ma il primo ad applicarlo fu il Governo Prodi, e comunque il risultato di scelte europee dove molto spesso prevalgono rigidi calcoli burocratici e poco le esigenze delle persone.Però è assurdo, è assurdo che un Ente locale abbia fondi propri e non li possa spendere ed anzi mettercene di ulteriori per creare un meccanismo che permetta i pagamenti.Per questo quando il Ministro Bossi ha parlato di modificare il patto di stabilità, letteralmente, “per pagare le nostre imprese” ho avuto la conferma ancora una volta di trovarmi in un luogo dove si parlava di problemi concreti e reali, di problemi quotidiani e non certamente di astratte elucubrazioni politiche che molto spesso la politica “romana” (fatta di intrighi, divisioni e lotte intestine) regala, contribuendo a creare nella popolazione sfiducia nella gestione della cosa pubblica.Da quel prato, sotto il sole, in mezzo a decine di migliaia di persone si respirava certamente rabbia ma mai rassegnazione, sempre una gran voglia di rimboccarsi le maniche e guardare al futuro. Ma con la dignità che il Ministro Bossi ha espresso benissimo, che è il tempo di dare riposte concrete, non certo dell’attesa o del tirare a campare.

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