Ogni giorno sulle porte dei sindaci...

C’è un obiettivo che dobbiamo porci in questa fase di estrema difficoltà, che sta pervadendo il sistema economico, sociale e politico: si chiama Italia. Non è il momento delle soluzioni estemporanee, le ricette magiche o miracolose vanno bene solo nelle favole; questa è vita reale, servono nuove prospettive di sistema per contrastare una crisi di cui ancora non si intravede la fine.Il Paese deve ritrovare la fiducia in se stesso: è un passaggio obbligato, per recuperare la tenacia e la determinazione necessarie a reagire nel modo migliore e ridare un nuovo e ancor più solido volto a un’intera nazione.I cittadini vivono questa crisi generalizzata con disagio e disorientamento, e si sentono sempre più lontani dalle istituzioni; ora più che mai la Politica deve dare risposte convincenti e concrete. L’alternativa è il trionfo del populismo, degli estremismi, l’astensionismo dilagante, l’aggravarsi della crisi che sta investendo la rappresentanza.E’ possibile un nuovo scenario, in cui a prevalere siano stabilità e solidità, equilibrio e responsabilità: la risposta concreta e veramente innovatrice che la Politica può interpretare è quella di realizzare un patto tra le forze progressiste e moderate.L’esigenza di governare in modo serio e stabile deve trovare un assetto di lungo periodo, che non sia dettato da calcoli elettorali o basato sulle alleanze del momento.A San Giuliano abbiamo inaugurato nel 2011 un percorso che ha visto progressisti e moderati unirsi nell’ottica del rinnovamento, alla guida di una città schiacciata dai debiti e dalla cattiva politica: ci siamo confrontati sul programma, non in base a sigle di partito.Abbiamo trovato punti di accordo con i nostri alleati su che cosa fare per i nostri cittadini, senza dividerci in base a vecchie liturgie della politica.Può funzionare questo nuovo assetto? A San Giuliano Milanese l’alleanza funziona; le basi di partenza erano le stesse dell’Italia di oggi.Di fatto siamo stati nel nostro piccolo i precursori di un metodo, instaurando uno scenario politico che si propone da “laboratorio” per tutto il Paese; la possibilità di ripeterlo e trasferirlo a differenti livelli rappresenta una opportunità.E’ una scelta di fondo, in grado di assicurare una nuova prospettiva politica e di aprire una stagione del tutto nuova; per farlo serve un partito capace di assumersi la responsabilità di decidere. Oneri e onori, guidare un nuovo modello, ed esserne protagonista: il Partito Democratico ha le caratteristiche tali per farsi interprete di questo percorso. Un partito di Governo, europeista e progressista; la forza del Partito Democratico, di cui faccio orgogliosamente parte, sta nelle idee, nelle proposte e nel modo di tradurle in scelte e decisioni.È il PD la sede, lo spazio politico in cui si attivano diverse sensibilità che insieme lo arricchiscono e rendono forte. Ma la sintesi è fondamentale: ecco perchè la stabilità deve essere un principio oltre che un metodo, anche al nostro interno. Non bisogna cadere nella facile tentazione di far prevalere i personalismi, la voglia di emergere con i distinguo quotidiani: da semplice militante questa è l’esortazione che mi sentirei di fare ai dirigenti nazionali e non del PD.Qual è il punto: avere visibilità sui giornali, oppure mettere in campo energie e progettualità per dare una nuova prospettiva al Paese? Sono sempre stato convinto che stare al proprio posto non è sintomo di debolezza; al contrario, è indice di maturità e serietà: se la regola è urlare più forte per farsi notare, la strada è breve e non porta da nessuna parte. L’obiettivo non è emergere, ma mostrare il PD credibile agli occhi dei cittadini; non lo si fa dividendosi né distinguendosi.L’approccio al tema delle Unioni Civili è un esempio da cui trarre insegnamento: è un errore trasformare una questione strettamente legata alla vita privata delle persone in una discriminante. Anzichè dare spazio a dannosi motivi di divisione, sulle alleanze per salvare il Paese bisogna mettere in campo energie su ciò che unisce.C’è l’opportunità di dare al Partito Democratico un ruolo da protagonista nel costruire un percorso in cui progressisti e moderati sappiano confrontarsi sui temi che riguardano la vita quotidiana dei cittadini, riuscendo a tradurre le istanze della società in provvedimenti concreti.Il sostegno del PD al Governo Monti nasce dalla improrogabile necessità di trovare soluzioni a una grave situazione di emergenza, colpevolmente trascurata dal precedente esecutivo guidato da Berlusconi. Se oggi vengono attuate misure che comportano grandi sacrifici e fatiche, è per tentare di rimediare alle gravi lacune di una classe dirigente che non ha saputo governare il Paese e non ha attuato le necessarie Riforme strutturali, e anche a San Giuliano l’esempio si traduce in realtà.L’appoggio all’attuale governo non avviene a occhi chiusi: la salvaguardia dell’equità sociale, la difesa dei diritti e la tutela dei più deboli sono punti fermi da perseguire.La gravità dell’attuale crisi impone un ripensamento del modello di crescita e sviluppo finora praticato; deve essere chiaro che l’alternativa è il rischio serio di default, come nel caso della Grecia.La “Spending Review” non è un’azione sufficiente per riequilibrare le casse di uno Stato spendaccione: la Spesa Pubblica centrale impatta per il 55% su quella generale. E’ un dato che deve far riflettere, e soprattutto agire: vanno rivisti anche gli equilibri tra gli enti locali e quelli centrali, dato che c’è una situazione che gioca pesantemente a sfavore dei primi (vedi il caso dell’Imu).Con risorse limitate, si pone il problema del mantenimento dei servizi; l’esigenza di una ristrutturazione complessiva è strettamente connesso a nuove formule di compartecipazione tra pubblico e privato. Può forse il settore pubblico continuare a garantire quello che ha sempre fatto, con efficienza e senza “errore” (eufemismo che sottindende clientelismo e indebitamento)? No. La risposta è no. Questo Patto di Stabilità penalizza i Comuni, e di conseguenza i cittadini; ecco perchè va cambiato, onde evitare di recare ulteriori ripercussioni a danno dei contribuenti.L’eliminazione delle province non è in realtà il vero problema, dato che l’ottimizzazione delle risorse può essere perseguita rivedendo le competenze degli enti: i comuni ne hanno poche e si trovano le mani legate in troppe situazioni. Al contrario, le regioni possono decidere e intervenire in un numero elevato di settori, ma non sempre i benefici sono assicurati (cfr. i milionari deficit nella Sanità).L’Italia non è certo l’unica nazione a dover affrontare criticità evidenti e di grave entità; in realtà tutti i paesi europei, seppur con sostanziali differenze, sono alle prese con tagli, sacrifici, manovre “lacrime e sangue”.La crisi in realtà pone un aspetto strutturale che va oltre quello prettamente economico: se i Paesi dell’Eurozona potessero fare affidamento su una rappresentanza politica comune, avrebbero la necessaria spinta per poter esercitare un maggior peso a livello internazionale, oltre che affrontare scelte cruciali attraverso una politica comune.In tutta l’Europa c’è una priorità ormai inderogabile: dare un Governo all’Unione pone le basi per un modello di solidità e stabilità che finora si è basato e concentrato esclusivamente sull’unione economica.La creazione degli “Stati Uniti d’Europa” è la sfida che gli Stati membri devono cogliere ed affrontare; ancora una volta, spetta alla Politica trovare risposte e soluzioni.In Europa e non solo in Italia da una parte c’è una destra populista e antieuropeista che tenta di cavalcare il malcontento, con una matrice che prescinde dai confini territoriali ed è accomunata da aspetti di fondo come l’esasperazione individualista, la deregolamentazione, gli eccessi della competitività sfrenata. Questo tipo di politica ha già dimostrato nel corso degli anni i suoi evidenti limiti, oltre alla incapacità di assicurare una crescita basata sui principi di solidarietà, eguaglianza, sviluppo consapevole.Ancora una volta, sì ancora una volta, le forze progressiste e moderate hanno la responsabilità di affrontare una decisione, che può rivelarsi cruciale: unirsi, per dare nuove prospettive. Una sinergia virtuosa, che può dare speranza alle nuove generazioni, essere una chance di crescita per un futuro più sereno.Un partito moderno, con una Cultura di Governo, sa cogliere le sfide che si presentano e trovare soluzioni adeguate: la storia, la forza e l’esperienza che il PD possiede consentono di affrontare tutto questo. Parlare alla gente, con la gente, è l’antitesi di quella politica autoreferenziale arroccata su se stessa e rinchiusa nei suoi palazzi, da non imitare. Serietà e responsabilità non sono compatibili con gli estremismi, politici e personali: è troppo facile oltre che comodo sbraitare urlando solo per farsi notare, ma senza proporre nulla di concreto.Attenzione... perchè non è più il tempo. La gente è arrabbiata con i vecchi politici? Anche.Ma attenzione, è arrabbiata perchè la politica che abbiamo conosciuto si divide quando dovrebbe stare unita, si sgretola quando dovrebbe essere solida.Ogni giorno ci sono cittadini che si rivolgono alle istituzioni per chiedere aiuto o perchè da soli non sono in grado di trovare soluzioni: da Sindaco reputo fondamentale saper ascoltare e andare incontro alle esigenze di ogni cittadino o cittadina.La classe dirigente del Partito Democratico può fare altrettanto, per guidare un Paese verso nuove frontiere e governare le sfide che ci attendono; ben vengano quindi le dichiarazioni di Bersani per un PD quale asse portante dell’alleanza tra moderati e progressisti.

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